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Il tfr è bello, ma la rendita della complementare è meglio

Il Trattamento di Fine Rapporto è una forma di retribuzione differita, liquidata al momento della cessazione del lavoratore dipendente.Si determina accantonando, per ogni anno di lavoro, un importo pari al 6.91 della retribuzione annua lorda dovuta, più lo 0,50% corrisposto all’Inps per finanziare il Fondo di garanzia. Dopo 20 anni di lavoro diventa una somma consistente da farci sentire tutti dei Paperon de Paperon, anche perché se lasciato in azienda o al fondo tesoreria Inps, è rivalutato, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, di una percentuale costituita dall’1,5% in misura fissa e dal 75% dell’indice Istat dei prezzi al consumo. Oggi nessun titolo garantisce un simile rendimento, anzi, bisogna essere fortunati se non sono negativi.Ma questo importante istituto di welfare previdenziale non è per tutti. Oltre ai lavoratori autonomi, non spetta per i parasubordinati.Ad oggi la maggioranza dei lavoratori dipendenti, circa il 70% pertanto ha deciso di tenerselo stretto come riserva “aurea” per la vecchiaia, contro il 30 % che viceversa lo ha destinato alla previdenza complementareLa possibilità di utilizzare il TFR quale forma di finanziamento per la previdenza complementare è stata pensata come una delle maggiori opportunità offerte ai dipendenti per costruirsi una adeguata pensione integrativa. Invece si è rivelata il maggior intoppo psicologico che ne ha bloccato il decollo.Volendo stipulare una polizza vita con la previsione di farsi corrispondere una rendita di una certa consistenza, dovrebbero versare dei premi mensili molto alti. Non era realistico trattenere in busta paga una somma a partire da un centinaio di euro a seconda del proprio stipendio per favorire il risparmio previdenziale, pertanto si pensò di utilizzare il trattamento di fine rapporto. Mediante l’utilizzo del tfr non si devono versare somme strabilianti, il sacrifico che si chiede, diventa sopportabilissimo, il versamento dell’1% della propria retribuzione, in genere 20/30 euro mensili. In questo caso si aggiunge anche il versamento di una cifra analoga da parte del datore di lavoro.

Il suo utilizzo consente un versamento cospicuo e costante, senza dover rinunciare a quote consistenti di reddito con l’aggiunta di rendimenti più favorevoli derivanti dagli investimenti dei fondi pensioni, maggiori rispetto a quelli del TFR. A settembre 2019 i rendimenti in corso d’anno consolidano ancora quelli registrati nel decennio precedente, orizzonte più proprio per valutare il risparmio previdenziale. Nel periodo da inizio 2009 a fine dicembre 2018 (dieci anni), il rendimento medio annuo composto è risultato pari al 3,7 per cento per i fondi negoziali, al 4,1 per i fondi aperti e al 4 per i PIP di ramo III; al 2,7 per cento per le gestioni separate di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2 per cento. Ma quello che doveva costituire un facilitatore per le adesioni, si è rivelato alla lunga un freno, specie per i dipendenti del pubblico impiego.

Attanaglia il pensiero di poterlo perdere a seguito di investimenti sbagliati.

Non riesce ad essere convincente e tranquillizzante il fatto che su tutta la previdenza complementare ed in specie sugli investimenti, vigila la Covip e che esiste un dm (decreto ministeriale) del MEF 166/2014, che stabilisce le modalità di investimento.In questo quadro di sfiducia e di incertezze, solo i Pip, i piani pensionistici individuali, sono in aumento, perché non è obbligatorio versare il Tfr. Comunque la legge consente di iscriversi alla complementare senza versare l’intero Tfr se previsto dagli accordi contrattuali. Ma a tutt’oggi nessuna categoria lo ha fatto.Paradossalmente chi sottoscrive una polizza assicurativa, che opera allo stesso modo, investimenti, borsa ecc … non ha le stesse fobie. Evidentemente in questo caso si ha fiducia nella compagnia prescelta, che so Unipol, Generali, ecc… la stessa fiducia che non sembrano riscuotere i fondi pensione anche se dal 2005 ad oggi hanno prodotto solo risultati positivi.Molti si dicono spaventati dal fatto che la scelta alla previdenza complementare è irreversibile quasi a perdere la disponibilità dei propri soldi, come se il tfr fosse invece disponibile in qualsiasi momento.Invece non è così. Il tfr diventa disponibile alla cessazione del rapporto di lavoro e per i pubblici dipendenti addirittura dopo due anni dal pensionamento e solo in casi eccezionali prima.

