Categories: Economia

CRASH IN CHINA!

Dopo una piccola pausa, riprendiamo con due avvenimenti che penso risulteranno determinanti per le sorti dell’economia globale e dell’Europa intera.

Il primo è ovviamente la debacle politica del PD o meglio dell’intera sinistra del Paese, non una sconfitta qualunque, ma una disfatta alla luce del linciaggio mediatico che ha subito l’attuale governo e dei temi che l’attuale opposizione usa per insultare quotidianamente.

L’immagine iniziale è più che una metafora, come ho scritto l’altro giorno, potrebbe essere il titolo del mio prossimo libro sempre che riuscirò mai a finirlo.

Meravigliosa Cenerentola Italia Faccio ancora in tempo per cambiare il titolo [email protected] futuro libro da “Italia la principessa sullo spread” “Italia Cenerentola d’Europa.” #ballottaggi pic.twitter.com/bvVfV6BKA2

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 26, 2018

Nel frattempo quale migliore occasione per l’estate per chi è salito solo ora a bordo, per regalare o leggersi la storia di Icebergfinanza, la madre di tutte le crisi. Torno a ripetere, per chi è distratto che questo probabilmente è l’unico blog nel quale la navigazione non è disturbata da continua pubblicità, accesso completamente gratuito, il Vostro sostegno è indispensabile, non tanto per un libro dal quale l’autore ricava il 7 % del costo.

Colgo l’occasione per ringraziare di nuovo di cuore, tutti coloro che sostengono con generosità il nostro viaggio.

Dalla bolla dei tulipani nelle Fiandre del Seicento fino alla grande crisi di oggi, un diario di bordo sulle principali follie finanziarie che hanno messo in ginocchio l’economia mondiale.

Un libro per tutti, un linguaggio semplice che aiuta a comprendere come purtroppo la finanza ha sequestrato la Democrazia e la vita sociale delle nostre comunità!

Il libro ricostruisce – le varie tempeste che si sono succedute nei secoli e spiega perché l’avidità di profitto finisce per spingere gli uomini a ripetere i loro errori, a speculare sulle bolle e a fuggire rovinosamente dai mercati durante le depressioni.

Troppi burattinai del capitale giocano con la vita di milioni di piccoli risparmiatori. Troppa ignoranza finanziaria ostacola le scelte razionali

IL NOSTRO LIBRO!

Ma torniamo a noi, tralasciando la politica visto che gli ultimi avvenimenti non hanno alcun bisogno di sintesi e veniamo a quello che accadrà in settimana al vertice europeo, senza dimenticare che qualcuno oggi torna a parlare di Grecia…

#Grecia Appena il 5% dei prestiti è finito nelle casse di Atene. Il resto è servito a ricapitalizzare il sistema creditizio del Paese e ripagare i creditori, soprattutto le banche francesi e tedesche. E l’Italia ha dovuto pagare il conto degli altri.

Questi vengono fuori sette anni dopo .@icebergfinanza primo in Italia dirlo nell’agosto del 2011. https://t.co/GYGhmL8Aaf @copyright 😉 https://t.co/beI4Nepg9k

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 23, 2018

Devo ammettere che la frustrazione è stata tanta in questi anni, noi siamo stati i primi sin dal 2011 a raccontarvi cosa in realtà stava accadendo, nell’agosto del 2011, non ieri o oggi, avevamo scritto…

(…) un punto di vista sulla crisi del debito europeo e la crisi greca, è che si tratti di un tentativo elaborato dal governo tedesco per conto delle sue banche per ottenere indietro i loro soldi senza richiamare l’attenzione su ciò che stanno facendo.

Il governo tedesco dà i soldi al fondo di salvataggio dell’Unione europea in modo che possa dare i soldi al governo irlandese in modo che il governo irlandese può dare indietro denaro alle banche irlandesi così le banche irlandesi possono rimborsare i loro prestiti alle banche tedesche.

Ma davvero vi sembra possibile che se l’avevamo capito noi, la classe dirigente di questo Paese non aveva capito nulla, davvero vi sembra possibile?

