by Luca Barillaro – Analisi NON politicaly correct sulla situazione macro dopo l’elezione Trump e soprattutto sui risvolti operativi.
La vittoria di Trump cambia radicalmente lo scenario di mercato, favorendo alcuni settori/aree e penalizzandone altri/e.
Del resto già alla TOL Expo di Milano avevo accennato alla possibile spinta positiva (dopo un primo shock) nel post elezioni qualora fosse stato eletto Trump.
Un nuovo Reagan ? Forse, ma intanto il mercato scommette su deregulation, tagli fiscali e nuovi investimenti pubblici e privati.
La reazione di short covering sui supporti è stata molto importante perché ha mostrato come, contrariamente al Brexit, il mercato avesse già venduto prima.
La cosa incredibile è come i commentatori non si siano accorti delle vere ragioni della vittoria di Trump. La narrativa politically correct è ormai al capolinea. Obamacare è stato un disastro, l’americano medio si è trovato a pagare 2.000 usd al mese per l’assistenza sanitaria per poterla garantire ad immigrati e homeless. I settori acciaio e industria sono stati messi in difficoltà dalla corruzione sul TTIP e dallo Status di nazione più favorita concessa ai cinesi.
La Fed e soprattutto la Clinton hanno perso la faccia con le email nelle quali Tarullo (voting member) suggeriva le prossime mosse a Podesta (capo della campagna della Clinton).
Pochi capiscono che i problemi dati da immigrazione, lavoro ed eccessiva regolamentazione li vivono ogni giorni i colletti blu, il cui voto viene intercettato da destra e non da sinistra. I Dem vengono votati dai radical chic e tendenzialmente da chi vuole lo status quo (borghesi e benestanti) perché ne trae vantaggi. Una dittatura della minoranza e delle minoranze che ha ormai i giorni contati non solo in USA.
Ecco allora che la situazione appare sempre di più quella degli anni ’20 o degli anni ’80, del resto dopo un Jimmy Carter come Obama era logico attendersi un outsider in stile Reagan, ed il mercato per ora ci crede.
Come anticipato vi sono alcuni temi positivi e altri negativi:
Lato positivo:
Lato negativo:
E’ molto probabile che Trump dichiari la Cina “currency manipulator” e del resto lo yuan lo scorso anno fu svalutato da 6,15 a 6,35 causando un terremoto finanziario ad Agosto 2015. Oggi lo Yuan è a 6,8 ma nessuno ha tempo per accorgersene. Quando le acque si saranno calmate l’attenzione si dirigerà verso lo yuan e la soglia psicologica di 7 yuan per dollaro.
Non a caso la Cina oggi ha sparato il primo “missile”: l’industria dell’acciaio cinese non taglierà ulteriore capacità produttiva.
L’impatto maggiore sarebbe negativo su AUD e tutto l’export cinese.
In altre parole la prossima crisi sarà determinata dalla svalutazione dello yuan e dai timori sull’economia cinese.
L’unico fattore comune ai due lati è quello inflattivo.
Il deficit spending per le grandi opere e la guerra commerciale alla Cina porteranno ad un rialzo dei prezzi e dell’inflazione, ovvero alla sua normalizzazione.
Per questo riteniamo che i bond saranno i veri sconfitti con una curva dei tassi che andrà ad irripidirsi. Questo tuttavia dovrebbe avere effetti positivi dal lato macro perché l’inflazione diminuisce i debiti in termini reali, normalizza i tassi e favorisce i bilanci bancari (da qui il rialzo dai minimi di ieri delle banche). Alcuni lettori forse ricorderanno come anche prima e durante la TOL avevamo messo in guardia il pubblico suggerendo la maggiore rischiosità dei bond rispetto alle azioni. Chiaramente ci saranno rimbalzi, ma andatelo a raccontare a chi ha preso il cinquantennale italiano a 100 ed oggi se lo vede a 85.
Ancora fuori dunque dai bond e visto che la liquidità da qualche parte deve andare riteniamo che azionario e materie prime (specialmente industriali) saranno gli assett favoriti.
(*) La legge bancaria Glass-Steagall (Glass-Steagall Act, dal nome dei due parlamentari del Congresso USA promotori) nel 1933 introdusse alcune norme per stabilizzare il sistema bancario. Principali furono la creazione di un deposito di garanzia e la separazione di banche d’affari / d’investimento. Fu in parte abrogata nel 1999, soprattutto nella seconda parte. Il risultato di tale abrogazione non è stato dei più entusiasmanti.
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