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Trump punta a indebolire la legge sulle emissioni di ozono

(Rinnovabili.it) – La prossima legge anti inquinamento a cadere sotto i colpi dell’amministrazione Trump sarà il regolamento sulle emissioni di ozono. L’agenzia di protezione dell’ambiente (EPA), capeggiata oggi dall’ex procuratore generale dell’Oklahoma, Scott Pruitt, sta provando tramite il Dipartimento di Giustizia a prendere tempo per rivedere la normativa varata da Obama nel 2015, che stabilisce in 70 ppb (parti per miliardo) la concentrazione massima di ozono nell’aria. Pruitt ha contrastato lungamente la legislazione, prima di diventare capo dell’EPA, e adesso ha la possibilità di indebolirla dal ponte di comando dell’agenzia per l’ambiente.

Così, con una lettera inviata alla corte d’appello del distretto di Columbia, gli avvocati del Dipartimento di Giustizia hanno chiesto al giudice di rinviare le audizioni orali, con l’intenzione di consentire all’EPA un riesame delle misure varate da Obama.

L’inquinamento da ozono è provocato dalla combustione di fonti fossili e dalle operazioni in fabbrica. Come risultato, si formano ossidi di azoto e composti organici volatili, che portano lo smog a livello del suolo e possono causare malattie respiratorie negli esseri umani, con particolare incidenza su categorie come anziani e bambini.

L’intervento di Obama, pur essendo stato ammorbidito dall’intervento delle lobby rispetto alle intenzioni originarie (prevedeva infatti un tetto di 60 ppb), era comunque più stringente rispetto all’amministrazione Bush (75 ppb).

Il presidente Trump non ha mai detto esplicitamente che avrebbe abrogato la norma, ma le compagnie petrolifere e del gas stanno lamentando gli alti costi di queste disposizioni, che limiterebbero la crescita economica. Con le misure approvate di recente dalla Casa Bianca, tutte le normative che limitano in qualche modo la produzione e il consumo interno di energia possono finire nel cestino.

Allo stato attuale, i governi statali e metropolitani dovrebbero mettersi in regola con il limite delle 70 ppb entro il 2025. In caso contrario, Washington potrebbe rifiutare loro i fondi federali per grandi opere infrastrutturali. All’EPA toccherebbe monitorare la situazione, ma l’agenzia sembra intenzionata a svolgere una azione preventiva, tornando ad innalzare i limiti o a spostare le scadenze più in là.

Autore: redattore Rinnovabili

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