Per fortuna tutto è cambiato con i protagonisti di questo Governo e in Europa non ci sarà più un Cenerentola stracciona, ma una Cenerentola accompagnata da un principe, la Consapevolezza che con un no, si può sconvolgere la governance di questa babilonia.

Wolfgang Munchau, Financial Times, su “Eurointelligence”: “Ciò che rende Matteo Salvini così pericoloso per l’UE è la sua completa mancanza di paura. Questa è una categoria di politico recalcitrante che Merkel non ha ancora incontrato nell’UE”. Punto a capo!

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 26, 2018

La ministra austriaca Kneissl: “Pronti a rimandare in Italia i profughi respinti da Berlino””Comincia la nostra presidenza Ue, il pilastro sarà: basta quote, sì alla protezione delle frontiereesterne dell’Unione”

Dove pensavate di andare con questa Europa e con la classe dirigente di prima? C’è forse qualcuno che si fa illusioni sul vertice di domani e dopodomani, solo perché in una cena “segreta” Macron ha fatto finta di dare il via libera ad una nave pirata?

Lifeline: “Malta ci impedisce di entrare in porto”.Macron: “La nave ha agito contro tutte le regole”

Non si mettono d’accordo neanche sulla ripartizione delle povere anime che sono a bordo della Lifeline, figurarsi cosa potrà accadere nelle prossime settimane nel cuore dell’estate. Il 14 ottobre ci saranno le elezioni in Baviera, il discorso elettorale finale lo farà l’attuale presidente austriaco Kurz e non la Merkel.

Siamo solo a giugno, immaginatevi cosa potrà accadere da qui a ottobre.

Thanks to Mish!

No, qualunque soluzione verrà trovata sarà come sempre una soluzione tampone, ormai l’Europa ci ha abituati a questa continua ipocrisia.

Nel frattempo continua l’escalation della guerra commerciale, ufficialmente in pieno svolgimento, in quanto l’ultima boutade dell’amministrazione Trump prende di mira non più solo la Cina, ma tutti i Paesi che secondo loro rubano tecnologia americana.

Parlando a nome del presidente Usa, Mnuchin ha spiegato che l’annuncio in arrivo da Washington “non sarà specifico della Cina ma di tutti i Paesi che stanno cercando di rubare la nostra tecnologia”.

Come riporta Wall Street Italia, Ieri l’agenzia di rating Moody’s, ha lanciato l’allarme affermando che le tariffe più elevate causeranno problemi nella catena di approvvigionamento globale dell’industria automobilistica.

“Una tariffa del 25% su veicoli e componenti importati sarebbe negativa per ogni segmento dell’industria automobilistica – produttori automobilistici, fornitori di ricambi, concessionari auto e società di trasporti … Se dovessero essere imposte tariffe, le case automobilistiche dovrebbero assorbire i costi per proteggere le vendite volumi o aumentare i prezzi per passare i costi tariffari ai clienti, il che potrebbe danneggiare le vendite; o una combinazione di entrambi”.

Il commercio di auto tra Ue e Usa vale circa il 10% del business complessivo tra le due regioni. Gli Stati Uniti rappresentano la prima destinazione delle esportazioni di vetture dell’Ue sia in termini di unità (20,4% nel 2017) sia di valore (quota del 29,3%).

I mercati stanno ampiamente sottovalutando questo rischio, mentre il DAX sta portando a termine il nostro dipinto preferito di cui vi abbiamo parlato nell’ultimo manoscritto di Machiavelli…

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Un insospettabile Peter Navarro, suggerisce che non ci sono piani immediati per imporre restrizioni sugli investimenti cinesi, tutto e il contrario di tutto, dopo aver dichiarato che gli investimenti della Cina rappresentano una minaccia alla sicurezza economica e nazionale Usa.

Attenta a non apparire affatto debole, la Cina continua a usare una retorica dura nei confronti delle politica commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, secondo varie indiscrezioni di stampa, sia Pechino sia Washington stanno lavorando da dietro le quinte per evitare una guerra commerciale che potrebbe scoppiare il 6 luglio prossimo, la data in cui tutte e due le nazioni faranno scattare nuovi dazi l’una contro l’altra.

