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[Recensione] Deus Ex Mankind Divided è il gioco di ruolo del momento

I Potenziati adesso rappresentano il problema numero uno. La nuova serie di Deus Ex, che si ispira solo marginalmente al gioco di ruolo classico ideato da Warren Spector, con questo Mankind Divided comincia ad avere un universo importante, fatto di personaggi e storie, luoghi e avvenimenti che segnano generazioni, intrecci politici e commerciali. Tutto ruota intorno ai Potenziati, su un canovaccio per certi versi simile a quello della tradizione X-Men: quel che cambia è che dopo i fatti di Human Revolution i Potenziati sono additati come minaccia. I loro poteri e la loro diversità spaventano, causano paura e, conseguentemente, terrorismo.

La Praga di Deus Ex Mankind Divided regala la destabilizzante sensazione di un mondo diviso in due

La storia di Mankind Divided, in certi fatti iconici, segue l’attualità. Ma è l’atteggiamento delle varie istituzioni, o dei vari gruppi ribelli a tutela delle minoranze che si vanno creando, che mima i fatti di attualità in maniera ancora più fedele. Il tutto all’interno di uno scenario coinvolgente, anche grazie all’ottima struttura ruolistica, la medesima di Human Revolution, e all’apprezzato sistema di combattimento stealth, preciso, gratificante e tattico. In confronto ad altri giochi di ruolo di recente pubblicazione, il filone Deus Ex risulta competitivo soprattutto su questi due aspetti: stealth e storia matura.

Eidos Montreal ha lavorato a lungo su questo seguito, passando dal precedente motore grafico derivato da tecnologia Crystal Dinamcs, al nuovo Dawn Engine, basato a sua volta sul Glacier 2 di IO Interactive e usato nei giochi della serie Hitman. Questo perlomeno a livello teorico, mentre nella realtà non si notano cambiamenti veramente drastici: come il predecessore, Mankind Divided soffre nella resa dei personaggi e nella gestione degli hub free roaming (stavolta è ambientato a Praga), con ripercussioni anche sulle meccaniche di gioco, visto che esplorazione e tattica nei combattimenti risultano, perlomeno in parte, compromessi.

Eidos Montreal, però, mantiene lo stile narrativo che tanto avevamo apprezzato nel caso di Human Revolution, di cui Mankind Divided è un seguito diretto, ne completa la storia e fa luce su alcuni rapporti di forza che erano rimasti oscuri. Si seguono le vicende dalla prospettiva di Adam Jensen, l’agente potenziato che prima lavorava per David Sarif, un magnate a favore degli innesti cybernetici, e adesso è nell’Interpol, il quale è letteralmente travolto dai giochi di forza che ruotano intorno ai potenziamenti, e deve trovare una propria strada tra gli interessi delle fazioni contrapposte. Come quella di Human Revolution, la trama di Mankind Divided è complessa, e si cambia di prospettiva, anche in maniera importante, praticamente a ogni missione della storia principale.

Sequenze in grafica pre-renderizzata si insinuano all’interno del gameplay, mostrando avvenimenti spettacolari che andranno a incidere fortemente sul canovaccio principale, e dei quali il giocatore avrà traccia anche nei dialoghi in-game e nel rapporto con i personaggi non giocanti. Tutto può essere modificato dalle scelte del giocatore, che non solo può decidere liberamente come portare a termine le missioni e quale tipo di atteggiamento perseguire (fermo restando che l’uso della forza bruta è quasi sempre deleterio), ma può anche incidere sul rapporto con gli altri personaggi, sul loro destino e sulla storia stessa, sia con le sue azioni che tramite le scelte fra le opzioni di dialogo.

Proprio il grande livello di libertà è ciò che l’appassionato di giochi di ruolo apprezza in Mankind Divided così come in Human Revolution. È lasciato completamente al suo destino e può agire liberamente, al punto che in certi casi potrebbe trovarsi impossibilitato a proseguire perché gli manca un’abilità fondamentale per proseguire nella missione, come potrebbe essere il potenziamento alle braccia per abbattere una parete che lo separa da un’area cruciale o l’abilità nell’hackeraggio di un sistema informatico particolarmente ben protetto. L’atmosfera cyberpunk è sempre lì, protagonista di qualsiasi momento di gioco, qui amalgamata con il fascino medievaleggiante di Praga. In un modo che non può non affascinare chi ama le belle storie incorniciate in scenari suggestivi.

La Praga di Deus Ex Mankind Divided, infatti, regala la destabilizzante sensazione di un mondo diviso in due. I passanti guardano Jensen con disprezzo e paura, e non sono quasi mai cordiali con lui. Non tanto perché appartiene alle forze dell’ordine, perché non tutti lo sanno e spetta al giocatore decidere se trasmettere questa informazione o meno, quanto per la sua natura da Potenziato. I Potenziati, infatti, non sempre hanno il totale controllo sugli strumenti che si trovano all’interno dei loro corpi, e a volte sono vittime di pericolose amnesie su ciò che hanno fatto nel recente passato.

Anche la polizia, in molti casi corrotta, teme i Potenziati, e chiede continuamente i documenti necessari a circolare per le strade: un altro fattore che il giocatore dovrà tenere in forte considerazione. Guardarsi intorno, come è giusto che sia in un buon gioco di ruolo, significa entrare in contatto con tantissime storie diverse e, forse come mai prima d’ora in un videogioco, qui sembrano proprio gli “invisibili” a fare più rumore.

Autore: GAMEmag – Videogames

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