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A 11 giorni dalla COP22 anche l’Italia ratifica l’Accordo di Parigi

(Rinnovabili.it) – Dopo l’ok della Camera, il Senato italiano ha dato oggi il via libera alla ratifica dell’accordo di Parigi. Per quanto si debba riconoscere al Parlamento di aver saputo accelerare i tempi, rimane il fatto che l’approvazione nazionale arriva dopo quasi sei mesi dalla firma del trattato e a soli 7 giorni dall’inizio della COP 22 in Marocco. Una letargia, a onor del vero, non ad esclusivo appannaggio dell’Italia, dal momento che nel giorno dell’adesione formale dell’Unione Europea, lo scorso 6 ottobre, solo sette Stati membri aveva già completato le loro procedure nazionali depositando gli strumenti di ratifica.

Se Slovacchia, Francia, Ungheria, Germania, Malta, Austria e Portogallo erano riuscite – chi prima, chi dopo – a fare i compiti a casa, altri 21 Paesi latitavano, costringendo l’UE a scavalcare per la prima volta nella storia comunitaria le agende nazionali. Come spiegato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, solo qualche giorno fa a Palazzo Madama “Tale procedura ‘irrituale’, vale a dire il deposito non congiunto di UE e Stati Membri, si è resa necessaria per permettere all’Unione di partecipare alla riunione come attore principale e non come spettatore. Per l’UE rimanere fuori dai negoziati sull’applicazione dell’Accordo, dopo aver profuso tanti sforzi per arrivare a questo punto ed aver finora condotto da leader il negoziato, sarebbe stata una vera beffa”.

La ratifica dell’Accordo di Parigi da Parte dell’Italia (che porta a 11 gli Stati membri aderenti al trattato climatico) è stata accolta senza facili entusiasmi.

“Meglio tardi che mai. Dopo la ratifica dell’Accordo di Parigi, bisognerebbe rivedere gli impegni volontari sia in sede europea che nazionale” commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Il governo Renzi dovrebbe smettere di porre ostacoli e impedimenti alle rinnovabili; occorre rilanciare le politiche di efficienza e intervenire seriamente sul settore della mobilità e dei trasporti”. Una richiesta a cui virtualmente risponde Parigi ed oltre. Gli impegni nazionali sul cambiamento climatico al 2030, il rapporto nato dalla collaborazione tra Enea, Ispra e Ministero dell’Ambiente e reso pubblico questa mattina. Il volume affronta le numerose variabili che possono consentire al BelPaese di raggiungere gli obiettivi fissati al 2020 e al 2030.di collocarsi in prima fila di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici.

Anche il WWF si è dichiarato soddisfatto rispetto alla rapida approvazione da parte del Parlamento anche se “non sappiamo se formalmente si sia stati in tempo”. L’associazione del Panda ci tiene però a ricordare che dal prossimo 4 novembre, con l’entrata in vigore effettiva dell’Accordo, “non si apre un periodo di celebrazioni, bensì comincia una fase di duro lavoro per tutti. La decarbonizzazione è una necessità che proprio nello spirito dell’Accordo di Parigi deve vedere i singoli paesi protagonisti”. In alte parole, l’impegno vero deve ancora arrivare.

Autore: Rinnovabili

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