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Banche centrali e forex: settimana critica per i mercati in vista di Fed e BoJ

La Bank of Japan e il FOMC annunceranno le rispettive decisioni politiche il prossimo mercoledì. I mercati nell’ultimo periodo sono stati caratterizzati da forte volatilità poiché le banche centrali hanno dimostrato di non essere in grado di fare di più con gli strumenti che hanno nelle loro mani (QE e politiche a tassi pari a zero o negativi).

In occasione del meeting dell’8 settembre, la BCE è stata rumorosamente in silenzio circa la sua intenzione di mettere in atto qualcosa che andasse oltre il QE, facendo diffondere il sospetto che la banca inizierà ad assottigliare gli acquisti di asset a partire dall’inizio del prossimo anno, scontrandosi con la difficoltà di trovare sufficienti obbligazioni sovrane da acquistare.

Altrove, fonti sulla Bank of Japan indicano un board di politica monetaria molto frammentato, poiché gli acquisti massivi della banca centrale si sono tradotti in una mercato disfunzionale che ha quasi cessato di funzionare.

Alcuni membri del board sono favorevoli ad un ritiro dell’attuale programma, mentre altri, inclusi lo stesso governatore Kuroda, intendono proseguire con tagli dei tassi ancora più significativi.

Ma anche coloro che si dichiarano a favore dei tassi negativi, sono preoccupati del fatto che il programma di QE della BoJ abbia portato i rendimenti a lungo termine delle obbligazioni giapponesi a livelli incredibilmente bassi, impattando la profittabilità delle banche stesse, che non possono trarre ragionevoli profitti dalla tradizionale strategia di prendere a prestito nel breve per prestare a lungo termine, quando i rendimenti a lungo termine sono prossimi o addirittura inferiori allo zero.

Un QE che riduce la capacità della banca di offrire prestiti è autodistruttivo. Quindi se in settimana la Bank of Japan annunciasse possibili tassi negativi, potrebbe contestualmente mettere in atto un cambiamento del suo modello di acquisto che potrebbe avere conseguenze disastrose per i mercati obbligazionari globali.

Questi sono già stati destabilizzati dalle speculazioni sul tema, e il picco della volatilità, aggravato anche dalla marcia indietro della BCE su un possibile intervento e dalla linea dura adottata dalla Fed, si è esteso anche al mercato di rischio e ai mercati valutari in generale.

Ad esempio, le valute più rischiose dei mercati emergenti, scambiate a prezzi record durante le fasi di mercato turbolente che si sono verificate nel corso del 2016, hanno subito una brusca correzione.

In poche parole, questa settimana i mercati stanno trattenendo il respiro in risposta alle più recenti linee guida. Tuttavia, per i trader, in questa fase, è fondamentale mantenere una prospettiva di lungo termine nonostante i rumors di breve.

In generale, le banche centrali stanno perdendo la loro abilità e il desiderio di esporsi maggiormente, dal momento che sia la BCE che la BoJ si stanno scontrando contro i limiti pratici di un ulteriore intervento e stanno mettendo in evidenza la necessità di un focus fiscale se la svolta deve arrivare dalla politica.

Nel frattempo, la Fed sta lentamente dimostrando di non avere totale fiducia nelle proprie scelte politiche, con un numero sempre maggiore di membri che considerano lo stimolo fiscale come la prossima soluzione se l’economia si indebolisce ulteriormente.

Indipendentemente dalle possibili sorprese di BoJ e FOMC durante la settimana, ricordatevi di guardare l’intera fotografia. Gli ultimi anni ci hanno dimostrato che le banche centrali non hanno avuto nessuna remora a portare l’economia reale al tasso di interesse pari a zero, e si trovano attualmente nel lungo processo di riconoscimento dell’impotenza della loro offerta di immissione di liquidità in eccesso sul mercato.

Nel frattempo, faranno il possibile per fare un passo indietro senza scomodare il mostro a cui hanno dato vita: un mercato azionario ed obbligazionario ebbro di liquidità. Ma questo non sarà possibile nell’immediato.

Per quanto riguarda le valute, se obbligazioni e azioni tornassero sotto pressione, il dollaro americano è destinato a crescere nettamente, tornando bene rifugio, mentre lo yen potrebbe muoversi nervosamente, prima più forte, se il mercato identificasse tale momento come l’inizio del declino dello status quo della BoJ: ciò porterebbe però ad una seconda fase di debolezza, perché il mercato prenderebbe in considerazione le implicazioni di rendimenti ancora più alti per un Paese sommerso da una montagna di debiti. Allacciate le cinture.

John J. Hardy
Head of FX Strategy di Saxo Bank

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