Author: zac Rinnovabili
(Rinnovabili.it) – Non bastava quanto accaduto qualche giorno fa al TMB Salario. A evidenziare quanto precaria sia la gestione dei rifiuti a Roma sono anche i dati che emergono dall’analisi FISE Assombiente che, nel rapporto “Roma, la questione rifiuti” ha voluto fare chiarezza su una problematica tanto discussa quanto complicata, quella della spazzatura prodotta nella capitale. Quello che emerge è un sistema fragile e troppo dipendente da altri impianti e intermediari, in cui mancano impianti sufficienti per trattare la frazione organica, termovalorizzatori, discariche, efficienza degli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB) e una corretta raccolta differenziata. Dei 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti prodotte a Roma nel 2017 (quasi 534 kg pro-capite), infatti, 1 milione viene raccolto in modo differenziato, con la frazione organica che rappresenta la voce principale (circa 400.000 tonnellate), seguita da carta/cartone (290.000 tonnellate), vetro (150.000 tonnellate) e altri rifiuti (imballaggi, legno, costruzione e demolizione, ingombranti); le restanti 1,3 tonnellate raccolte in modo indifferenziato, invece, vengono gestite negli impianti TMB, nei quali alcuni materiali vengono separati e avviati a riciclo, mentre il resto in parte avviato a recupero energetico come combustibile solido secondario, e in parte smaltito in discarica.
Sul piano della differenziata, i 6 impianti di compostaggio presenti a Roma sono riusciti a gestire soltanto 33.000 tonnellate di tutta la frazione organica prodotta, mentre il resto è stato portato fuori dalla città; su quello della indifferenziata, invece, ci sono 1 termovalorizzatore a Colleferro e due discariche, che riescono ad assorbire soltanto 12.000 tonnellate di rifiuti urbani, con la conseguenza che 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti vengono spedite fuori dalla Regione. Come spiegato dal presidente di FISE Assoambiente, Chicco Testa, anche “in passato i rifiuti urbani venivano portati fuori Regione dopo il trattamento TMB, solo che ci andavano come rifiuti speciali. Adesso ci andranno “tal quali”, a prezzi crescenti e con la ridotta disponibilità di altre regioni a prenderli”.
Per FISE Assoambiente, per avere evidenti benefici, servono 1-1,5 miliardi di investimenti. Come spiegato nell’analisi, si tratta di un meccanismo che se non prende seriamente in considerazione la costruzione degli impianti necessari e una seria ed efficiente raccolta differenziata rischia non solo di non raggiungere gli obiettivi imposti dalla Direttiva sui rifiuti del Pacchetto sull’economia circolare, ma anche di arrivare al collasso.
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