Author: Andrea Curiat Wired
Quando si parla di Watchmen, il rispetto reverenziale ispirato dalla graphic novel fa sì che gli appassionati guardino con sospetto a qualsiasi seguito, prequel, spinoff o trasposizione cinematografica – anche perché lo stesso autore Alan Moore è il primo a condannare sistematicamente ogni tentativo di riproporre o alterare in qualsiasi maniera la sua opera somma. Non sorprende, quindi, che la serie tv di Damon Lindelof (sì, il creatore di Lost) ispirata a Watchmen, il cui debutto in originale è appena avvenuto negli Usa su Hbo e in Italia su Sky Atlantic, sia stata accompagnata da un malcelato senso di disastro incombente.
Anche se è presto per trarre giudizi definitivi, il primo episodio sembra aver scongiurato le ipotesi peggiori, e offre anzi varie ragioni per entusiasmarsi e far salire l’hype in Italia, dove la serie approderà doppiata il 28 ottobre. Anzitutto, è bene ricordare che non si tratta di una trasposizione fedele ma di una storia interamente originale, ambientata tre decenni dopo la graphic novel. L’America distopica immaginata da Alan Moore e Dave Gibbons ha superato la Guerra fredda, grazie anche alle azioni di alcuni eroi (?) mascherati, ma si trova ora alle prese con altri problemi, che ruotano intorno al razzismo e alla presenza di un gruppo di cittadini mascherati proclamatisi protettori della supremazia bianca. I poliziotti nascondono le proprie identità dietro a divise mascherate e il presidente Robert Redford cerca invano di attenuare le crescenti tensioni razziali nel Paese.
Nella serie reincontreremo alcuni volti familiari della graphic novel, mentre il destino di altri personaggi è, almeno inizialmente, avvolto nel mistero. Sicuramente uno dei punti di forza del fumetto sta nel cast di eroi e antieroi incredibilmente carismatici e, tutto sommato, credibili che lo popola. Ecco allora 5 personaggi che bisogna assolutamente conoscere per apprezzare al meglio la serie tv.
Proprio queste debolezze, però, lo rendono uno dei personaggi più umani, riconoscibili e coraggiosi della graphic novel. Ci vuole coraggio per tornare a indossare un costume da gufo notturno quando la forma fisica della giovinezza è un ricordo lontano, per vedersela con assassini, galeotti e semidei. Tuttavia, la forza di Night Owl non è mai stati basata sulla prodezza in combattimento (che pure non manca) ma sull’intelligenza e i gadget tecnologici. La sua Owlship è così retro-cool che non solo può volare e viaggiare sott’acqua, ma è anche attrezzata con una macchina del caffè. Beccati questa, Batman.
Rorschach è il detective, l’unico a indagare sulla morte del Comico, l’unico a cui importi davvero qualcosa. Il suo diario e le sue lugubre riflessioni accompagnano il lettore nella lettura della graphic novel. Troppo facile scambiarlo per l’eroe, ma, a differenza della sua maschera, in Watchmen il bianco e il nero hanno molte sfumature. La rigida morale e l’etica inflessibile dell’antieroe potrebbero farlo sembrare un paladino senza macchia e paura, ma si accompagnano a un comportamento psicotico e omicida; a spingerlo sono il disgusto e il rigetto della società, più che il desiderio di migliorarla. Non è un caso che Rorschach, alla fine, sia l’unico vigilante, oltre al Comico, ad aver superato un limite inviolabile, arrivando a uccidere i criminali cui dà la caccia. Un’influenza distruttiva riconosciuta nella serie tv dove i membri del gruppo neonazista che imperversa in America si nascondono dietro la maschera di Rorschach.
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