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Fotovoltaico il 17% più efficiennte con il coating che imita le foglie

Un gruppo di ricercatori ha sviluppato un polimero nanotecnologico la cui struttura è simile a quella delle piante. Applicato sulle celle fotovoltaiche permette di ridurre la riflessione della radiazione solare e quindi aumentare del 17% l’output energetico dei moduli.

Progettare le tecnologie pulite del futuro traendo ispirazione dalla natura.

Con questo approccio di “bio-mimesi” (biomimicry) un gruppo di scienziati finlandesi è riuscito a incrementare l’efficienza delle celle fotovoltaiche, come emerge da una serie di test di laboratorio che sembrano molto promettenti.

La notizia arriva dall’Università di Oulu, precisamente dall’unità di ricerca che si occupa di strutture molecolari e nano materiali (NANOMO). I ricercatori, in sintesi, hanno sviluppato un polimero speciale da applicare sulle celle solari, con il risultato di migliorare sensibilmente l’output energetico: +17 % di rendimento secondo i rilevamenti.

Il team finlandese ha preso come modello la struttura delle foglie di alcune piante, in particolare il loto e il bambù, per poi replicarla sul nuovo polimero nanotecnologico.

Come ha spiegato Marko Huttula, direttore della ricerca, durante l’evoluzione le piante hanno ottimizzato il modo di assorbire l’energia solare. Quindi, perché non provare semplicemente a imitarle?

Gli scienziati, allora, hanno “copiato” la morfologia di diverse foglie su film di polimero con cui rivestire le celle. L’effetto è stato di ridurre la riflessione della radiazione solare; in altri termini, le celle riescono ad assorbire più luce e di conseguenza a produrre più energia elettrica.

Secondo i ricercatori è possibile realizzare un rivestimento di polimero nano strutturale che sia anche idrorepellente e autopulente.

L’obiettivo è arrivare alla commercializzazione del prodotto, ma si sta già pensando a un passo successivo, cioè copiare la conformazione delle foglie direttamente sul vetro dei pannelli solari o perfino sui wafer di silicio.

In teoria, sostiene Huttula, in futuro si potrebbe rivoluzionare il metodo di produzione dei moduli fotovoltaici attraverso una combinazione di bio-mimesi e nanotecnologie.

Per il momento, l’università ha creato una società spin-off che lavorerà a stretto contatto con alcuni ricercatori cinesi per rifinire il procedimento e valutare la possibile industrializzazione dell’intero progetto.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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