L’India ha messo una data di scadenza alle nuove centrali a carbone: nel Piano energetico nazionale, pubblicato a fine dicembre 2016 dall’Autorità centrale per l’energia (Cea), si parla del 2022. Entro quella data il Paese abbandonerà ogni nuovo progetto termoelettrico, concentrando gli sforzi su fotovoltaico ed eolico. Uno stop, per ora, temporaneo (copre solo cinque anni), che lascia mano libera a tutti gli impianti precedentemente autorizzati, circa 50 GW che dovrebbero entrare in funzione nel prossimo periodo. Il condizionale è d’obbligo perché dalla pubblicazione del Piano Energetico a oggi, sono cambiate alcune cose in India. Prima fra tutte, l’ascesa del fotovoltaico come tecnologia competitiva con le fonti fossili.
Alle ultime aste solari indiane, il prezzo offerto per l’elettricità ha raggiunto valori così bassi da trasformare il sole nella fonte energetica più economica nel Paese. L’ultimo record è arrivato, a dispetto da qualsiasi previsione, solo qualche giorno fa grazie alle offerte di Phelan Energy Group e Avaada per il progetto Bhadla Solar Park: ben 2,63 rupie per kWh, ossia appena 0,04 dollari/kWh. Il prezzo attuale è più basso della tariffa media pagata al più grande produttore di energia da carbone in India, la NTPC, vale a dire 3,20 Rs.
Con costi praticamente in picchiata, il settore si è preso la rivincita sul suo antagonista storico, al punto da costringere il gigante asiatico a cancellare, fin da oggi, i piani realizzativi di circa 14 GW di centrali termoelettriche.
Cosa significa se uno dei più grandi consumatori al mondo di carbone (terzo attualmente dopo Cina e USA) decide improvvisamente di “mettersi a dieta”? Per Tim Buckley, analista dell’Institute for Energy Economics, bisognerà aspettarsi ripercussioni a livello globale. “La trasformazione del mercato energetico indiano sta accelerando sotto la guida del ministro dell’Energia Piyush Goyal. La prova più recente e più convincente è il collasso del costo dell’elettricità solare, un crollo che è andato oltre ogni aspettativa, e il risultato è uno solo: il fotovoltaico ha vinto. Le implicazioni sul mercato energetico globale sono profonde”. Di certo lo sono quelle sull’industria del carbone, dal momento che l’India importa oggi oltre 23 milioni di tonnellate di questo combustibile l’anno.
Autore: stefania Rinnovabili
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