Jon von Tetzchner non le manda a dire a Google che sembra stia facendo di tutto per mettere il bastone tra le ruote nello sviluppo di Vivaldi, il nuovo navigatore internet sviluppato per concorrere proprio a Google Chrome e ad altri. Affermazioni, quelle del fondatore di Opera, che sembrano andare verso un’unica direzione e che riguardano l’impossibilità da parte di Vivaldi di apporre il proprio accesso a Google AdWord, il servizio online di advertising per la pubblicità su internet.
Il messaggio del fondatore di Opera è stato pubblicato da lui stesso in un post sul proprio blog con un titolo eclatante: “My friends at Google: it is time to return to not being evil”. Palese dunque l’accusa nei confronti del colosso di Mountain View che sembra stia bloccando con ogni sorta di scusa la possibilità di inserire spazi pubblicitari all’interno delle pagine di ricerca di Google su Vivaldi.
Come spiega Von Tetzchner il problema si potrae da molti mesi. Esattamente dallo scorso mese di maggio quando lo stesso fondatore aveva realizzato apertamente delle dichiarazioni nei confronti di google e di Facebook sulla necessità di mettere al bando le funzionalità di localizzazione nei confronti degli utenti che utilizzavano appunto i servizi dei due colossi. Pochi giorni dopo le sue dichiarazioni, Vivaldi, si vedeva bloccare, senza motivo a detta del fondatore, le campagne pubblicitarie di Google proprio sul browser web di nuova concezione. Coincidenze?
Lo stesso Von Teztchner contattata Google ha ricevuto una risposta quanto mai fuorviante in cui il colosso metterebbe in dubbio l’accordo di licenza con l’utente finale (EULA) ma anche i contratto tra il fornitore di un software e l’utente. In poche parole mancava, secondo Google, la pubblicazione del contratto sul portale di Vivaldi che prontamente lo ha posto in essere senza però ottenere il ripristino di Google AdWord. Le nuove direttive di Google indicano la necessità di mostrare in qualsiasi pulsante download del sito Vivaldi la propria EULA che chiaramente limiterebbe il browser web nei confronti della concorrenza e soprattutto nei confronti di Google Chrome per il quale l’azienda di Mountain View non mostra l’EULA come invece richiede per gli altri.
Il fondatore di Opera, che ha dovuto sottostare ad ogni richiesta di Google, contesta non tante le richieste che l’azienda ha fatto a Vivaldi ma anche e soprattutto l’aggressività con cui le stesse sono state realizzate nei confronti degli altri competitor. Non vengono assolutamente avvisati i clienti e soprattutto solo gli altri devono sottostare a tali regole.
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