Un editoriale comparso su “China Daily” – quotidiano in lingua inglese controllato da Pechino – si sostiene che il protezionismo degli Usa “è sintomo di illusioni paranoiche”. La tesi della nazione asiatica è che l’America di Donald Trump non ha capito che gli scambi con la Cina sostengono milioni di posti di lavoro statunitensi. Citando uno studio, l’editoriale fa notare che tra gennaio e maggio di quest’anno gli investimenti cinesi in Usa sono crollati di circa il 92% a meno di 2 miliardi di dollari (minimi di sette anni). Secono la Cina, è l’effetto della “crociata di Trump e dei suoi falchi commerciali”. ( America24 )

Loro però non stanno a guardare…

“In Occidente si ha l’idea che se qualcuno ti colpisce sulla guancia sinistra, si porge l’altra guancia”, ha detto il leader cinese, secondo le fonti del WSJ, “Nella nostra cultura restituiamo il colpo “.

A tal fine, Pechino dispone di una serie di strumenti. Mentre le sue opzioni sui dazi sono limitate dal livello delle importazioni americane, Pechino può, come ha già fatto in alcuni casi, bloccare le operazioni di M&A che coinvolgono le società americane, ritardare le licenze, effettuare ispezioni o spingere il suo miliardo di consumatori ad abbandonare i prodotti americani.(MilanoFinanza)

Ma veniamo alle solite voci che girano ormai da secoli sulla possibile arma di ritorsione cinese, i nostri tesorucci, i titoli di Stato americani di cui parleremo in maniera approfondita nel prossimo manoscritto.

Il teatro della battaglia si allarga

Fino a che punto potrebbe arrivare? Molto lontano, a quanto pare. Peter Navarro, consulente per il commercio della Casa Bianca, afferma che “la posta in gioco è molto più alta per la Cina che per noi” e che Pechino “potrebbe aver sottovalutato la determinazione del presidente Trump”. Queste dichiarazioni “sembrerebbero basarsi sul fatto che le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti ammontano a $ 500 miliardi, mentre quelle statunitensi verso la Cina soltanto a 130 miliardi di dollari, per questo Pechino finirà per restare priva di prodotti a cui applicare tariffe prima di Washington. Il che è vero, ma la Cina potrebbe facilmente allargare il teatro della battaglia”, continuano Joseph Amato, Brad Tank e Ashok K. Bhatia.

Le controllate e le joint-venture locali delle società americane realizzano ingenti ricavi in Cina, e secondo la maggior parte delle stime il loro fatturato complessivo supera 250 miliardi di dollari. L’arma più pericolosa della Cina in questa guerra commerciale non sono probabilmente i dazi, ma la possibilità di chiudere i negozi Apple , ad esempio, o di complicare in qualche altro modo la vita di queste società statunitensi, senza parlare della prospettiva di eventuali boicottaggi da parte dei consumatori cinesi o di iniziative di maggiore impatto sul vincolo di oscillazione tra la valuta cinese e quella statunitense o sulle riserve di Treasury detenute da Pechino.

Sembra che l’arma della svalutazione cinese sia in pieno svolgimento, lo yuan continua a crollare contro il dollaro, sceso ormai di oltre 6 punti da marzo. L’ultima volta, nel 2015, ha scatenato l’inferno sui mercati finanziari mondiali.

La notizia arriva come sempre da Bloomberg, la Cina si sta preparando per una guerra commerciale su vasta scala, e i  titoli del Tesoro USA potrebbero non essere immuni dalla scaramuccia.

La PBOC si asterrà inoltre dall’aumentare le disponibilità di titoli del Tesoro statunitensi e, di fatto, cercherà di ridurle “appropriatamente”, scrive Ghahramani.

Nessun problema, ve lo abbiamo raccontato negli ultimi mesi, continueremo a raccontarvelo nel prossimo manoscritto di Machiavelli.

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