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Il Fondo monetario avvisa: altro che abolire la Fornero!

Author: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

Preparato da tempo, il documento del Fondo monetario internazionale è stato reso noto prorio in questi giorni come una sorta di memorandum sul futuro governo. E’ un documento sotto certi aspetti agghiacciante e che ripropone misure di austerity che francamente si ritenevano almeno parzialmente superate. Ritorna in ballo perfino la proposta di rivedere i meccanismi di concessione della pensione di riversibilità, come una delle posibili leve di rilancio occupazionale. Come dire, chi percepisce la pensione dei superstiti si accontanta e non cerca il lavoro! Il 19 marzo scorso, pertanto il Fondo Monetario Internazionale ha levato alte grida sull’Italia e c’è mancato poco che non si strappasse le vesti. Altro che abolire la Fornero! Per il Fondo Monetario la spesa pensionistica italiana resta molto elevata. Nonostante le varie riforme fatte, fra le quali la Fornero appunto , è pari al 16% del Pil ed è la seconda nell’area euro dopo la Grecia. Lo afferma un ‘working paper’ un quaderno di lavoro del Fmi curato da Michael Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi e dal titolo ‘Italy: toward a growth-friendly fiscal reform’ (Italia: per una riforma fiscale favorevole alla crescita).
Dice il quaderno: L’aggiornamento del documento economico e finanziario 2017 (Def) indica le intenzioni del governo per i prossimi tre anni, prevedendo la diminuzione del disavanzo nominale dal 2,1 % del PIL nel 2017 all’1,6 percento del PIL nel 2018, (0,9 percento del PIL). Il  deficit strutturale, cioè il deficitdovre bbe diminuire da circa l’1,3% del PIL nel 2017 all’1% del PIL nel 2018, lo 0,6% del PIL nel 2019 e lo 0,2% del PIL al 2020. Tuttavia, i piani concreti per raggiungere questi obiettivi non sono stati specificati, oltre la generica individuazione di ampi settori, come tagli per alla spesa e la lotta contro.l’evasione.
Più puntualmente Il documento dell’ IMF ( International Monetary Fund) identifica secondo le sue vedute, le opzioni per favorire la crescita. È diviso in quattro parti:

Spesa pubblica
Sistema pensionistico
Ribilanciamento delle entrate
le politiche favorevoli alla crescita

Un’analisi della spesa pubblica italiana negli ultimi due decadi  nel decennio successivo all’adesione all’euro, rileva che è cresciuta più rapidamente della potenziale produzione, dovuta, sempre secondo il FMI, in gran parte alla rapida crescita delle pensioni; tuttavia dall’inizio della crisi finanziaria globale, la spesa è stata ampiamente controllata, principalmente attraverso il congelamento delle assunzioni e dei salari e tagli nella spesa in conto capitale. La spesa pensionistica però ha continuato a salire; nonostante la riforma Fornero, perché pesano gli eccessi di spesa pre-crisi  che non sono stati eliminati. Per questo motivo  potrebbero essere necessari nuovi i risparmi, considerevoli e durevoli, riducendo l’enorme spesa pensionistica ( enorme per il fondo monetario naturalmente!). Parallelamente bisogna migliorare l’efficienza della spesa sanitaria, soprattutto a livello locale e in alcune aree geografiche.
Oltre metà dell’attuale spesa primaria è costituita dalla spesa per la sicurezza sociale, che è dominata dalla spesa pensionistica. Circa il 16% del PIL.
L’Italia è seconda solo alla Grecia. Per ridurla sono state fatte diverse riforme. Tuttavia, prima che diventino evidente gli effetti completi  di queste riforme, è probabile che persistano e pesino  sull’obiettivo dell’Italia di raggiungere e mantenere un bilancio equilibrato. Ci sono ancora aree molto generose su cui intervenire.
Le proiezioni previdenziali italiane poggiano su ipotesi ottimistiche, come l’aumento costante dell’occupazione e il mantenimento di tassi di crescita del PIL molto elevati.
I benefici sociali hanno dominato tutte le altre categorie di spesa, aumentando del 43% circa dal 1999 al 2007 e di un ulteriore 33 percento da allora. Rappresenta la metà della spesa primaria totale, circa il 40 per cento al momento dell’adesione all’euro. La maggior parte della spesa per le prestazioni sociali si concentra nelle pensioni, che riflette sia un’alta percentuale di popolazione anziana che una generosa pensione con alti tassi di sostituzione. Però la spesa per prestazioni sociali non pensionistiche in Italia è bassa, frammentata e scarsamente mirata rispetto ad altri paesi dell’UE.

