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El Niño ha devastato l’Amazzonia con la siccità

(Rinnovabili.it) – La lista dei disastri causati da El Niño sembra non arrestarsi. Dopo aver messo in ginocchio milioni di persone in Africa meridionale e flagellato il sud-est asiatico fino all’Australia e le sue barriere coralline, adesso dà il suo colpo di coda in Amazzonia. Lo rivela uno studio condotto dai ricercatori della Global Change Unit dell’università di Valencia, che ha analizzato la variazione delle aree soggette a siccità estrema nel sempre più malandato polmone verde della Terra.

Siccità che è uno dei portati più catastrofici del violento fenomeno climatico. Infatti El Niño è una teleconnessione atmosferica, cioè di una contemporanea variazione di pressione e temperatura nell’atmosfera e nell’oceano tale da presentare una correlazione statistica. Al riscaldamento delle correnti del Pacifico centro-orientale, sale la pressione atmosferica in quello centro-occidentale. E a seguito delle sue manifestazioni, in alcune regioni del mondo si intensificano inondazioni e, soprattutto, siccità.

Nello studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, gli scienziati spagnoli segnalano che il passaggio di El Niño quest’anno è associato con un aumento delle temperature senza precedenti su tutta l’Amazzonia. Il termometro infatti ha registrato livelli record rispetto agli ultimi 40 anni, e probabilmente senza paragoni anche con gli eventi climatici dell’ultimo secolo. Di conseguenza, la siccità estrema ha colpito un’area molto più estesa di quanto accada normalmente, e soprattutto si è verificata con quella che viene definita “distribuzione atipica”, rispetto ai precedenti passaggi record di El Niño.

In altri termini, il nord-est è rimasto a secco, mentre il sud-est ha visto un clima estremamente più umido del solito. Condizioni che non hanno paragoni col passato e che mettono a dura prova innanzitutto le specie animali. Ma è ancora presto per definire con certezza gli effetti reali del passaggio di El Niño, che potrebbero essere anche più vasti e insidiosi.

La ricerca è stata condotta mettendo a confronto i dati sul clima, sulle temperature e sulle piogge messi a disposizione dall’European Centre of Medium Range Weather Forecasts, dal Met Office Hadley Centre e dall’università dell’East Anglia, oltre alle immagini satellitari.

Autore: Rinnovabili

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