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super laser della Morte Nera non è più fantascienza

Chi non ricorda il fascio laser della Morte Nera? L’enorme cannone Superlaser in grado di distruggere un pianeta delle dimensioni della Terra in pochi secondi. Fino a ieri era fantascienza, adesso  potrebbe non esserlo più. Un gruppo di ricercatori della Macquarie University ha infatti trovato il modo di unire più raggi laser in uno solo potente usando i diamanti.

Crediti: Macquarie University

Lo studio, tutt’altro che scherzoso, è stato pubblicato sulla rivista Laser and Photonics Reviews e consiste nella dimostrazione di un concept che ricorda proprio l’arma letale della Morte Nera di Star Wars: molteplici fasci laser vengono convogliati in un singolo, intenso fascio che può essere indirizzato sul bersaglio designato.

Cosa dovremmo farcene? Di certo non annientare altri pianeti, tuttavia uno strumento del genere è visto come un potenziale strumento chiave in settori come la difesa. In particolare, il co-autore della ricerca professor Rich Mildren spiega che i ricercatori “stanno sviluppando laser ad alta potenza mirati a combattere minacce alla sicurezza con per esempio i droni a basso costo e i missili. I laser ad alta potenza inoltre sono benvenuti anche nelle applicazioni spaziali, come per esempio quelle relative alla soluzione del crescente problema della spazzatura spaziale che minaccia i satelliti”.

La chiave dello studio consiste nell’impiego di un cristallo ultra puro di diamante posto nel punto di convergenza dei raggi laser, che convoglia i fasci di luce in una determinata direzione evitando i problemi di distorsione del fascio che si avrebbero con i laser singoli.

Sebbene altri materiali abbiano mostrato proprietà simili, la scelta di un diamante è essenziale per poter ottenere un’elevata potenza, dato che una delle proprietà di questo materiale è la capacità di dissipare velocemente il calore prodotto.

Lo sperimentalista Aaron McKay aggiunge infatti che “questa scoperta è tecnologicamente rilevante in quanto i ricercatori che si occupano di laser devono gestire il problema del grande accumulo di calore al di là di un certo livello di potenza”.

Non solo: il processo messo a punto dalla Macquarie University ha la particolarità di cambiare il colore del fascio laser. Non si tratta di un vezzo “artistico”, ma di una proprietà importante perché come spiega Mildren “la particolare lunghezza d’onda del fascio è fondamentale per la trasmissione efficiente attraverso l’atmosfera e per ridurre il rischio che danneggi gli occhi di persone o animali che si trovano in prossimità del fascio stesso”.

Autore: Tom’s Hardware

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