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L’Attacco dei Giganti 4×01 Recensione: la fine dell’attesa

Poco più di un anno è passato da quando, con ancora negli occhi lo stupore, il terrore, la paura di quello scontro definitivo sulle mura di Shiganshina, abbiamo dovuto lasciare Eren, Mikasa e Armin, sulla riva di un mare cristallino, sullo sfondo di un cielo blu cobalto, tutti con un’espressione diversa. Poteva sembrare il più lieto degli happy end. Poteva essere la catarsi a chiusura di un’ordalia di sangue e dolore lunga tre stagioni e cinquantanove episodi. Lo sguardo di Eren però ci aveva detto che non sarebbe stato così. Lo sguardo di Eren, prima ancora delle sue parole, ci aveva detto che non era finita. Che c’era ancora un passo da fare. Eren guardava al mare solo come a un altro muro che lo divideva dalla libertà. E sapeva perfettamente, grazie ai diari di suo padre Grisha, cosa c’era “al di là del mare”, oltre quel nuovo muro. Sapeva dell’esistenza di Marley. E sapeva che c’era un solo epilogo possibile. La guerra. Ed è proprio dalla guerra che muove i suoi primi passi la quarta stagione de L’Attacco dei Giganti, probabilmente l’evento più atteso dell’anno nel mondo anime. Eppure, quella che ci troviamo davanti nel primo episodio della stagione finale dell’opera tratta dal manga di Hajime Isayama, non è nemmeno lontanamente la guerra che ci saremmo aspettati.

Perché mancano tutti quei personaggi che avevamo imparato a conoscere e ad amare nel corso delle ultime tre stagioni. Perché questo quarto atto inizia con un brusco cambio di prospettiva, portandoci fuori dalle mura, fuori da Paradis, lontani da Eren e da tutti gli altri, su un desolato campo di battaglia fatto di terra riarsa e trincee, con nuovi personaggi, tutti da scopire. E allora andiamo subito a vedere cosa ci ha mostrato questo primo episodio della quarta stagione de L’Attacco dei Giganti, che non per caso si intitola Al di là del mare.

Carne da cannone

Molto tempo fa, nel 1999 per la precisione, venne pubblicato negli Stati Uniti il libro fantasy Soul of the Fire di Terry Goodkind. Si trattava del quinto volume della serie della Spada della Verità, che avrebbe reso l’autore abbastanza famoso nel mondo. Gli eventi si svolgevano nel paese di Anderith, una terra dove vigeva una forte divisione sociale tra le due razze degli Ander e degli Haken. I primi avevano infatti schiacciato i secondi in una condizione di servilismo totale, anche dal punto di vista ideologico. Agli Haken, o meglio, ai loro antenati, gli Ander imputavano tutti i possibili crimini, e li costringevano a frequentare delle riunioni di rieducazione, durante le quali gil Haken dovevano imparare quanto erano indegni, impuri, crudeli per natura. Gli Ander avevano insomma riscritto e manipolato la storia di Anderith, creando un senso di colpa in tutti gli Haken per crimini che essi non avevano commesso.

Non so se Hajime Isayama, o il regista di questa quarta stagione de L’Attacco dei Giganti, Jun Shishido abbiano mai letto Soul of the Fire, ma tantissimi aspetti del rapporto tra Ander e Haken sembrano essere stati inclusi in quello tra i marleyani e gli eldiani. Proprio come gli Ander, gli abitanti di Marley (e non solo loro) trattano gli eldiani come schiavi, li denigrano, li umiliano. Per loro i soldati eldiani sono soltanto un diversivo, pedoni sacrificabili in un gioco degli scacchi perverso e crudele Carne da cannone. Eppure una differenza fondamentale c’è. I marleyani sanno di aver bisogno degli eldiani, perché sono loro che possono gestire il potere dei Giganti. Ed è il potere dei Giganti che rende Marley la superpotenza del mondo al di fuori di Paradis. Per cui i marleyani riscrivono la storia, la modificano, la cambiano, ma lo fanno in modo più sottile, in modo da convertire, da portare gli eldiani stessi a mortificarsi, a umiliarsi per ottenere un’approvazione, per dimostrare che “sono rimasti solo eldiani buoni”, come dice fideisticamente la giovane Gabi.

