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Economia

L’Italia preferisce dare priorità al pensionamento anticipato

Le attività dei 1.000 maggiori fondi pensione europei sono aumentate del 7% portandosi a più di 7 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi, secondo i dati compilati dal team di ricerca editoriale dell’IPE. In Europa la pensione privata cresce nonostante un contesto economico piuttosto instabile in termini prospettiva di crescita.Nella classifica dei paesi UE che investono nella previdenza complementare, l’Italia si posiziona al decimo posto, ma nei primi 15 fondi aziendali o professionali non c’è nessun fondo pensione italiano, perché l’Italia preferisce dare ancora priorità al pensionamento anticipato. A tutt’ oggi c’è un aspro dibattito sulle sorti di quota 100, fra chi vuole conservarla così com’è, chi vuole modificarla e chi chiede l’abolizione pura e semplice. A questo momento vincono i fautori del mantenimento così com’è.Ma bisogna aspettare che la finanziaria esca in Gazzetta ufficiale per pronunciarsi definitivamente. I maligni fanno osservare invece che nessuno chiede la modifica del reddito di cittadinanza, anche per correggere alcune evidenze negative venute prepotentemente alla ribalta. Al momento RDC è un argomento tabù, almeno che non si vogliano cantarne le lodi. Quota 100, oltre a una serie di altre misure che consentono il pensionamento anticipato a specifiche categorie di lavoratori, secondo Itinerari Previdenziali, costerà fino a 30 miliardi di euro entro il 2027. Pur essendo di gran lunga inferiore ai 46 miliardi di euro stanziati dal governo, è sempre una cifra non sostenibile dall’economia italiana. Ma si fa finta di niente e si procede spediti. Vedremo cosà regalerà la prossima legge di bilancio ai cittadini italiani ed ai residenti, ma è impressione, anche da parte degli estranei ai lavori, che si stia mettendo troppa polvere sotto il tappeto. Ciò nonostante il secondo pilastro della complementare resiste all’incuria del governo mentre la discussione sul futuro del sistema pensionistico italiano sembra essere bloccata sulle pensioni del primo pilastro. Infatti gli inviti a rafforzare ulteriormente il sistema della previdenza complementare sono stati ampiamente ignorati. La noncuranza del governo per i fondi pensione del secondo pilastro è stata evidente nella riunione di fine anno del 2018 di Assofondipensione, l’associazioni dei fondi pensione negoziali. Il presidente Giovanni Maggi, in quell’occasione ha lamentato l’assenza di un rappresentante del ministero del lavoro, nonostante un invito ufficiale. E’ vero che si trattava di un’altra compagine governativa, ma mutatis mutandis, non sembra che le cose siano cambiate. Vedremo nella prossima riunione di Assofondi prevista per il prossimo mese di dicembre. I fondi del secondo pilastro stanno tuttavia crescendo. COVIP, l’autorità di vigilanza sui fondi pensione riferisce che le adesioni alla complementare sono aumentate del 4,9% tra il 2017 e il 2018, raggiungendo gli otto milioni di iscritti, ovvero il 30,2% della forza lavoro. In particolare numerosi fondi pensione di categoria, stanno crescendo grazie a un meccanismo di iscrizione quasi automatica introdotto dai sindacati e dalle associazioni dei datori di lavoro. Il patrimonio del settore della complementare è aumentato del 3% nel 2018, raggiungendo i 167 miliardi di euro. Questo patrimonio, molto considerevole, è tuttavia di molto inferiore rispetto ad altri paesi e al PIL italiano (9,5%). Ma il livello dei rendimenti è stato influenzato dai rendimenti scarsi registrati dai fondi pensione lo scorso anno. I Fondi italiani sono solidi, nonostante lo stato di debolezza del mercato del lavoro italiano. Nel complesso, i fondi hanno incassato 16,3 miliardi di euro di contributi nel 2018, il risparmio previdenziale ha dato un contributo aggiuntivo del 5,7% rispetto all’anno precedente, pari a 5,1 miliardi di euro, secondo la ricerca di Ipe pensions.I fondi pensione ora sono impegnati ad attuare i requisiti della direttiva IORP II, recepita in Italia dal Dlgs 147/2018 che comporta cambiamenti significativi nel loro modo di operare. La direttiva richiede di implementare la funzione di gestione del rischio, che storicamente mancava. E’ probabile che ciò acceleri gli sforzi di diversificazione del portafoglio dei fondi pensione.Inoltre i fondi pensione italiani si stanno spostando dal tradizionale rapporto 60% obbligazioni / 40% azioni a un modello di allocazione patrimoniale più sofisticato. Individualmente, molti fondi hanno aumentato le loro allocazioni in attività alternative, in particolare nel settore privato.

All’inizio di quest’anno, un gruppo di fondi pensione ha costituito uno specifico consorzio con l’obiettivo di investire in fondi di private equity, concentrandosi principalmente sulle società italiane. Il Progetto Iride è un’iniziativa congiunta promossa dai fondi pensione Foncer, Fondenergia, Fondo Gomma Plastica, Pegaso e Previmoda finalizzata a realizzare un investimento nel Private Equity da attuarsi tramite l’affidamento di mandati di gestione ad un Gestore di Fondi di Investimento Alternativi. Alla data del 31 dicembre 2018, il patrimonio complessivo di tali fondi ammonta a € 6.122.872.593 e gli aderenti a 166.378 unità. I cinque fondi hanno affidato al consorzio 216 milioni di euro per realizzare i loro primi investimenti in private equity. e sarà focalizzato sull’Europa con una quota significativa in FIA che investono in imprese operanti in Italia. L’investimento domestico sarà attuato, sin dalla fase di avvio del mandato, per il tramite di FIA che investono in aziende italiane non quotate, il cui fatturato deriva in larga parte dall’estero, così da sostenere l’economia nazionale e al tempo stesso assicurare un’adeguata diversificazione del rischio paese. È probabile che nei prossimi mesi vengano annunciate ulteriori iniziative congiunte di investitori istituzionali italiani per allocare capitali nei mercati privati. Assofondipensione spinge per il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, la banca d’investimento statale, in future iniziative congiunte.Su tutto grava come un macigno l’assenza di qualsiasi indicazione di come il governo intenda procedere con i suoi sforzi per la revisione dell’attuale sistema. La discussione sembra incentrata unicamente sulla riduzione permanente dell’età pensionabile al posto di quella prevista dalla legge, ma qualsiasi misura del genere richiederà nuove spese aggiuntive. Il governo ha pochi margini di manovra anche se non sarà bacchettato immediatamente come l’anno scorso, perché c’è ancora la luna di miele con la nuova Commissione CEE, peraltro non ancora ufficialmente insediata; ma quando questa fase terminerà ( molto presto nonostante la presenza di Paolo Gentiloni) ci saranno, con tutta probabilità, nuove controversie con la Commissione europea sulla copertura delle spese.

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Author: Finanza.com

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