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Rufus, guida all’uso del programma per creare supporti avviabili

Guida agli aspetti meno conosciuti di Rufus, utilità efficacissima per creare unità USB avviabili al boot del PC.

Creare un CD o un DVD avviabile è molto semplice: basta scaricare un file ISO contenente l’immagine, ad esempio, di un sistema operativo (Windows o distribuzione Linux che sia) oppure di un tool di emergenza, avviare il software di masterizzazione preferito (CD Burner XP o Burnaware Free) quindi scegliere la funzione Masterizza immagine ISO o similare.

Ma perché creare un CD o un DVD avviabile è facile mentre ottenere una chiavetta USB avviabile è più complesso?

Diciamo, innanzi tutto, che creare un supporto USB avviabile non è poi così complicato se si dispone degli strumenti software “giusti”:

Chiavetta USB bootable, come prepararla
Installare Windows 10 da USB, tutti i modi per procedere
USB avviabile con più sistemi operativi: come crearla
Uno degli strumenti più efficaci per raggiungere l’obiettivo e rendere avviabile un’unità USB è Rufus.

Guida a Rufus, applicazione per rendere avviabili le unità USB

In molti nostri articoli (vedere, ad esempio, quelli citati in precedenza) abbiamo spesso citato Rufus come utilità che facilita la creazione di unità USB avviabili al boot del PC.

Quando si avvia Rufus (che tra l’altro è disponibile anche in una comodissima versione portabile; cliccare qui per il download di Rufus) si hanno a disposizione diverse opzioni per configurare l’avvio dell’unità USB selezionata dal menu a tendina Dispositivo/unità.

Per cominciare, è bene fare un’importante premessa: il formato ISO non è stato mai progettato per consentire l’avvio da supporti USB.
Un file ISO è una copia 1:1 di un disco ottico. I dischi ottici, a loro volta, sono molto differenti rispetto a un dispositivo di memorizzazione USB, sia per quanto riguarda la struttura del boot loader, sia per i file system utilizzati, sia per l’impossibilità di creare partizioni.

I software di masterizzazione non fanno altro che leggere – byte per byte – il contenuto del file ISO e memorizzarlo sul supporto ottico inserito dall’utente.
Nel caso delle unità USB non funziona così e, semplicemente, non è possibile fare ciò che è previsto nel caso dei dischi ottici.

Ciò non significa che non si possa creare una copia 1:1 di un supporto USB: vogliamo invece mettere ben in evidenza che la copia speculare del contenuto di un’unità USB è profondamente differente rispetto a quella di un disco ottico.
A meno di non utilizzare immagini ISOHybrid che sono create proprio con l’intento di essere utilizzabili sia su USB che su dischi ottici, le copie 1:1 riferite a dischi ottici non sono utilizzabili sulle unità USB e viceversa.

Nel caso del software Rufus, la copia 1:1 di un supporto USB è chiamata Immagine DD.

Alcune distribuzioni, come FreeBSD o Raspbian, offrono anche Immagini DD per l’utilizzo diretto su supporto USB, oltre – ovviamente – ai file ISO per la masterizzazione su CD/DVD.
Rufus supporta anche immagini DD in formato .VHD (versione Microsoft delle immagini DD) e i formati compressi .gz, .zip, .bz2, .xz e così via.

Stabilito che le immagini ISO non si adattano automaticamente per l’uso su supporti USB, è necessario “qualcosa” che compia “la magia” e permetta di rendere compatibile ciò che compatibile non è.

Perché, allora, la maggior parte degli sviluppatori e delle software house distribuiscono i file d’immagine dei loro prodotti unicamente come ISO?
A parte le motivazioni storiche, uno dei principali problemi legati alla distribuzione di Immagini DD è prettamente tecnico.
Si immagini di creare un’immagine DD che è copia speculare di un supporto USB. Se l’immagine così creata ha dimensioni minori di quelle del supporto utilizzato da colui che poi si servirà dell’immagine DD, la capacità “apparente” dell’unità USB risulterà ridotta.

Inoltre, se i dischi ottici e – di conseguenza – i file ISO possono usare solo due file system (ISO9660 e UDF), entrambi dei quali sono supportati dai vari sistemi operativi “dalla notte dei tempi”, le immagini DD possono usare uno qualunque delle decine e decine di diversi file system oggi disponibili.
In alcuni casi, quindi, dopo aver scritto il contenuto di un’immagine DD su un supporto USB, Windows potrebbe non riuscire a leggere il suo contenuto in forza del mancato supporto del corrispondente file system.

Ecco perché tutti i produttori preferiscono pubblicare quasi esclusivamente immagini in formato ISO.

Come fare, allora, per “adattare” il contenuto di un file ISO a un supporto USB e renderlo avviabile?

Il primo passaggio consiste nel leggere il contenuto del file system dell’immagine ISO (ISO9660 o UDF), estrarlo e copiarlo su un file system di tipo FAT32 o NTFS: Differenza tra NTFS, FAT32 e exFAT: ecco cosa cambia.
Chi ha realizzato il file ISO deve comunque aver previsto questo passaggio.

