Cosa si è detto alla presentazione del reddito di cittadinanza

Author: Davide Piacenza Wired

Roma – In una sala eventi gremita di una via che costeggia il Viminale occupato dall’alleato di governo Matteo Salvini, il Movimento 5 stelle – alla presenza sia dei suoi papaveri che degli attivisti locali, oltre diversi parlamentari e al premier Giuseppe Conte – ha tagliato simbolicamente il nastro del reddito di cittadinanza, probabilmente il più atteso tra i provvedimenti dell’esecutivo. Alla cerimonia condotta da Luigi Di Maio (definita “una rivoluzione per il mondo del lavoro” già nei depliant illustrativi distribuiti ai presenti) hanno partecipato anche Alessandro Di Battista, Paola Taverna, il professor Mimmo Parisi e molti altri.

Ad aprire la mattinata è stato però un personaggio inaspettato: Lino Banfi. Il comico ha aperto la presentazione raccontando del suo avvicinamento al mondo 5 stelle. Di Maio – “un bravo raghezzo“, ovviamente a dire dell’ospite – ha anche annunciato tra gli applausi del parterre che l’attore rappresenterà il governo all’interno della commissione italiana per l’Unesco. Banfi, dal canto suo, ha commentato spiegando: “Basta con tutti questi plurilaureati nelle commissioni, io porterò un sorriso“.

A quanti si rivolge il reddito di cittadinanza (e come si richiede)
Secondo i documenti presentati da Di Maio, la misura – definita “percorso di reinserimento” – riguarda 5 milioni di beneficiari, ripartiti per il 47% al Nord e per il 53% al Sud e sulle isole.

L’intera procedura, ha spiegato il vicepremier, potrà essere svolta online sul sito dell’Inps: l’ente previdenziale, grazie a un incrocio di banche dati, sarà in grado di confermare direttamente l’idoneità del soggetto richiedente.

In alternativa, ci si potrà rivolgere allo sportello di un qualunque ufficio postale.

Dopo la verifica, si otterrà l’agognata tessera: Di Maio l’ha paragonata a “una PostePay evoluta“, e – come ampiamente anticipato nei mesi scorsi – non permetterà utilizzi per il gioco d’azzardo (non si è però più parlato di “spese immorali” in senso lato).

Le norme anti-divano
Per rispondere ai detrattori del reddito di cittadinanza, che vedono nel provvedimento un incentivo a non cercare lavoro (stando sul divano, quindi), Di Maio ha presentato una slide che la comunicazione del suo partito ha ribattezzato “norme anti-divano“: si tratta, essenzialmente, delle regole già descritte sommariamente nell’ultimo periodo: entro i primi 12 mesi il destinatario della misura potrà ricevere offerte di lavoro nel raggio di 100 chilometri dalla sua residenza, che diventeranno 250 chilometri dopo il primo anno di sussidi; dopo 18 mesi, il beneficiario sarà tenuto ad accettare un’offerta su tutto il territorio nazionale, pena la revoca del reddito.

I criteri per beneficiare del reddito
Di Maio ha fatto l’identikit del beneficiario del reddito di cittadinanza: residente in Italia da almeno 10 anni, di cui 2 continuativi (in passato si era molto discusso della possibilità di estendere la misura agli stranieri), a poter fare domanda è chi ha un Isee – lo strumento usato per valutare la situazione economica – di massimo 9360 euro, e un patrimonio immobiliare (che non considera la prima casa) inferiore o uguale a 30mila euro.

Gli assegni erogati
Una famiglia-tipo, secondo il Movimento 5 stelle, potrà ricevere “almeno 1300 euro di aiuti mensili“. La somma di 780 euro – il cardine numerico della misura, che Di Maio ha sottolineato a più riprese – è destinata a “una persona che vive da sola e in affitto” (i contributi per i mutui sono più bassi: nel caso specifico si parlerebbe di 150 euro mensili), mentre una famiglia composta da 2 adulti 2 figli minorenni avrà diritto a un assegno da 1180 euro al mese.

Sono inoltre previste quelle che Di Maio ha chiamato “misure per incentivare l’imprenditorialità“: se si decide di avviare un’impresa entro il primo anno di ricezione del sussidio, si avrà diritto a 6 mensilità in più degli altri. Inoltre, le aziende che assumeranno un iscritto al programma riceveranno la differenza tra le 18 mensilità totali e quelle già riscosse dal neo assunto.

Cosa hanno detto gli altri partecipanti all’evento
Sul palco, oltre a Di Maio e Conte (quest’ultimo, presentando il reddito, si è autodefinito “il garante di un nuovo patto sociale“) sono saliti anche Alessandro Di Battista, Paola Taverna e Mimmo Parisi, il professore italo-americano della Mississippi State University (il vicepremier l’ha definito “un italo-pugliese“, prima di correggersi) a cui si deve la messa a punto dei meccanismi di funzionamento della misura. È stato inoltre proiettato, tra le slide animate preparate per l’occasione, un video di ringraziamento a Gianroberto Casaleggio, a cui Di Maio ha dedicato l’evento (e che il pubblico ha salutato con una standing ovation).

Quando ha preso la parola Di Battista – che si definisce “un semplice cittadino senza ruoli pubblici, e che nemmeno ne vuole” – ha speso subito parole di accusa nei confronti del Partito democratico, colpevole, a suo dire, di essersi schierato contro “un diritto umano” come l’educazione pubblica e la sanità. In un discorso accorato, il militante del M5s ha ringraziato Di Maio per il lavoro svolto, punzecchiando i giornalisti in sala: “Non voglio insegnare il lavoro a nessuno, ma certe conquiste andrebbero sottolineate di più“, ha detto Di Battista, che poi ha fatto crescere il clamore e l’entusiasmo del pubblico quando ha ipotizzato, tra applausi scroscianti, che quel che penalizza il ministro del Lavoro sia innanzitutto “l’invidia“, dato che Di Maio è “un ministro giovane“, e sappiamo tutti come va il mondo.