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Il terremoto in Oklahoma porterà a una moratoria sul fracking?

(Rinnovabili.it) – L’Agenzia statunitense per la protezione ambientale (EPA) ha ordinato la chiusura di alcuni dei pozzi di smaltimento di acque reflue legati alle attività di fracking. La decisione arriva dopo il recente terremoto di magnitudo 5,6 che ha scosso gran parte dell’Oklahoma ed è stato avvertito in numerosi Stati vicini. Il sisma del 3 settembre è stato il più forte mai registrato nella regione, al pari di un evento tellurico del 2011. Eventi tutt’altro che isolati, visto che negli Stati del West si registrano oggi in media 2,5 scosse al giorno superiori ai 3 gradi. Uno sciame sismico corposo che ha come causa principale proprio la fratturazione idraulica per l’estrazione di shale gas. Ma questo legame è stato a lungo contestato dalle autorità: per questo motivo la decisione dell’EPA ha particolare valore.

All’indomani del sisma l’autorità competente per petrolio e gas, l’Oklahoma Corporation Commission (OCC), aveva rilasciato un’ordinanza di chiusura per 37 pozzi in un’area di oltre 1.800 kmq attorno all’epicentro. Poi aveva passato la palla all’EPA, che ha giurisdizione su un’ulteriore zona di circa 500 kmq, dove si trovano altri 21 pozzi. Oggi è arrivato il parere positivo dell’EPA, anche se l’agenzia non ha specificato quanti siti saranno effettivamente chiusi.

Una mossa che potrebbe contribuire a smuovere la situazione legislativa, vecchia di oltre 30 anni e di fatto inadeguata rispetto alle conseguenze ambientali del fracking. Lo scorso maggio un gruppo di Ong aveva portato in tribunale l’EPA accusandola di non aver adeguatamente regolato il trattamento delle acque reflue della fratturazione idraulica. Questi fluidi, composti da acqua, sabbia e sostanze chimiche – molte delle quali tossiche – vengono prima scaricate nel sottosuolo ad altissima pressione e poi smaltite in formazioni rocciose profonde.

Dopo una lunga battaglia, la governatrice dello Stato aveva infine riconosciuto il legame tra fracking e terremoti (che negli ultimi 2 anni hanno eguagliato in numero quelli avvenuti nell’ultimo millennio). Mancava invece una presa di posizione a livello federale, che spetta all’EPA. L’Agenzia aveva affermato nel lontano 1988 che il regolamento andava modificato. Più di recente, a metà agosto, l’EPA aveva riconosciuto la possibilità di questo legame per quanto riguarda il Texas. Ma oltre a queste e altre dichiarazioni di facciata non è mai stato fatto alcun passo avanti. Un intervento a livello federale è necessario per ottenere una moratoria che rispetti ambiente e diritti dei cittadini.

Autore: Rinnovabili

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