L’altro importante tassello si chiama boot loader, programma che si attiva nella fase di avvio del PC permettendo all’utente di scegliere quale sistema operativo avviare.
I boot loader usati nel caso degli hard disk e delle unità USB sono molto diversi rispetto a quelli impiegati per i file ISO. Inoltre, sono gli stessi BIOS/UEFI a trattare in maniera differente supporti USB e dischi ottici durante la fase di boot.

Di solito, quindi, non è possibile usare il boot loader contenuto in un file ISO (di solito viene adoperato El Torito), copiarlo su un supporto USB e pensare di poter così avviare l’unità all’accensione o al riavvio del dispositivo.

Rufus colma questa lacuna e fornisce i boot loader che consentirà di rendere avviabile qualunque unità USB.
Se si sta lavorando con un file ISO contenente una distribuzione Linux, Rufus utilizzerà GRUB 2.0 o Syslinux. Penserà quindi Rufus a installare, nell’unità USB, una versione apposita di GRUB o Syslinux (non è quella contenuti nei rispettivi file ISO perché non sarebbe direttamente sfruttabile…).

Rufus compie automaticamente la scelta sul boot loader da usare non appena si scegliere un file ISO: il programma è abilissimo nel riconoscere che tipo di conversione deve essere posta in essere.

Dal menu Crea disco avviabile con di Rufus, sia nella versione del programma portabile con in quella con installazione, è possibile decidere di scrivere su supporto USB sia immagini ISO che immagini DD.
Nel caso della versione con installazione, però, si hanno a disposizione anche altre opzioni:

1) MS-DOS. Crea un’unità avviabile con MS-DOS (Windows ME). Effettuando il boot dall’unità USB, ci si ritroverà al prompt di MS-DOS.
Questa possibilità è offerta sui sistemi Windows 8.1 e precedenti dal momento che in Windows 10 Microsoft ha rimosso i file per l’installazione di MS-DOS. Soltanto Microsoft, da condizioni di licenza, può distribuire tali file quindi Rufus non può integrarli nel suo pacchetto d’installazione.

2) FreeDOS. Crea un’unità avviabile basata su FreeDOS, software libero proposto come alternativa al vecchio MS-DOS e pienamente compatibile con quest’ultimo.
Dal momento che chiunque ha titolo per redistribuire FreeDOS, i suoi file sono inclusi nel pacchetto completo di Rufus.

Cliccando sulla freccia alla destra di Opzioni di formattazione, anche con la versione portabile di Rufus sarà possibile creare unità USB avviabili così impostate:

3) Syslinux. Installa il boot loader Syslinux che permetterà di avviare, al boot, il prompt Syslinux e nulla più.

4) GRUB/Grub4DOS. Come nel caso precedente, si accederà al prompt di GRUB ma poi bisognerà proseguire in totale autonomia.

5) ReactOS. Boot loader sperimentale.

6) UEFI:NTFS. Il boot viene in questo caso effettuato in pura modalità UEFI. È richiesto l’utilizzo del file system NTFS.
Affinché l’avvio avvenga con successo, è necessario copiare i file /efi/boot/bootia32.efi o /efi/boot/bootx64.efi nella partizione NTFS.

Quest’ultima modalità viene automaticamente usata da Rufus per superare il limite (4 GB) sulla dimensione dei file che interessa FAT32. Il programma, ad esempio, rende possibile l’installazione di Windows Server 2016 in modalità UEFI senza la necessità di spezzare in due parti il file install.wim da 4,7 GB.

Quando si sceglie il file ISO da inserire nell’unità USB da rendere avviabile, Rufus si fa carico di impostare automaticamente il file system consigliato (menu File system) sulla base del contenuto dell’immagine.

Rufus è una delle poche utilità in circolazione che permette di creare unità USB avviabili compatibili sia con i vecchi BIOS che con i sistemi più moderni facenti uso di UEFI (vedere Che cos’è UEFI e quello che c’è da sapere sul nuovo BIOS).

Sui sistemi più vecchi che usano BIOS molto datati, nel caso in cui all’avvio dell’unità USB dovessero essere visualizzati errori o comunque il boot non andasse a buon fine, si dovrà spuntare la casella Aggiungi correzione per vecchi BIOS cliccando sulla freccia a destra di Opzioni formattazione.

Infine, prima di effettuare il boot del sistema dalla chiavetta avviabile creata con Rufus, ci si dovrà ricordare di accedere al BIOS/UEFI (premendo i tasti CANC, F10, F2, ESC – a seconda del modello di scheda madre e BIOS in uso – alla comparsa della prima schermata in fase di avvio) quindi definire la sequenza di boot corretta (le unità USB devono essere configurate in maniera tale da avviarsi prima degli hard disk/unità SSD).

Autore: IlSoftware.it

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