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Ci voleva Stronger per iniziare a raccontare diversamente le storie vere

Author: Gabriele Niola Wired

Un altro eroe americano. Jeff Bauman, rimasto paralizzato dall’esplosione delle bombe alla maratona di Boston del 2013, a poche ore dall’evento è riuscito tuttavia a fornire una buona descrizione degli attentatori che aveva intravisto, cruciale per la polizia. Immediatamente considerato un tesoro americano mentre la sua considerazione di sé era in picchiata, paralizzato dal ginocchio in giù, costretto sulla sedia a rotelle, e depresso dall’improvviso cambio, Bauman era un eroe per la nazione ma non per se stesso.

Del resto nulla di quel che tramanda la cronaca è totalmente vero per Stronger – Io sono più forte, il film che racconta questa storia diretto da David Gordon Green (autore stranissimo che passa da commedie come StrafumatiLo spaventapassere a film molto seri, invero meno riusciti, come Manglehorn e Joe), impermeabile alla consueta retorica dei veri protagonisti e per nulla incline a genuflettersi di fronte a loro. Ci voleva insomma qualcuno di così particolare per rompere la solita gabbia dei film biografici.

E d’altra parte era anche ora che cambiassimo atteggiamento verso le storie vere e i loro protagonisti ancora in vita. Non è un mistero che in questi anni di cinema e di serialità televisiva stiamo stabilendo un nuovo rapporto con la narrazione della realtà. Sempre più le storie che vediamo sono “ispirate da fatti veri” e spesso, proprio per questo motivo, sono paradossali, assurde, clamorose ed eccezionali come raramente la finzione è.

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In Stronger i protagonisti, da Bauman alla sua famiglia, non sono per nulla il ritratto della correttezza e dei bravi americani, non lavorano per migliorare la vita del protagonista, né infine sono catalogabili in toto come “i buoni”.

La realtà è più complessa (finalmente) e anche un film con una missione evidentemente patriottica, denso di bandiere e inni nazionali, è capace di mettere in scena sul serio luci e ombre, di creare un ritratto non conciliante di una persona non certo meravigliosa che fa la cosa giusta senza per questo redimersi o migliorare.

Bauman, ben interpretato da Jake Gyllenhaal, lo seguiamo brevemente prima dell’attentato, poi fugacemente durante esso (la ricostruzione non splende per dettaglio e non è davvero il cuore del film) e soprattutto dopo, quando il clamore si attenua ed effettivamente arriva il momento di prendere le misure con la nuova persona che è diventato, sia privatamente che pubblicamente. È un disabile, dipende dagli altri, non può fare la vita di prima ed è costretto ad essere una figura pubblica, anche se palesemente non lo vuole. Non vuole i complimenti, non vuole essere chiamato eroe, non vuole presenziare alle partite di hockey… Non vuole insomma che la sua nuova immagine di disabile sia un biglietto da visita, la testimonianza della sua supposta grandezza. E non lo manifesta né con gentilezza né con ragionevolezza.

C’è quindi un sentimento molto comprensibile alla base di Stronger e non è il dolore per l’evento. Questo è davvero inedito. Le storie dei sopravvissuti non sono certo nuove, ma è realmente diverso questo punto di vista in cui le persone più vicine si dimostrano le peggiori e meno sensibili. Non è difficile in certi punti avere in antipatia il protagonista o i comprimari, cosa che una volta non sarebbe stato nemmeno ipotizzabile in un film che racconta di vere vittime. Queste, pur con qualche intemperanza, sono sempre i migliori tra di noi. Jeff invece alla fine sarà una persona non eccezionale che viene a patti con la sua nuova condizione.

La differenza sta quindi nel fatto che questa storia, come le molte di chi è sopravvissuto ad un attentato, non racconta davvero di terrorismo, di farsi forza contro i nemici o tutte quelle consuete idee patriottiche, non è propaganda, e forse anzi il suo opposto, mette in scena la difficoltà per le vittime del modo in cui il paese, i media e la retorica li trattano. L’onestà di tutto ciò è tale che alla fine non si può avere nemmeno antipatia per Jeff Bauman ma solo un’umanissima comprensione.

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