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Fondo Espero e Perseo Sirio, prove tecniche di fusione

C.Damiano, M.Sereni. S.Patriarca

Il disegno di legge sulla concorrenza è mummificato al Senato e forse se tutto va bene, se ne riparlerà dopo il Referendum. Fra le norme che essa contiene c’è quella per l’unificazione dei fondi negoziale della previdenza complementare con lo scopo di riduzione dei costi e di miglioramento dei rendimenti delle
risorse investite. Bassi costi di gestione e rendimenti congrui con la finalità del risparmio previdenziale, infatti, sono elementi centrali della pensione complementare.
In attesa che la legge si sbocchi, consapevoli o meno, i fondi pensione del pubblico impiego Espero riservato ai dipendenti della Scuola e Perseo Sirio per il personale del comparto ministeri, enti pubblici non economici, autonomie locali e sanità, hanno dato via ad una iniziativa comune per presentare la guida alla pianificazione della pensione nel pubblico impiego. Una sorta di prova tecnica di fusione quando questa sarà poi quasi certamente imposta per via legislativa.
Infatti ieri 3 novembre 2016, nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati si è svolto un convegno proprio sulla pianificazione della pensione nel settore pubblico dove è stata illustrata la “guida” preparata in comune dai due fondi. Hanno partecipato fra gli altri Stefano Patriarca del Coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi, Sergio Gasparrini, presidente dell’Aran, Wladimiro Boccali presidente di PerseoSirio, Roberto Natoli, presidente di Espero e Cesare Damiano presidente della Commissione Lavoro Camera. Ha aperto i lavori la vicepresidente della Camera Marina Sereni.
Il fondo Espero è un fondo ormai consolidato, con oltre 100.000 aderenti, per Perseo Sirio
sono avviate le procedure per l’elezione dell’Assemblea dei rappresentanti dei soci avendo superato il numero dei 30mila aderenti previsti per poter indire le elezioni.
Il primo dato non proprio confortante è che l’adesione alla previdenza complementare nel P.I. è bloccata attorno alla percentuale del 5%, assolutamente inadeguata e rispetto al panorama complessivo ed ai futuri scenari . Oltre ad ipotizzare una nuova campagna informativa, come ha auspicato il presidente di Perseo Sirio Boccali, occorrono certamente nuovi e più adeguati strumenti, come quello dell’automatic enrolment con il contributo datoriale, introdotto per via contrattuale per prima dagli edili.
I fondi pensione nell’immaginario di molti, sono diventati una specie di fungo cinese, come questo era buono per tutte le malattie, i fondi pensione devono servire alle funzioni istituzionali di dare una completamento alla ridotta pensione pubblica, perciò si chiama complementare e non integrativa, che sarebbe una specie di surplus, un di più, poi rilanciare l’economia italiana con investimenti infrastrutturali , laddove sono inani altri sforzi ed in ultimo, dare una mano all’occupazione. Senza dimenticare il ruolo che possono svolgere nel welfare integrativo o aziendale.
Patriarca ha menzionato l’attività di credito e welfare dell’ex Inpdap ora Inps. Il credito agevolato, le vacanze studio per i figli dei dipendenti, le case albergo per gli anziani, le convenzioni con le RSA eccetera, tralasciando di ricordare due cose, la prima che esso si alimenta con la trattenuta dello 0,35% a carico di ogni singolo dipendente o pensionato, quindi è un affare esclusivamente privato che chiunque può mettere in piedi a prescindere, come direbbe Totò, secondo con la legge di stabilità 2015 il governo sottrasse 50 milioni dal fondo credito, cioè da un salvadanaio privato, come contributo per la riduzione della spesa pubblica.

Gli inviti, le norme, gli sproni ad investire nella cosiddetta economia reale, cioè investire nell’economia italiana, cui nessuno vuole peraltro sottrarsi, non deve mai farci dimenticare che i fondi pensione devono comunque operare nell’interesse degli aderenti, che poi sono pur sempre cittadini , per assicurare i più alti rendimenti e minimizzare la rischiosità degli investimenti medesimi, ha affermato Natoli,  presidente di Espero.
In ultimo Damiano ha ricordato che bisogna rilanciare la previdenza complementare facendo capire la necessità, specie fra i giovani che sono i più refrattari. Oggi gli iscritti ai fondi negoziali sono la maggior parte fra le categorie più sindacalizzate, fra i dipendenti delle grandi imprese e fra gli anziani.
Da questi elementi bisogna partire per aumentare la platea degli aderenti.

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