(Rinnovabili.it) – L’inquinamento dell’aria penetra nel cervello e produce molti più danni di quanto si riteneva fino ad ora. Sono milioni le microscopiche particelle di metallo, disseminate nei tessuti cerebrali di persone vissute in ambienti con un elevato tasso di inquinamento, che sono state rinvenute e studiate da un team di scienziati della Lancaster University. Una scoperta che hanno definito senza mezzi termini “scioccante” per l’alta tossicità di questi elementi e i legami con alcune malattie neurodegenerative. La ricerca, appena pubblicata sulla rivista specializzata Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Gli scienziati hanno analizzato i tessuti cerebrali di 37 persone di età compresa fra i 3 e i 92 anni vissute a Città del Messico – dove l’inquinamento dell’aria è particolarmente alto – e a Manchester. Con un’estrazione magnetica hanno verificato la presenza di milioni di nanoparticelle di ossido di ferro per ciascun grammo di tessuto. Le molecole che si impiantano tra le cellule del cervello sono altrettante opportunità di danneggiamento del tessuto, quindi delle normali funzioni del nostro organismo.
Ma i danni potenziali sono ben più ampi. Una volta accumulate nel cervello, infatti, queste particelle non restano inerti ma sono bioreattive e aumentano la loro tossicità producendo radicali liberi. I danni che ne derivano sono una delle principali “impronte” di malattie degenerative come l’Alzheimer. Patologie che potrebbero presto aggiungersi alla lunga lista di quelle più strettamente correlate ai livelli di inquinamento dell’aria come malattie cardiache, ictus, cancro ai polmoni, bronchite, enfisema e infezioni acute. E peggiorare il quadro, già fosco, tracciato di recente dall’Ocse, che stima in 9 milioni l’anno i morti da imputare all’inquinamento atmosferico in tutto il mondo.
Autore: Rinnovabili
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