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L’Italia che inquina l’aria finisce davanti alla Corte di Giustizia Ue


Author: Giulio QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

Il nostro paese, insieme a Francia, Germania, Gran Bretagna, Romania e Ungheria, è stato bocciato in via definitiva dalla Commissione europea in tema di emissioni nocive nei centri urbani e, con Austria e Croazia, per la mancata trasmissione del programma sulla gestione dei rifiuti nucleari.

C’è anche l’Italia, tra lei sei nazioni deferite da Bruxelles alla Corte di Giustizia Ue, con le accuse di superare i valori-limite per le emissioni di sostanze nocive nell’atmosfera.

La Commissione europea, infatti, ha avviato le azioni legali contro Francia, Germania, Gran Bretagna, Romania e Ungheria, oltre al nostro paese, per il mancato rispetto delle norme sulla qualità dell’aria, soprattutto nei grandi centri urbani.

Per capire la portata delle procedure d’infrazione, torniamo un attimo allo scorso gennaio, al vertice che si era svolto a Bruxelles con i ministri dell’ambiente di nove paesi inquinatori – c’erano anche i rappresentanti di Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna – per discutere come risolvere l’emergenza smog.

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La Commissione aveva concesso un ultimo avvertimento agli Stati membri che rischiavano di finire davanti ai giudici europei, dando l’opportunità di stabilire una serie di misure “credibili, efficaci e tempestive” con cui ridurre le emissioni inquinanti.

Misure che, tuttavia, nella maggior parte dei casi non hanno convinto i commissari.

L’Italia, in particolare, insieme a Romania e Ungheria, è stata deferita alla Corte per aver violato ripetutamente i limiti consentiti delle concentrazioni di particolato fine (PM10).

Nel 2016, evidenzia una nota della Commissione, il nostro paese ha sforato per 89 giorni i livelli massimi giornalieri previsti dalla legge Ue per le polveri sottili, pari a 50 microgrammi/metro cubo, con la possibilità di eccedere questa soglia per 35 volte in un anno, mentre la media sui dodici mesi deve attestarsi a 40 microgrammi/metro cubo.

Francia, Germania e Gran Bretagna, invece, sono state bocciate per i continui sforamenti delle concentrazioni di biossido d’azoto (NO2).

Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna, al momento, sono “salve” perché i rimedi proposti dai rispettivi governi sono stati approvati da Bruxelles, che monitorerà i progressi ottenuti per migliorare la qualità dell’aria.

L’Italia, inoltre, insieme a Germania, Lussemburgo e Gran Bretagna, ha meritato una nuova lettera di messa in mora in tema di emissioni auto.

Questi quattro paesi, chiarisce la Commissione, non hanno rispettato le norme europee sull’omologazione dei veicoli e non hanno inflitto le sanzioni/penalità ai costruttori colpevoli di aver manipolato i test sull’efficienza delle vetture.

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Bruxelles aveva lanciato una procedura d’infrazione contro l’Italia a maggio 2017, a causa delle violazioni riscontrate da parte di Fiat-Chrysler. Il nostro governo aveva poi ordinato a FCA di eseguire un richiamo obbligatorio di certe vetture a livello Ue.

Ora Bruxelles ci chiede maggiori informazioni sulle misure correttive adottate a suo tempo, oltre che sulle sanzioni applicate al gruppo guidato da Sergio Marchionne.

Per quanto riguarda, infine, il nucleare, una nota di Bruxelles segnala che Italia, Croazia e Austria sono state deferite alla Corte Ue perché non hanno trasmesso i programmi nazionali di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, come previsto dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio (il termine per presentare i programmi era il 23 agosto 2015).

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