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Vivremo fino a 100 anni, come affronteremo le pensioni ?

World Economic Forum, conosciuto anche come Forum di Davos, è una fondazione senza fini di lucro con sede Cologny, vicino a Ginevra, in Svizzera, nata nel 1971. Recentemente ha pubblicato uno studio incentrato sull’impatto dell’aumento dell’età possibile in un prossimo futuro sui sistemi di protezione sociale.
Le sfide che si affrontano per fornire ai sistemi pensionistici una sostenibilità  finanziaria certa sono ben note. Nella maggior parte dei paesi del mondo, gli standard di vita e i progressi sanitari permettono di vivere molto più a lungo. Questo è una cosa molto positiva, ma che comporta delle implicazioni per i bilanci statali  sia per la sanità che per le pensioni. Per questo già molti paesi si trovano in difficoltà e sono costretti a ridurre più o meno drasticamente il livello di copertura della protezione dai rischi sociali. In questo senso l’Italia è un paese paradigmatico, anche se i recenti accordi sulle pensioni ( Ape, Rita, peraltro non operativi e sperimentali) tendono a mitigarne le asperità.
Il Forum Investment Retirement sui Progetti di riforma dei sistemi previdenziali ha riunito esperti pensionistici di tutto il mondo per valutare quelle riforme che possono essere adottate per migliorare la probabilità che i sistemi di pensionamento possano supportare adeguatamente  i bisogni delle generazioni future.
Come ormai sappiamo bene, i fattori chiave di queste sfide ruotano attorno all’aumento dell’aspettativa di vita e del calo del tasso di natalità cui si correla una forza lavoro numericamente sempre più contenuta  che, corrispondentemente, deve sostenere una popolazione sempre crescente di pensionati.
Se gli aumenti dell’ aspettativa di vita si abbinano a corrispondenti aumenti dell’età pensionabile, la sfida è meno acuta, ma finora, tranne che in Italia,  si sono visti solo passi molto graduali. Sulla base dei soli cambiamenti demografici, i lavoratori che entrano oggi nel mondo del lavoro devono sapere di andare incontro ad una carriera lavorativa più lunga   In alcuni paesi, l’età pensionabile è portata addirittura in diminuzione. In Polonia, è stata introdotta recentemente una legge che consente di lasciare il lavoro a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne e  l’approccio della Polonia non aiuta perchè non mi sembra che sia stata colpita da sanzioni particolari…

Lo studio  individua alcuni  fattori aggiuntivi che stanno mettendo in difficoltà il sistema pensionistico globale.
Molti lavoratori dei paesi sviluppati e in via di sviluppo non hanno ancora un acceso facile alla previdenza complementare o altri prodotti di risparmio previdenziale. In molti casi le offerte sono disponibili, ma la loro  conoscenza è bassa o nulla e  genera una mancata disponibilità a costruirsi una pensione di scorta mettendo dei soldi da parte, non ipotecando  così il proprio futuro. Dove non esistono fondi di categoria come in Italia, le leggi possono mettere degli oneri troppo gravosi a carico delle aziende così  quelle piccole non ce la fanno..
Poi occorre fare i conti  con gli nvestimenti a lungo termine con bassi rendimenti.
Negli ultimi 10 anni, i loro rendimenti  sono stati significativamente inferiori ai rendimenti attesi. Le azioni hanno reso il 3% -5% al di sotto delle medie storiche e i rendimenti obbligazionari sono inferiori all’1% -3% portando i rendimenti in zona negativa. Ma con un’accorta politica di riduzione dei rischi che puntano al total capital return, questi effetti possono essere annullati.
Ma la maggior parte delle persone non conosce i concetti finanziari di base. Conoscenza che diventa sempre più importante perché i sistemi pensionistici richiedono agli individui  di assumere  decisioni sugli investimenti dei propri risparmi. La mancanza di una piena conoscenza e padronanza dei concetti base come l’interesse, l’inflazione ecc avrà un impatto sulla selezione di attività per diversificare i rischi. Molti individui sono mal attrezzati per una scelta  consapevole dei comparti di investimento o sono preda dei “venditori di polizze assicurative“.
Alcuni gruppi sono particolarmente vulnerabili, tra cui le donne, i giovani e coloro che non sanno come scegliere o si affidano a consulenti finanziari.

