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Le coperture vaccinali aumentano, ma il morbillo è un problema

Author: Viola Rita Wired

Le coperture sono in aumento, anche grazie all’obbligo del 2017. Ma per il morbillo non si è ancora arrivati a una percentuale di vaccinati a 2 anni di età del 95%, la soglia minima Oms che individua l’immunità di gregge. Tutti i dati aggiornati del ministero della Salute

(foto: scyther5 via Getty Images)

Il morbillo in Europa è in forte crescita e secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel primo trimestre del 2019 i casi nel nostro continente risultano triplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente nel 2018 – un andamento che rispecchia quello globale. A fronte di questi dati è bene intervenire, o meglio prevenire, attraverso la vaccinazione, l’unico strumento efficace. Anche se le percentuali di vaccinati contro il morbillo (e altre malattie) sono in crescita, non è ancora stato raggiunto l’obiettivo essenziale di una copertura del 95%, la soglia minima raccomandata dall’Oms che individua il livello a cui si ottiene l’immunità di gregge. Questo e altri dati sono appena stati resi noti dal ministero della Salute, che ha documentato i livelli della vaccinazione per ogni singolo antigene nelle varie fasce d’età (come avevamo già fatto con l’inchiesta Vaccini d’Italia proprio qui su Wired).

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Le coperture aumentano

In generale, nel 2018 le coperture vaccinali sono cresciute per tutte le fasce d’età e la situazione è in miglioramento, questo anche a causa della legge sull’obbligatorietà introdotta dal decreto Lorenzin. Salgono ad esempio i tassi di vaccinazione contro malattie gravi come la polio, ma anche quelli associati a vaccini non obbligatori come l’anti-pneumococco e l’anti-meningococco C. Superano la soglia raccomandata del 95% l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antipertosse, mentre restano sotto le altre (la vaccinazione contro la varicella è al 74,23%). Senza dimenticare che molti non vaccinati vengono recuperati successivamente: aumentano le coperture nella popolazione di tre e quattro anni (in ritardo secondo le disposizioni della nuova normativa). E questa è una conferma del trend positivo, come riferisce il ministero.

Morbillo, l’obiettivo ancora non è raggiunto

Tuttavia, oltre alle luci ci sono ancora delle ombre. A livello nazionale, nel 2018 facendo una media di tutte le regioni, la copertura per la prima dose del vaccino contro il morbillo, valutata a 2 anni di vita dei bambini, arriva al 93,22% – mentre nel 2017 era più bassa, pari al 91,84%. Tuttavia ancora non si è raggiunto il livello minimo del 95%, a cui si ottiene la cosiddetta immunità di gregge, uno scudo per tutti che indirettamente protegge anche chi non può vaccinarsi per specifiche ragioni di salute. Nel caso del morbillo nessuna regione italiana supera la soglia del 95%. La copertura più bassa è stata registrata a Bolzano, dove è minore del 90% e pari al 70%. “Continua a destare preoccupazione”, si legge in una nota del ministero della salute, “il mancato raggiungimento dell’obiettivo del 95% per la vaccinazione contro morbillo-parotite-rosolia, in tutte le fasce d’età considerate, nonostante il trend in aumento registrato”.

Meglio per la polio, ma non ovunque

Dati migliori si hanno sulla polio, una grave malattia infettiva eradicata in molte (ma non tutte) le parti del mondo, per cui la vaccinazione è essenziale affinché non riappaia. In Italia, per i nati nel 2016, che nel 2018 hanno compiuto i due anni di età, la copertura per la polio scavalca e supera la soglia del 95% (arrivando a 95,09%) e guadagna circa mezzo punto percentuale rispetto al 2017. In questo caso 14 regioni superano il 95% e due vi si avvicinano (Regione autonoma Valle d’Aosta e Trento). Tuttavia, quattro regioni italiane, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sicilia e Veneto sono ancora sotto al 95% e Bolzano è fermo all’83,33%, sensibilmente più bassa rispetto a quella delle altre regioni.

Aumentano i vaccinati in ritardo

Un trend messo in luce dal ministero è poi quello della crescita delle percentuali di vaccinati a 3 e 4 anni, ma anche a 5-6 anni e a 8 anni, che dunque recuperano le vaccinazioni mancanti (il ritardo espone comunque a un maggior rischio). Ad esempio, nei gruppi di bambini di 3 anni, l’anti-polio passa da 93,33% (dato a 24 mesi rilevato al 31 dicembre 2016) a 96,01% e l’anti-morbillo da 87,26% a 94,93%, con un guadagno rispettivamente del +2,68% e del +7,67%.

Il ministero precisa che tutti i risultati, ottenuti dall’analisi di campioni di dati inviati dalle regioni, saranno confrontati con quelli raccolti tramite l’Anagrafe nazionale vaccini. Questa anagrafe, istituita con il decreto del 17 settembre 2018, è un grande registro di tutte le informazioni sulle vaccinazioni. In questo modo sarà possibile rilevare eventuali differenze nelle valutazioni di oggi.

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