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Indebitati e disoccupati : ufficialmente senza futuro….

Ritorniamo al noiosissimo argomento trattato due post fa : il debito. Venerdì l’Istat ha diffuso i dati del nostro Pil che è cresciuto su base annua dello 0,9% (in volume), poco rispetto alla media europea, molto poco.

I vari decreti “Salva Italia”, “Cresci Italia”, “Italia rialzati” ecc…non sono stai degni del loro nome.

Ma cerchiamo di capire bene questo meccanismo infernale che ci tiene al palo, perché i nostri boia sono due : l’UE e la Corruzione.

Partiamo da quanto l’Istat :

Nel 2016 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.672.438 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è cresciuto dello 0,9%….L’avanzo primario misurato in rapporto al Pil, è stato pari all’1,5% (1,4% nel 2015)…..L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari al -2,4%, a fronte del -2,7% del 2015.(Istat.it)

Le parole chiave sono 4 : Crescita del PIL, Avanzo Primario, Deficit/Pil…della quarta l’Istat non fa menzione, perché non di sua competenza, ma è fondamentale, Spesa per Interessi/Pil, che secondo il Def si attesterebbe al 4%.

Semplificando la possiamo vedere così : guadagniamo 1,5 € dalla nostra attività, ma dobbiamo pagare 4 € di interessi, per cui abbiamo bisogno di nuovo debito per la differenza, che è 2,5.

Questo nuovo debito che facciamo oggi, che grazie a Mario Draghi costa poco in termini di interessi futuri (positivo), di fatto servirà solo per pagare gli interessi in scadenza sul debito, non per fare investimenti. Per cui ci si indebita per pagare i debiti, e non per investire sul futuro.

Come si esce da questo inferno? Ci sono due strade. La prima è indebitarsi di più (incerta e molto rischiosa) e la seconda è quella di aumentare l’avanzo primario con più tasse (suicidio) o meno spesa pubblica (chimera).

Punto primo : più debito. Analizziamo la relazione tra crescita e debito in Italia.

Il grafico mostra la relazione Crescita / Debito dal 1975, anno dai cui inizia l’esplosione del debito, ad oggi. (riprendete questo post)

La relazione ci dice che “mediamente” per ogni € di nuovo debito, il Pil dovrebbe crescere di 1,0307 €. Lo possiamo vedere come un ROI medio dello Stato Italiano degli ultimi 40 anni. La relazione è valida al 71%.

Proviamo ad applicare questa relazione, facendo tre ipotesi molto forti : 1) l’Ue consenta all’Italia un maggior deficit, 2) il maggiore debito venga impiegato in maniera produttiva ( ad esempio ricerca e formazione); 3) la redditività del nuovo debito sia almeno il 3% e sempre superiore al rapporto Deficit/Pil.

Ecco come potrebbero evolvere Debito, Pil e sostenibilità:

Il rapporto debito Pil scenderebbe, rendendo più sostenibile il debito stesso, e la disoccupazione, che in mercato rigido risponde lentamente alle variazioni del PIL, scenderebbe al 9% in 7-8 anni. Ci sarebbe più debito, è sembra facile, ecco perché così fan tutti (Usa compresi). Forse non proprio tutti per fortuna..

Tutto questo non avvera’ per diversi motivi, per i divieti UE, e soprattutto per le dubbie capacità dell’attuale classe dirigente. In pratica se il tasso di corruzione è elevatissimo come quelli italiano, il nuovo debito finirebbe per avere un effetto solo negativo, per l’incapacità di spenderlo in maniera produttiva e il magna magna generale.

La soluzione numero 2 è una rivoluzione : combattere la corruzione e la mala-gestione per liberare le risorse da destinare agli investimenti.

La corruzione ci costa tanto, ma davvero tanto (qui), cosi come gli sprechi, l’improduttività di un sistema elefantiaco e vecchio, ormai fuori dal mondo.

La voce di spesa (pubblica) che ci fa salire ai vertici della classifica (europea) è quella della “protezione sociale”: siamo al quinto posto in Europa dopo Finlandia, Francia, Danimarca e Austria e spendiamo il 21,4%  del Pil, quasi il doppio della Romania e dei Paesi Baltici.

Dentro questa voce di spesa ci sono i fondi per la famiglia e la maternità, per la lotta alla povertà e i sussidi di disoccupazione. Ma la parte del leone la fanno le pensioni. Insomma, i numeri raccontano di un paese che non è così spendaccione come lo si dipinge ma dove l’attenzione dello Stato è ancora tutta per l’assistenza e per chi ha più di 60 anni.(Truenumbers.it)

E allora se non ci svegliamo subito, e ci rimbocchiamo le maniche in prima persona, il nostro futuro potrebbe essere questo:

Questo è quello che ci aspetta, continuando con la crescita della lumaca, e con le chiacchiere dei politicanti: il default!

Con la disoccupazione che arriverebbe al 25% nel giro di 10 anni o meno.

Proclami e falsità, sempre la stessa storia:

Il grafico mostra la percentuale degli occupati sul totale della popolazione (15-74 anni) nel periodo compreso dal 1995 al 2005 (istogrammi blu) paragonata all’ultimo dato disponibile, il 2016. Il confronto ci permette di cogliere alcuni cambiamenti significativi nei paesi europei: i tassi di occupazione in Estonia, ad esempio, sono restati al livello del 57,6% fino al 2007 per poi salire al 66,9% nel 2016. Questo sviluppo positivo si spiega considerando che i mercati dell’est Europa sono in crescita. La medesima prospettiva si osserva infatti in Lettonia (da una media del 53,4% al dato 2016 del 60,6%), o in Ungheria (dal 48,2% al 56,7%). Anche la Germania è cresciuta passando da un tasso medio di occupazione del 57,5% fino al 2007 ad uno del 66,0% registrato nel 2016.(Truenumbers.it)

Insomma siamo al palo, punto. E ci resteremo, perché non siamo più capaci di cambiare il corso del nostro futuro.

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