Author: stefania Rinnovabili
(Rinnovabili.it) – I microbi possono migliorare la produttività, la qualità e la sostenibilità delle catene alimentari. Questa, in sostanza, la base del progetto europeo SIMBA (Sustainable Innovation of MicroBiome Applications in Food System), finanziato dal programma Horizon 2020, al quale partecipano l’ENEA e altri 22 partner tra aziende e istituti di ricerca europei, coordinati dal finlandese Natural Resources Institute (LUKE).
Focus del progetto è il “microbioma”, ovvero il complesso delle comunità microbiche e del loro corredo genomico. Proprio facendo leva sul microbioma, SIMBA punta a sfruttare i microorganismi delle catene alimentari marine e terrestri per trasformare materie prime vegetali, come semi di colza, legumi e avena, in prodotti alimentari contenenti elementi benefici come vitamine, composti fenolici, acidi grassi e peptidi.
Allo stesso tempo, i ricercatori del progetto hanno intenzione di elaborare mangimi più sani per animali e studiare la capacità del microbioma marino di favorire la coltivazione nei terreni della fascia costiera ad elevato contenuto salino, sfruttando quindi le zone desertiche altrimenti inutilizzabili in agricoltura.
Ci sono anche altri obiettivi per il progetto SIMBA. Uno di questi è quello di valutare come alimenti vegetali prodotti utilizzando microbi nelle diverse fasi produttive influenzino il microbioma intestinale, con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute di persone affette da diabete o sindromi metaboliche.
Il progetto SIMBA permetterà infine di produrre su scala pilota colture microbiche adatte all’avviamento di una produzione di alimenti fermentati e di utilizzare le biomasse prodotte dagli scarti agricoli a fini energetici.
C’è anche un po’ di Italia nel progetto SIMBA, con ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che sarà responsabile della selezione delle comunità microbiche con attività di promozione della crescita delle piante da testare sulle colture agronomiche (frumento, granoturco, pomodoro e patata) anche “sul campo” e della verifica della loro efficacia. I ricercatori dell’agenzia, inoltre, studieranno gli effetti dell’applicazione in campo dei microorganismi sul microbioma del suolo e della rizosfera, vale a dire la porzione di suolo che circonda le radici delle piante, e sulla qualità del raccolto. ENEA si occuperà anche dei test sperimentali con fermentatori su scala-pilota, della valutazione della sostenibilità delle varie soluzioni innovative sviluppate e della divulgazione dei risultati ottenuti.
“Ci troviamo ad affrontare la sfida di individuare soluzioni per provvedere al sostentamento e alla sicurezza alimentare di una popolazione mondiale che si prevede entro il 2050 supererà i 9 miliardi di individui, in un momento in cui il cambiamento climatico, l’innalzamento del livello del mare e la siccità, rischiano di compromettere le produzioni alimentari – spiega Annamaria Bevivino, responsabile del Laboratorio Sostenibilità, Qualità e Sicurezza delle Produzioni Agroalimentari dell’ENEA – Per questo come ricercatori abbiamo la responsabilità di individuare soluzioni innovative in grado di garantire una maggiore produzione di cibo, sfruttando meno le risorse naturali e riducendo gli sprechi, aumentare la qualità degli alimenti e realizzare anche prodotti per il mercato in un’ottica near to market”.
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