Riforme passate e il sistema attuale
Dal 1992, il sistema pensionistico in It alia ha subito molteplici riforme. Fondamentale i l passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo nel 1995, aggiornamenti periodici basati sui tassi di mortalità (2007), l’inasprimento dei requisiti di ammissibilità (1992, 1995, 1997, 2004, 2007, 2011), l’ allineamento dell’età pensionabile legale delle donne con quella maschile (2010, 2011), e indicizzazione deletà pensionabile all’aspettativa di vita.
La transizione dal vecchio sistema al contributivo ha diviso i beneficiari delle pensioni
in due categorie, sulla base degli anni di assicurazione accumulati prima o dopo il 1995:facendo ricadere gli oneri  solo sui futuri pensionati.
Il sistema contributivo come è noto si basa sui contributi versati anziché sulla med ia delle retribuzioni degli ultimi anni; riduce automaticamente i benefici (e quindi le rate di pensioni in caso di tassi / pagamenti di contribuzione inferiori o shock demogr afici.   Quest a neutralità attuariale non è garantisce che il contributivo sia automaticamente sostenibile o non aperto a interferenze che possono operare tramite diversi set di parametri (ad esempio, la quattordicesima mensilità di pensione). Come in qualsiasi sistema finanziato da PAYG ( pay as you go), cioè a ripartizione, la sostenibilità dipende anche dalle tendenze demografiche e dai risultati di crescita e occupazione.
In base alle politiche correnti, tuttavia, la rendita si basa su un tasso interno troppo elevato .In un contributivo “puro”, il tasso interno di rendimento (IRR) dovrebbe essere scelto per garantire equilibrio attuariale tra attività e passività a livello di sistema. In Italia è legato alla media quinquennale del Pil.
Nel sistema pensionistico italiano, l’adeguamento alle condizioni macro-demografiche  (come le revisioni periodiche del coefficiente di trasformazione) influenzano le generazioni future unicamente dei pensionandi, lasciando inalterati i   pensionati attuali. L’IRR che rivaluta il capitale è legato alla performance passata. Sarebbe quindi importante introdurre un automatico fattori di aggiustamento (o sostenibilità) che collega gli attuali pagamenti delle pensioni ad una misura di equilibrio attuariale a lungo termine per proteggersi da shock imprevedibili e migliorare l’equità intergenerazionale..
Come intervenire
Si dovrebbe prendere in considerazione l’adozione di misure che possano produrre risparmi nel prossimo futuro e risparmi sicuri a medio termine, in linea con le attuali impostazioni economiche.
I risparmi a breve termine derivano dall’affrontare l’eccessiva generosità e la mancanza di equità attuariale dei pensionati retributivi e misti. Il Fondo monetario ripopone la vecchia ricetta di ricalcolo delle pensione in essere che anche in Italia ha numerosi supporters
Questi tagli potrebbero andare verso la creazione di eccedenze primarie superiori perché in Italia c’è bisogno di mettere il debito pubblico su una traiettoria discendente stabile e di migliorare l’equità intragenerazionale spostando e riducendo le rendite per i pensionati che finora sono stati relativamente meglio.
• Eliminare completamente la quattordicesima mensilità della pensione e ridurre la tredicesima equivalente ai benefici annuali per tutti i pensionati nel retributivo e misto.
Il supporto per i più disagiati – la giustificazione fornita per l’introduzione della
quattordicesima mensilità ai pensionati a basso reddito nel bilancio 2017- potrebbe essere
raggiunto attraverso una moderna rete di sicurezza sociale ben mirata, con la creazione di uno schema universale anti-povertà. E qui il Fondo monetario non tiene conto ma gli sarà sfuggito, le recenti misure contro la povertà ed il Reddito di inclusione.
• Introdurre un limite di età per un coniuge superstite e limitare  i pagamenti ai parenti diversi dal coniuge o l’orfano sopravvissuto. Ciò limiterebbe l’ammissibilità per una pensione di reversibilità,ridurre la spesa e incentivare la partecipazione alla forza lavoro.
Ricalibrare le pensioni esistenti sulla base al sistema contributivo. Questo servirebbe a ridurre la spesa pensionistica a breve e medio termine riducendo le prestazioni a coloro che  hanno beneficiato del generoso schema retributivo e non influenzerà la spesa a lungo termine (dato dal contributivo).
Armonizzare le aliquote contributive dei lavoratori autonomi con quelli dei lavoratori dipendenti.Tassi di contribuzione inferiori per i lavoratori autonomi costituiscono un trattamento preferenziale.
• Un’opzione per ridurre l’elevato cuneo fiscale sul lavoro – come parte di una svalutazione fiscale, mentre la riduzione dei tassi di sostituzione a lungo t ermine può basarsi sulla riduzione contributiva dei datori di lavoro. Ciò non solo riduce il cuneo fiscale per i lavoratori in corso, ma si traduce anche in una riduzione delle spese previdenziali future tramite lo schema contributivo. Occorre introdurre un meccanismo di aggiustamento automatico che colleg a la spesa pensionistica a quella attuariale a lungo termine (come, ad esempio viene fatto in Svezia, Canada e Germania). Lo scopo principale di tale meccanismo consente di adeguare automaticamente gli attuali pagamenti delle pensioni come a risposta a shock permanenti, contribuendo così a mantenere la sostenibilità del sistema pensionistico senza la necessità di aumentare le imposte sui salari (che a loro volta comporterebbero aumenti in futuro. La percentuale di crescita attualmente fissata all’1,5 per cento annuo è ben al di sopra del potenziale di crescita a lungo termine dell’Italia .Un’implicazione chiave delle simulazioni  è che l’Italia deve perseguire in modo completo le riforme che promuovono la crescita con urgenza e ridurre le rigidità nominali dei salari,  aumentare la produttività e i tassi di occupazione a lungo termine. In assenza di tali riforme che richiedono del tempo per ottenere risultati  e ridurre gli squilibri esistenti, anche il sistema contributivo non può garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e del debito pubblico.

FMI quaderno di lavoro

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