Per avere un livello di reddito ragionevole quando si sarà in pensione, occorre costruirsi una integrazione fra il 10% e il 15% di uno stipendio annuo medio. Oggi, le quote di integrazione nella maggior parte dei paesi sono molto inferiori ( perchè non dispongono del tfr che in Italia contribuisce in maniera molto sostanziosa ad incrementare il montante individuale). Questo già produce problemi in quei paesi dove tradizionalmente i benefici erano predefiniti e .avrebbero fornito una pensione garantita. Ora, mentre i lavoratori guardano il loro sistema a contribuzione definita non hanno più un beneficio garantito, si rendono conto che la pensione calcolata sui loro risparmi sarà molto più inferiore al previsto.

Data l’attuale situazione di bassa crescita, lo è Irrealistico aspettarsi che il risparmio renda in media meno 5% di un “pay check” per ciascuno anno della vita lavorativa.

I principi di un sistema pensionistico equo
Per chiudere il gap sul risparmio pensionistico, esistono tre aree chiave sulle quali
i governi e ai responsabili politici per le pensioni dovrebbe concentrarsi perché avranno il più grande impatto sul livello complessivo di sostenibilità finanziaria:
– Dare a tutti il diritto ad avere una pensione da parte delle istituzioni pubbliche (Inps ed enti previdenziali in Italia)

facilitare l’ accesso a piani di pensionamento privati ( previdenza complementare in Italia) che assicurino un buon rendimento economico

sostenere iniziative per aumentare i tassi di sostituzione ( benefici fiscali principalmente).
Il requisito minimo di qualsiasi sistema pensionistico pubblico dovrebbe essere quello della protezione degli anziani dalla povertà. I governi dovrebbero avere sia la responsabilità di fornire un reddito da pensione per tutti i cittadini che agisca come una “rete di sicurezza” sia tutelando coloro che perdono altre forme integrazione del reddito per  contenenere la povertà della popolazione anziana. Questo dovrebbe essere l’obiettivo fondativo del sistema pensionistico di ciascun paese, ma in molti Stati la pensione del primo pilastro manca o è sostanzialmente insufficiente per soddisfare le esigenze future cioè quando si smette di lavorare per un motivo qualsiasi ( età, disoccupazione, inabilità)..
In molti paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, vi sono grandi segmenti della popolazione che non hanno nessuna copertura previdenziale. O non conoscono le opzioni disponibili, o non hanno adottato le misure necessarie per contribuire regolarmente quando questa non è obbligatoria.


Coloro che lavorano nella micro economia, per i più piccoli datori di lavoro, generalmente lavoratori autonomi non hanno accesso ai piani pensionistici o non se lo possono permettere. Tutti i programmi creati per aumentare il numero delle persone che risparmiano per la pensione dovrebbero coinvolgere con benefit gli individui attualmente esclusi.
Nei paesi in cui ci sono difficoltà per creare regimi pensionistici basati sulla contribuzione dei datori di lavoro o dei singoli, solo l’introduzione di forme obbligatorie di sicurezza sociale può  ridurre significativamente la povertà tra gli anziani.
Oggi, ci sono molti strumenti che possono essere utilizzati per favorire il risparmio pensionistico. La tecnologia può rendere il risparmio automatico deducendo i contributi direttamente dalla retribuzione dei dipendenti come si fa ordinariamente in tutti i paesi occidentali. Incoraggiare i lavoratori ad adottare misure per la vecchiaia è fondamentale; ed è altresì importante creare rapidamente la fiducia nel sistema in cui gli individui stanno contribuendo sia in contributi obbligatorio o volontari. Sarà difficile acquisire il sostegno degli aderenti se la popolazione non è convinta della bontà delle assicurazioni sociali.
Da non sottovalutare che la creazione di sistemi pensionistici, pubblici o privati fa afflui9re nuove risorse nei sistemi economici. Pertanto, è importante considerare i modi più efficienti per gestire queste nuove risorse che entrano nel sistema e che consentono ad aiutare l’economia globalmente intesa e a tutelare i singoli.
In ultimo non si deve dimenticare che passata la fase dello squilibrio anziani giovani, nel 2050 la situazione demografica dovrebbe normalizzarsi e questo fattore unito alla tenenza universale all’aumento dell’età pensionabile, differenziando in base anche alla gravosità e differenza dei vari lavori, la situazione in prospettiva sarà meno drammatica di quanto solitamente viene dipinta.

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Autore: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

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