Author: Giulia Giacobini Wired
La Corte Costituzionale ha stabilito la parziale incostituzionalità dell’ergastolo ostativo, una pena senza fine che viene irrogata ai condannati per reati gravi come terrorismo e associazione mafiosa e impedisce al detenuto di godere di alcuni benefici, a meno che non collabori con la giustizia.
Secondo i 15 giudici che compongono l’organo, è incostituzionale subordinare la concessione di permessi premio alla mancata collaborazione della persona detenuta, specie se “sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata”.
La Corte si è espressa in merito perché la prima sezione della Cassazione e il Tribunale di sorveglianza di Perugia avevano sollevato la questione in riferimento alla condizione di due distinti detenuti condannati per mafia ai quali era stata irrogata questa pena e venivano negati anche i permessi premio.
Si tratta di una sentenza molto importante. D’ora in poi i magistrati non potranno più negare a questi detenuti l’accesso a determinati benefici solo sulla base di una mancata collaborazione. Dovranno esaminare anche altri fattori per determinare la pericolosità sociale di ogni singola persona.
Il mese scorso anche la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva contestato l’ergastolo ostativo, in quanto lo riteneva contrario agli articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che proibiscono “trattamenti umani e degradanti”.
Secondo alcuni procuratori, come Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, rivedere l’ergastolo ostativo sarebbe un errore. Questa pena è stata introdotta dopo le stragi che hanno ucciso i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e secondo questa linea di pensiero sarebbe uno degli strumenti più efficaci nella lotta alla mafia.
Secondo l’associazione Nessuno Tocchi Caino in Italia 1250 persone devono scontare l’ergastolo ostativo: tra loro ci sono la terrorista Nadia Desdemona Lioce, che ha fatto parte del commando che ha assassinato Massimo d’Antona e Marco Biagi, e Leoluca Bagarella, il responsabile della strage di Capaci e del sequestro di Giuseppe di Matteo, il figlio di un pentito sciolto nell’acido, nonché moltissimi altri mafiosi come Giovanni Riina, figlio del più noto Totò, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Cutolo, il boss della camorra che continua a comandare dal carcere, e Francesco ‘Sandokan’ Schiavone.
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