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Le deroghe Ue al carbone ci costano 20mila morti l’anno

(Rinnovabili.it) – Le deroghe ai livelli di emissioni delle centrali a carbone costano all’Europa 20.000 vite ogni anno. Metà degli impianti del nostro continente, infatti, opera con un “permesso di inquinare” superiore ai limiti previsti dalla legge, che è del tutto incompatibile con gli obiettivi sulla protezione della salute. È il risultato del rapporto “Spazzare via la nuvola nera d’Europa: tagliare il carbone salva vite umane”, pubblicato oggi dallo European Environmental Bureau (EEB), dalla Health and Environment Alliance (HEAL), dal Climate Action Network (CAN), dal WWF e da Sandbag.

Un numero altissimo di morti premature che si potrebbero facilmente evitare. Ad esempio impostando – e applicando – limiti di inquinamento che obblighino gli impianti a sfruttare le migliori tecniche già testate nel settore. Secondo il rapporto, questo passo basterebbe per portare i decessi dagli attuali 22.900 a circa 2.600, quasi il 90% in meno.

Le Ong accusano la concessione di deroghe speciali che consentono emissioni oltre i livelli di sicurezza concordati, concessioni che ad oggi riguardano circa metà delle centrali a carbone attive in Europa. La Direttiva sulle emissioni industriali aveva infatti imposto limiti stringenti per tre inquinanti: NOx, SO2 e polveri sottili, che in teoria dovevano essere rispettati da tutti gli impianti esistenti a partire dal 1 gennaio del 2016. Non è stato così.

Gli autori del rapporto propongono una soluzione e lanciano un appello a Bruxelles affinché proceda in tempi rapidi a una revisione del LCP BREF, un documento tecnico che descrive le buone pratiche per l’industria. “Il processo di revisione è già stato rinviato per più di due anni, con 5.600 morti che si sarebbero potute evitare e un costo sanitario totale di oltre 15,6 miliardi di euro”, si legge nel rapporto.

Il documento descrive tecniche la cui praticabilità tecnica ed economica è già stata dimostrata da decenni. “L’UE si considera leader mondiale nelle questioni ambientali, ma quando si tratta di carbone, i decisori hanno la testa immersa in una nuvola nera”, afferma Christian Schaible di EEB.

Autore: Rinnovabili

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