MN Shyamalan: 10 cose che ancora non sapete

Author: Claudia Catalli Wired

Ha un nome che somiglia uno scioglilingua, ma questo non gli ha impedito di diventare uno dei registi più famosi del mondo, in barba a chi inventa nomi d’arte affinché ‘suonino meglio’. Non solo: in 27 anni di carriera è riuscito a dar vita a tutte le sue visioni, ossessioni e incubi, senza paura di osare un tipo di cinema insieme autoriale e commerciale. Dopo il successo di Unbreakable e l’ottimo risultato raggiungo con lo schizofrenico Split, M. Night Shyamalan partorisce adesso la sua nuova creatura, Glass, che vuole essere sequel di entrambi, una sorta di chiusura della trilogia sulla maniacale ricerca dell’identità che porta avanti negli anni.

Wired lo ha incontrato a Londra, dove ci ha svelato almeno dieci cose che non sapevamo di lui e dei suoi film.

1. Non prevede un quarto capitolo della saga. “Potrei approfondire altri e nuovi personaggi, ma non penso lo farò. Mai dire mai, non sono uno stupido, però di sicuro non lo farei per soldi. Ovvio, se camminando per strada mi venisse in mente un’idea straordinaria, allora ci penserei.

Ma è più probabile che faccia un film nuovo, del tutto originale”.

2. Deve tutto a sua moglie. Al college frequentò il corso di psicologia solo per stare con lei, più avanti le loro strade professionali si sono divise, la vita privata invece li ha visti sempre più uniti. Oggi lei, di fatto, è la sua consulente privata: nessuno sa dargli come lei indicazioni specifiche sulle introspezioni psicologiche dei personaggi (psicotici) dei suoi film.

3. Voleva fare un film sui supereroi prima dei film sui supereroi. Il personaggio della Bestia gli sembrava perfetto per un vero superhero action movie. Lo propose parecchio tempo fa, storsero il naso: “Naaah, figurati, non funzionerebbe”, risposero. E poi arrivarono al cinema i successi targati Marvel.

4. Ha tre parole magiche. Istinto, artigianato e vulnerabilità. Queste sono le parole chiave del suo cinema , quelle che secondo lui meglio lo descrivono. Su tutte predilige “vulnerabilità”, come ha spiegato nel nuovo numero di Wired in edicola ‘Le parole del futuro’.

5. I suoi modelli sono Hitchcock e Kubrick. Ama i “registi psicologi”, quelli che sanno creare impalcature di suspense, tenere gli spettatori incollati allo schermo, “manipolare le emozioni di chi guarda” e osare scavi psicologici spericolati.

6. Anche lui ha paura. Spaventa da quasi trent’anni il pubblico, lui stesso cova segrete paure. In primis per la salute della sua famiglia: “L’idea di perderli è la cosa che mi mette più paura al mondo”.

7. Adora i Radiohead. Il miglior complimento che gli hanno fatto è “I miei maestri siete tu e Tom Yorke, perchè siete profondamente spirituali”. Lui ne è  fan, ha anche conosciuto Yorke di persona trovandolo “vulnerabile e timidissimo, l’esempio di un artista vero”.

8. Non ha timore di sbagliare. “Fail, fail, fail”. Fallire, fallire e ancora fallire: bisogna essere umili, ci spiega, e malleabili per raggiungere i propri obiettivi e non aver paura di sbagliare, ma buttarsi, sempre, perché “si vince solo quando si è perso tante volte”. Al cinema come nella vita.

9. I colori a cui si ispira. Se Unbreakable proponeva “un mondo monocromatico“, in Split i colori sono super dark, “si accendono solo nel finale“. In Glass è diverso: “Tutti ormai sanno che ci troviamo in un “comic book movie” quindi i colori sono più che evidenti, dal verde al viola, fino alla stanza rosa che realmente esiste negli istituti psichiatrici e da cui ho tratto ispirazione”.

10. È logorroico. È un bel tipo, Shyamalan. Non cessa mai di parlare, il guaio è che è pure interessante: si intuisce, parlandoci, tutto l’universo multisfaccettato e multiforme che si muove nella sua mente. Un fiume in piena che non smetteresti mai di ascoltare.