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Quanto è inquinata l’aria delle città italiane?

Author: Alessio Foderi Wired

Prosegue la crisi di smog nelle regioni del centro-nord: la qualità dell’aria continua a peggiorare, nonostante varie misure di contrasto messe in campo. A Roma e Milano la situazione è grave, ma anche altrove i dati sono molto negativi

(foto: Fabrizio Di Nucci/Getty Images)

Dall’inizio del 2020 l’Italia è colpita da un grave problema di smog. Per questo in molte grandi città del paese sono scattati divieti di circolazione per i mezzi più inquinanti, e anche limiti al riscaldamento domestico, con l’obiettivo di contrastare l’inquinamento da particolati, le sostanze sospese nell’aria che hanno una dimensione fino a 100 micrometri (i famigerati pm10). Il limite di queste sostanze è stato superato in vari capoluoghi anche a causa – come specifica il sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) che effettua un monitoraggio continuo – delle “persistenti condizioni meteo di alta pressione, che favoriscono il ristagno degli inquinanti”.

Roma, Milano, Torino e Bologna sono i capoluoghi più colpiti del momento, ma anche a Firenze e Napoli la situazione è critica, mentre a Genova nel nuovo anno il limite non è ancora stato superato. Anche un ultimo rapporto di Legambiente, pubblicato quasi a fine 2019, fotografava una situazione critica e in peggioramento con Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che avevano superato i 35 giorni di sforamento consentiti già mesi prima della fine dell’anno.

Cos’è il Pm10 e quali sono i limiti

Con questa sigla si intende l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria esterna con un diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10millesimi di millimetro. Il ministero della Salute spiega queste particelle possono avere “sia un’origine naturale (l’erosione dei venti sulle rocce, le eruzioni vulcaniche, l’autocombustione di boschi e foreste) sia antropica (combustioni e altro)” e, avendo “una natura chimica particolarmente complessa e variabile, sono in grado di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute”.

Al momento, il limite di Pm10 è fissato dall’allegato XI al decreto legislativo 155/2010 che ha attuato in Italia la direttiva europea 2008/50/Ce che ha lo scopo di tutelare la qualità dell’aria. Questo fissa un tetto a livello giornaliero di 50 millesimi di grammo al metro cubo, da non superare più di 35 volte per anno civile, e a livello annuale di 40 millesimi di grammo al metro cubo. Va osservato che le regioni e le province autonome possono far scattare autonomamente le misure per contrastare lo sforamento del limite e quindi valutare dopo quanti giorni attuarle.

Chi fa peggio degli altri

A Milano, dove dal 3 gennaio sono in vigore le misure che limitano la circolazione stradale (e il riscaldamento domestico), il limite per il Pm10 è stato superato in nove giorni su dieci tra il 4 e il 13 gennaio 2020. Solo il 5 gennaio il valore si è fermato a 44 milligrammi di Pm10 per metro cubo d’aria. Mentre 5 giorni dopo si è raggiunto il picco di 80. Situazione che, di fatto, inverte la tendenza, come scrive Snpa: “In Lombardia, le valutazioni dei parametri di qualità dell’aria su base annua evidenziano un trend complessivamente in miglioramento: a Milano, ad esempio, l’anno 2019 si è chiuso con 72 giorni di superamento, a fronte di 79 nel 2018 e 97 nel 2017”.

Anche a Roma non va meglio. Qui, su 23 stazioni di rilevamento di Pm10, dieci hanno rilevato valori medi superiori alla soglia nel periodo tra il 1° gennaio e il 12 gennaio 2020. Tuttavia, in questo arco temporale, solo in sei stazioni su 23 non si è verificato nemmeno un giorno di superamento della soglia. Ma la situazione appare critica in tutto il Lazio: “Nelle prime due settimane dell’anno” – precisa Snpa – “15 stazioni hanno già superato dieci volte o più il limite giornaliero per le polveri sottili Pm10 con il record negativo che spetta a Cassino, Ceccano e Frosinone Scalo, dove si sono registrati 13 superamenti in 14 giorni”.

Estremamente critica è la situazione anche a Torino, dove il limite di 50 milligrammi al metro cubo di Pm10 è stato sempre superato nel nuovo anno – con un picco il 9 gennaio, quando si è toccata quota 93 milligrammi al metro cubo. Va leggermente meglio a Bologna, dove da inizio anno, il limite di Pm10 è stato superato otto volte: qui il picco è stato il 1 gennaio con 69 milligrammi per metro cubo. “In diverse province dell’Emilia-Romagna (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna)” – ricorda Snpa – “da martedì 14 gennaio sono in vigore i provvedimenti emergenziali, tra cui le limitazioni alla circolazione per i veicoli più inquinanti (diesel euro 4).

Come monitorare la qualità dell’aria

Per restare informati sulla qualità dell’aria è possibile consultare i dati in tempo reale dell’agenzia europea dell’Ambiente, o quelli Copernicus. Inoltre in tutte le regioni e nelle province autonome di Trento e Bolzano – qui un link utile a tutte le pagine informative – le Arpa (agenzie regionali protezione ambiente) e le Appa (agenzie provinciali protezione ambiente) gestiscono le reti di monitoraggio della qualità dell’aria che forniscono i dati ufficiali. Da questi gli enti locali elaborano i vari provvedimenti previsti dalle normative europee, nazionali e regionali per frenare l’inquinamento atmosferico. Altrimenti si può consultare anche MonIqa, un sistema che mette a disposizione dati aggiornati giornalmente sulla qualità dell’aria in tutto il paese, realizzato dall’università di Pisa.

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