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Una vita con la testa fra le stelle, in cerca della verità

Author: Elena Re Garbagnati Tom’s Hardware

Quando un saggio di Scienza si rivela un racconto coinvolgente significa che l’autore ha fatto centro, e che il messaggio che voleva trasmettere arriverà, a prescindere che il lettore sia un esperto del settore o uno che della materia ne sa poco o niente. Al contrario dei testi scolastici infatti, i libri di divulgazione devono saper coinvolgere un lettore curioso con la pretesa legittima di appassionarlo all’argomento, senza il vezzo (illegittimo peraltro) di volerlo far diventare uno scienziato.

Questo è esattamente quello che fa un libro che mi hanno regalato per Natale: La colorata lentezza delle galassie. Vita di uno scienziato irriverente.

L’autore Giuseppe Gavazzi, professore di astrofisica all’Università di Milano Bicocca, racconta al lettore la sua storia professionale, dalla laurea con il grande Beppo Occhialini ai tempi recenti.  Perché dovrebbe interessarvi? Per tantissimi motivi. Prima di tutto perché Gavazzi fa capire come raramente capita che l’astrofisico non è un lavoro ma una vocazione, un modo di vivere che da una parte viene acquisito con il tempo e le esperienze (anche internazionali), ma più che altro è insito nelle persone straordinarie che fanno questo mestiere.

Il risultato è che è impossibile scindere vita privata e professionale, perché il modo di vedere le cose permea tutto e lo illumina di una luce particolare che si può capire solo conoscendo la vita di un astronomo come Gavazzi. Una persona che ha dedicato la vita alla ricerca e che ha avuto la fortuna (o la sfortuna a seconda dei punti di vista) di avere vissuto in prima persona passaggi storici molto significativi come quello fra il modo, più genuino, di fare Scienza di una volta e l’odierna “Big science” con progetti faraonici altamente istituzionalizzati in cui i ricercatori sono “inquadrati”. O l’opportunità di confrontare la realtà scientifica straniera con quella italiana in tempi non sospetti, quando non esisteva ancora il tormentone della fuga di cervelli, ma la ricerca italiana offriva già molto poco.

L’idea di partenza è stata quella di raccontare l’evoluzione dell’astrofisica, ma l’autore offre ben di più. Non aspettatevi infatti una cronistoria di avvenimenti più o meno noti, perché Gavazzi riferisce quello che ha vissuto in prima persona, con le sensazioni, i dubbi, i sentimenti che ha provato e che hanno suscitato in lui le vicende legate all’astrofisica vissute dai contemporanei dell’epoca. E scoprirete per esempio che tanti atteggiamenti che oggi addebitiamo alla concorrenza fra i team di ricerca nell’accaparrarsi i finanziamenti in realtà arrivano da lontano e sono insiti nella natura umana. Un esempio su tutti: l’autore racconta che nel 1975 si rese conto che “ci sono gli scienziati frettolosi e quelli prudenti. I primi, esponendosi maggiormente, raccolgono talvolta successi immediati, i secondi lavorano nell’ombra, spinti dalla curiosità di capire, più che dal miraggio di un effimero successo. È una faccenda di stile […]”.

Quello che mi ha colpito di più però è la passione dell’autore per le stelle e le galassie, la curiosità e lo sguardo sempre fisso alla ricerca della verità. Una passione che va di pari passo con lo stesso sentimento per la vita, la famiglia, gli amici più cari incontrati nel cammino professionale articolato di molti viaggi e diventati quasi una famiglia adottiva.

Certo non mancano insegnamenti di radioastronomia, ma quello che resta al lettore una volta finito il libro non è il nozionismo. A me personalmente ha lasciato più che altro un senso di meraviglia e un pizzico di amarezza. Meraviglia per come una professione possa davvero cambiare il proprio modo di vedere il mondo, e per le scoperte a cui si può assistere in prima persona.

Per vedere tutti gli altri libri recensiti in questa rubrica cliccate qui.

Amarezza perché a più riprese Gavazzi mi ha porto a chiedermi se il percorso che stiamo seguendo in questo ramo della ricerca scientifica sia davvero migliore di quello passato. Un approccio che mi pare avere accantonato molta della meraviglia a favore della produzione frenetica di risultati per capitalizzare al massimo gli investimenti, e che non lascia più molto spazio all’inventiva singola. Un percorso che a pensarci bene non riguarda solo la Scienza, e in cui spesso inconsapevolmente ci ritroviamo incanalati in nome del progresso e del consumismo. Il racconto dell’autore certo non cambia le cose, ma ci aiuta a ricordarci che la passione in ciascuno di noi è innata e non sparisce.


Tom’s Consiglia

Un altro libro che suscita meraviglia per il Cosmo, scritto da uno dei più famosi ricercatori italiani di fama internazionale, è “L’universo nel Terzo millennio” della grandissima Margherita Hack, da non perdere!

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