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USA contro ZTE, non potrà usare componenti statunitensi

Author: Saverio Alloggio Tom’s Hardware

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha comminato una sanzione a ZTE. Il provvedimento prevede che l’azienda cinese non possa acquistare componenti realizzate da compagnie statunitensi. La decisione arriva a seguito di quanto accaduto lo scorso anno in merito alla vicenda che ha visto il gigante di Shenzen coinvolto nelle vendite di equipaggiamento e software USA verso l’Iran.

Come ricorderete infatti, ZTE ha utilizzato una serie di società parallele al fine di commercializzare tecnologia USA in Iran, nonostante l’embargo vigente nei confronti del Paese in questione. L’azienda cinese era stata ritenuta colpevole, tanto da aver ammesso anche le proprie colpe e aver pagato una maxi multa di circa 890 milioni di dollari.

ZTE si era però impegnata a prendere provvedimenti disciplinari nei confronti dei propri dipendenti direttamente coinvolti nella vicenda. Sembra però che l’azienda cinese, anziché punirli, li abbia premiati con dei bonus, così come riferito da Wilbur Ross, Segretario al Commercio degli Stati Uniti.

Leggi anche: L’intelligence USA contro gli smartphone Huawei e ZTE

Da qui il pesante provvedimento da parte del Dipartimento del Commercio, con il divieto per le aziende statunitensi di vendere componenti a ZTE che avrà durata di 7 anni. Un impedimento enorme per l’azienda cinese, che spesso per i propri dispositivi ha utilizzato hardware di Qualcomm e Intel e software di Microsoft.

Soprattutto in ambito smartphone, le alternative ai chipset Qualcomm non sono poi molte. In tal senso, basti pensare come lo ZTE Axon M, l’ormai noto dispositivo mobile con due schermi ripiegabile, sia equipaggiato proprio con SoC Snapdragon. Senza dimenticare sia di proprietà dell’azienda cinese anche il brand Nubia. Insomma, una situazione complessa.

Leggi anche: Recensione ZTE Axon M: uno smartphone, due schermi

L’impatto sul business ZTE potrebbe dunque essere importante, soprattutto nel medio-lungo periodo. Per adesso non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte dell’azienda cinese, che comunque potrà continuare a commercializzare i propri dispositivi negli Stati Uniti. 


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