In Italia i prelievi di acqua sono stati destinati per il 46,8% all’irrigazione delle coltivazioni, per il 27,8% a usi civili, per il 17,8% a usi industriali, per il 4,7 % alla produzione di energia termoelettrica e per il restante 2,9% alla zootecnia. Il volume di acqua potabile erogata agli utenti dei comuni capoluogo di provincia è stato di 1,63 chilometri cubi nel 2015, circa dieci volte la capacità massima dell’invaso del Vajont, che corrisponde a un consumo giornaliero di 245 litri per abitante. La distribuzione ha generato una perdita giornaliera pari a circa 50 m3 per ciascun chilometro: un volume che soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni persone. Roma, Milano e Bari sono le città con la maggiore perdita giornaliera, mentre Trento e Ancona presentano il valore più basso.
Nel 2016, il 9,4% delle famiglie italiane lamenta ancora un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni, una percentuale comunque in diminuzione rispetto al 2002 (14,7%), ma che assume ancora valori pari a 37,5% in Calabria, 29,3% in Sicilia e 17,9% in Abruzzo. Come nell’anno precedente, anche nel 2016 tre famiglie su dieci dichiarano di non fidarsi a bere acqua dal rubinetto. Tale sfiducia è ancora molto elevata nelle regioni del Mezzogiorno e raggiunge il 63% in Sardegna, il 57% in Sicilia e il 46,5% in Calabria.
Tra le risorse idriche disponibili in Italia, le Alpi, con i loro ghiacciai, rappresentano il serbatoio d’acqua dolce più importante d’Europa. A partire dagli anni ’80 i ghiacciai alpini sono in graduale regresso, culminato nel 2007 con il 99% dei ghiacciai monitorati in ritiro, quota che è ridiscesa nel 2014 all’88%. Il ghiaccio perso sull’arco alpino dagli anni ’80 a oggi corrisponde, in termini di volume d’acqua, a circa quattro volte la capacità del Lago Maggiore.
Dalla montagna al mare, nel 2015 risultano balneabili oltre due terzi delle coste italiane (67,2%). Il restante 32,8% si trova in zone destinate a specifiche attività che ne escludono la balneabilità, oppure presenta rischi per motivi igienico-sanitari o di sicurezza. Il 91,9% delle acque di balneazione vanta una qualità eccellente nel 2015, in significativo miglioramento rispetto al 2013 (85,8%). La quota più elevata si registra in Puglia (99,4 da 85,4% del 2013), la più bassa in Abruzzo (59,6% da 53,2% del 2013).
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Autore: Finanza.com Blog Network Posts
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