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Unione dell’Energia: quanto siamo lontani dalla meta?

(Rinnovabili.it) – “L’Europa è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi al 2020 in materia di clima ed energia. Nonostante l’attuale incertezza geopolitica, prosegue speditamente nella transizione verso l’energia pulita”. Così Miguel Arias Cañete, Commissario per l’Azione climatica e l’Energia fa il punto sugli avanzamenti dei Ventotto per i temi europei che a lui competono. L’obiettivo ultimo da raggiungere è l’Unione dell’Energia, quel progetto d’identità energetica comune lanciato a novembre 2015 dalla Commissione Juncker come una delle dieci priorità politiche dell’UE per garantire sicurezza e crescita economica. Nella seconda relazione sullo stato dell’Energy Union, presentata oggi a Bruxelles, si tirano le somme su quanto fatto fino a oggi, ragionando sulle prossime sfide.

Come anticipato ieri da Rinnovabili.it, l’Ue ha già raggiunto e superato l’obiettivo sul taglio delle emissioni di CO2, che nel 2015 erano già a meno 22% rispetto ai livelli del 1990, contro il target del meno 20% stabilito per la fine del decennio. Le rinnovabili, invece, nel 2014 erano al 16% (l’obiettivo è al 20% nel 2020) del consumo di energia totale. Ma, avverte l’esecutivo, man mano che la traiettoria diventa più ripida all’approssimarsi del 2020, devono essere fatti nuovi sforzi.

L’Ue è riuscita anche nell’obiettivo di separare crescita economica da inquinamento, con un taglio di CO2 del 22%, a fronte di una crescita del PIL del 50% nel periodo 1990-2015.

“I fatti – aggiunge Canete – si commentano da soli: le energie rinnovabili sono ora più competitive e talvolta più a buon mercato dei combustibili fossili, danno lavoro a oltre un milione di persone in Europa, attraggono maggiori investimenti rispetto a molti altri settori, e hanno ridotto di 16 miliardi di euro la nostra fattura per le importazioni di combustibili fossili”.

E in questo contesto, l‘Italia? Nel report i dati sono tutti positivi, in linea con quanto richiestoci dall’UE se non addirittura in anticipo sul fronte rinnovabili, ma Greenpeace avverte: “questo è vero solo su carta”. In realtà, il raggiungimento dell’obiettivo è dovuto a un semplice adeguamento dei dati statistici 2010 e, in gran parte, “alla revisione Istat del dato dell’uso di biomassa per produrre calore, prima sottostimato”. In altre parole non vi è stato un reale aumento delle fonti rinnovabili per la produzione di energia. Inoltre, il nostro Paese non ha raggiunto l’obiettivo di interconnessione della rete, motivo per il quale secondo l’associazione è ora costretto a “richiamare in azione” alcune vecchie e inquinanti centrali a carbone.

Le sfide dell’Unione dell’Energia

E se il 2016 è stato l’anno della consegna dei vari pacchetti legislativi, il 2017 – spiega l’esecutivo europeo – sarà quello dell’attuazione. Le misure del Clean Energy Package (e non solo) dovranno diventare reali e i progetti di interconnessione energetica riceveranno una generosa spinta.

Per raggiungere gli obiettivi 2030 su clima ed energia, Bruxelles stima siano necessari circa 379 miliardi di euro gli investimenti ogni anno per il periodo 2020-2030. Pertanto, il lavoro sulle risorse finanziarie sarà intensificato nel 2017, “utilizzando tutti gli strumenti disponibili in modo coerente”. La Commissione ha proposto che almeno il 40% dei progetti sostenuti nel settore Innovazione e Infrastrutture del Fondo europeo per gli investimenti strategici, debba concretamente contribuire a proteggere clima e ambiente. La Commissione condurrà un’ulteriore analisi approfondita delle politiche degli Stati membri, appoggiandosi al nuovo tour sull’Unione dell’energia, le cui visite saranno programmate lungo tutto il corso del 2017.

Autore: Rinnovabili

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