Per avere almeno una disponibilità parziale del tfr accumulato bisogna avere almeno 8 anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro. In questo caso i lavoratori possono chiedere un’anticipazione fino al 70% del TFR maturato alla data della richiesta. La domanda deve essere giustificata da uno dei seguenti motivi:• spese sanitarie di carattere straordinario ( in questo caso di prescinde dagli 8 anni);• acquisto della prima casa di abitazione (per il richiedente o per i figli);• spese da sostenere durante i congedi per maternità o per formazione.L’anticipazione può essere ottenuta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro e non è reintegrabile.

Anche gli iscritti alla complementare, in maniera più vantaggiosa di quella offerta dal tfr, possono chiedere un’anticipazione. Poi c’è una tipologia di anticipazione propria della complementare: dopo 8 anni di iscrizione per qualsiasi necessità e senza dover motivare niente si può chiedere un anticipo fino al 30% della posizione maturata ed anche in questo caso è prevista possibilità di reintegrazione ( possibilità non esistente per il tfr).

Inoltre se perde i requisiti di partecipazione, può chiedere il riscatto della posizione, vale a dire la restituzione della capitale accumulato. Il riscatto può essere parziale o totale:

riscatto parziale (fino al 50% della posizione maturata) nel caso in cui il periodo di disoccupazione conseguente alla cessazione dell’attività lavorativa sia compreso tra 12 e 48 mesi o in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a procedure di mobilità, cassa integrazione guadagni ordinaria o straordinaria.• riscatto totale nel caso in cui il periodo di disoccupazione conseguente alla cessazione dell’attività lavorativa sia superiore a 48 mesi o nel caso di invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo.• Riscatto a favore dei beneficiari in caso di decesso.

• I dipendenti pubblici non hanno diritto a nessuna anticipazione del tfr ma se iscritti a Perseo Sirio o Espero, possono chiedere l’anticipazione solo sulle somme reali versate al fondo pensione, perchè il resto è contabilizzato figurativamente dall’Inps.il Tfr “maggiorato”Infine quando si andrà in pensione si può chiedere la pensione complementare, chiamata rendita, calcolata su tutto il montante accumulato. Oppure chiedere il versamento del 50% del capitale accumulato tutto assieme, una tantum come si dice, ed il rimanente 50% in rendita.Se il 70% del montante accumulato dà una rendita inferiore al 50% dell’assegno sociale, anche in questo caso si può chiedere il versamento di tutto il capitale.Poniamo il caso di un lavoratore che al pensionamento abbia accumulato presso il suo fondo pensione un capitale, detto montante, di 80.000 euro. Può chiedere che venga tutto trasformato in rendita mensile vitalizia, magari reversibile. Oppure chiede che gli venga accreditata la metà sul suo conto corrente, cioè 40.000 euro ed il resto trasformato in rendita.L’assegno sociale per il 2019 è di 458 euro mensili, la metà 229 euro.Se il nostro lavoratore su 56.000 euro ( 70% di 80.000 euro) riceve una rendita di 220 euro mensili, cioè inferiore a 229 euro, la metà dell’assegno sociale, può chiedere di avere tutti gli 80.000 euro accumulati.In questo caso, non solo non avrà perso il tfr, ma ci avrà guadagnato in contributi del datore di lavoro, che altrimenti non avrebbe avuto, i rendimenti finanziari ed una tassazione agevolata.In più, me ne stavo dimenticando, se non ha devoluto al fondo anche il tfr pregresso, riceverà un altro assegno relativo al Tfr maturato dalla data di assunzione a quelle di adesione alla previdenza complementare.Allora si che la vecchiaia si può prospettare meno amara.

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