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Milan, quella punta dell’iceberg chiamata Piątek e Çalhanoğlu

Author: seal Milan Night

E anche questa sosta per le nazionali ce la siamo tolta dalle scatole. Oddio, a guardare il nostro andamento poteva anche durare fino a giugno, ma in fondo c’è sempre quella speranza, tipica del tifoso, che qualcosa magicamente possa cambiare.
Magia per l’appunto perché quest’anno i nostri ne hanno combinate di tutti i colori, ma chissà che per qualche congiunzione astrale non si riesca in una prestazione diversa contro una squadra anch’essa in crisi ma assai superiore alla nostra. Anche a Napoli non passano sonni tranquilli ma loro hanno tecnica da vendere noi invece abbiamo due dei più tecnici squalificati. Insomma le premesse non sono buone.

Ad aggiungere sale sulle ferite di molti tifosi ci sono le parole di Piątek rilasciate alla televisione polacca TVP Sport:

Ora valgo 38 milioni, ma la prossima volta che cambierò club vorrei valerne 60-70. Devo essere ambizioso, mi impegnerò per questo. Sono all’inizio della mia carriera, è solo la seconda stagione in Serie A, uno dei primi cinque campionati al mondo”.

I tifosi, chi più chi meno, non l’hanno presa bene e non poteva essere altrimenti, se poi ci aggiungiamo che in carriera ha un solo anno con numeri importanti e per lui la curva ha creato un nuovo coro è facile comprendere come la dichiarazione sia una zappata sui piedi. Cutrone, per fare un esempio, come lui ha fatto un’ottima stagione in carriera, era un beniamino del pubblico ed è stato ceduto per esigenze di bilancio oltre che sull’altare del polacco. Non sono qui a rimpiangere o a ridurmi al vedovame, quello che registro è un grosso errore di valutazione se Piątek non dovesse tornare su livelli accettabili.
Ciò che però fa davvero incavolare il tifoso è il catalogare il Milan come un club di passaggio, una piazza dove potersi mettere in mostra per ambire a grandi palcoscenici. Dimentichiamo per un attimo il valore che ognuno di noi attribuisce al polacco (forte, normale, miracolato) e concentriamoci sul concetto espresso perché quello da lui dichiarato non è causa ma conseguenza.
Se il giocatore vede il Milan come la possibilità di lanciarsi verso altri club che vincono o lottano per vincere è perché la società Milan non è ritenuta all’altezza della vittoria. Semplificando Piątek ha implicitamente esternato il pensiero di molti secondo cui il Milan non ha alcuna velleità di successo oggi né in futuro altrimenti perchè pensare a una cessione futura? E’ questa la cosa grave.

Non sono i Piątek che cambieranno la nostra storia, ma la percezione che i giocatori alla Piątek hanno del Milan. Se giochi per i rossoneri non vai sulla prima pagina dei giornali a meno che tu non faccia schifo (o casini) o enormi exploit. I calciatori sono delle aziende che puntano a guadagnare il più possibile nei pochi anni di carriera a disposizione e questo come lo si raggiunge? Ti fai vedere, arrivi in una squadra con una certa visibilità e poi punti al grande salto in chi vince e ha un fatturato pazzesco, permettendoti di guadagnare tantissimo.
Piątek sarà arrogante, inopportuno, con un ego smisurato rispetto ai propri mezzi ma sicuramente non è ruffiano, perché ha semplicemente detto la verità. Se sei ambizioso oggi come oggi al Milan non ci rimani, può rimanere solo un giocatore molto forte che già guadagna molto (Donnarumma) e per indole vorrebbe diventare il simbolo di quel Milan che nel suo immaginario tornerà a vincere. Succederà? Mah. Chi invece non ha particolari doti e sta bene in questa situazione probabilmente ha poche ambizioni o più semplicemente guadagna una cifra che sa di non prendere da altre parti. Ovviamente ho estremizzato il concetto, ma il punto è uno solo:

società forte = giocatori forti

Consideriamo per assurdo che Arnault acquistasse il Milan mostrando subito grande interesse alle sorti sportive del club, secondo voi la percezione del club tra i giocatori sarebbe la stessa? Non credo proprio. Se qualcuno facesse intendere che il primo obiettivo è davvero il campo con un progetto davvero chiaro, allora il blasone del diavolo tornerebbe ad avere un senso con il fascino di far tornare vincente un monumento del calcio europeo, ma se ti affidi ai Giampaolo, Pioli ecc. chi ti crede?

Lo stesso Çalhanoğlu, non certo un cuore di leone, a Sport Bild ha dichiarato che se il Bayern tornasse a chiamarlo certamente non direbbe di no. Andiamo sullo spicciolo: è stronzo? No, semplicemente si sta guardando intorno perché pensa che oggi e in futuro il Bayern (anche il BVB e altre) starà su un altro pianeta rispetto al Milan. Vogliamo fargliene una colpa? Personalmente no, significa che la società non dà loro input che vadano nel senso di una rinascita e proprio per questo la sostituzione di Giampaolo con Pioli ha messo i chiodi sulla bara e non perché Pioli sia peggio di Giampaolo, piuttosto perché non è arrivato almeno uno Spalletti.
Guardate il Tottenham che non vince nulla dal mesozoico: ingaggiato Mourinho. E’ lì che fai la differenza, gli Spurs hanno preso un top per dimostrare a tifosi e giocatori che vogliono essere un top club. Noi esattamente cosa vorremmo dimostrare con Pioli? Puntiamo alla giornata poi a giugno ne scegliamo un altro che non prenda più di 2 mln? Cosa possono pensare i giocatori? Io un’idea ce l’avrei e in tutto questo il malcapitato Pioli non ha colpe.
Non demonizziamo i calciatori. In ogni ambiente di lavoro se il percepito è il tirare a campare o non avere obiettivi, la massa si adegua e chi è sopra la media (o pensa di esserlo) ed ha ambizione se ne va. Parafrasando Oronzo Canà mi sento come uno che ha mangiato una tonnellata e mezzo di merda, difficile da digerire, ma al momento non posso far altro.
Sono aspetti come questi che rafforzano la mia tesi su una spina già staccata da parte di molti: quanti calciatori di altri club rilasciano interviste del genere o che a voler essere magnanimi si prestano a strumentalizzazioni? Se possono fare certe dichiarazioni un motivo ci sarà e andrebbe ricercato nella società; su di noi possono sparare ex presidenti e responsabili, che arrivasse il turno dei giocatori era solo questione di tempo, quel maledetto tempo per tornare il Milan che sembra non terminare mai.

Mannaggia a voi, avrei solo voglia di normalità. Forza Milan.

Seal

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