Ovviamente dietro a questa tremenda visione c’è ben altro, e molto di più, di un romanzo fantasy della fine degli anni ’90. L’ambientazione di questo primo episodio, con le sue trincee, le casematte, le ferrovie coi treni blindati, i cannoni e le mitragliatrici, richiama da vicino tragiche pagine di una storia non troppo remota. Non è difficile, dopo aver guardato l’episodio, ricordare le immagini delle trincee piene di soldati che abbiamo visto sul libro di storia delle superiori, o su quelle, ancora più tristi, di bambini con la stella di David cucita sui vestiti. Il dramma delle guerre mondiali riempie con il suo simbolismo tutti i 22 minuti, memento continuo del fatto che la guerra è sempre follia, sangue e disperazione.

L’Attacco dei Giganti 4: rimandi, citazioni, volti vecchi e nuovi

Amando in modo particolare le composizioni ad anello, non mi sono fatto sfuggire che questo primo episodio della quarta stagione de L’Attacco dei Giganti prenda le mosse da due inquadrature che ricordano lontanamente quelle del primo episodio in assoluto dell’anime. Un volo d’uccello è protagonista della prima scena, un falco plana a spirale sul campo di battaglia riflettendosi negli occhi sbarrati del protagonista (che non a caso è Falco Griece), proprio come due anatre si erano librate in volo davanti agli occhi sbarrati di Eren quel giorno a Shiganshina. Ma va detto che questo è solo uno dei piccoli dettagli, delle citazioni, dei rimandi, che MAPPA ha voluto inserire nell’episodio, forse per legarsi al precedente lavoro di Wit Studio, o forse per omaggiarlo in modo velato ed elegante.

Un altro di questi momenti lo troviamo più avanti nella puntata, quando il Gigante Bestia di Zeke si esibisce di nuovo nel suo movimento degno del miglior Babe Ruth per scagliare una manciata di missili contro le navi nemiche, proprio come aveva fatto contro un eroico Erwin Smith e l’intero Corpo di Ricerca lanciati in un folle galoppo contro di lui. Sono momenti piccoli, ma anche piccole fitte al cuore, che richiamano alcune delle scene più amate di questo anime.

Oltre a Zeke e al Gigante Bestia però c’è un’altra nostra vecchia conoscenza a comparire in questo episodio: Reiner Braun, ossia il Gigante Corazzato. Si comincia a parlare di lui ben prima che entri in scena, e quando arriva, paracadutandosi dal dirigibile e trasformandosi a mezz’aria causa di nuovo un momento di grande emozione. Il suo nuovo character design, che mostra tutta la stanchezza, le delusioni e gli anni passati da quando l’avevamo visto per l’ultima volta, è assolutamente meraviglioso, e quel suo “Odio le mura” prima di trasformarsi è davvero intenso.

Menzione d’onore invece per uno dei volti nuovi (anche se non del tutto) quello di Porco Galliard, ossia l’attuale detentore del potere del Gigante Mandibola. Un potere che conoscevamo bene, dato che l’avevamo visto in azione grazie a Ymir, ma che nelle mani di questo nuovo Guerriero appare davvero in grado di fare meraviglie. Inoltre il nuovo design, molto più spaventoso del precedente, è un netto e apprezzabile miglioramento.

Da Wit Studio a MAPPA

La principale preoccupazione dei fan riguardo a quest’ultima stagione de L’Attacco dei Giganti, era nata il giorno in cui Wit Studio aveva annunciato di abbandonare la produzione dell’anime. Dopo tre stagioni di successi la decisione era sembrata un terribile presagio in vista della conclusione della serie. MAPPA è uno studio d’animazione giovane, e in molti temevano che non sarebbe stata in grado d gestire la pressione di una poduzione così attesa. Beh, se il buongiorno si vede dal mattino, tutte queste preoccupazioni dovevano essere infondate.

Le animazioni e il tratto del nuovo studio non hanno davvero nulla da invidiare alle scene di Wit Studio tratte dalle prime tre stagioni, anche se (forse anche per questioni dovute ai tempi di realizzazione molto stretti) MAPPA ha evidentemente fatto un’uso ben più invasivo della CGI rispetto ai predecessori. Si tratta comunque sempre di effetti di gran pregio, che si integrano benissimo con il resto dell’animazione, senza creare fastidiosi stacchi. Le scene dinamiche non sono mai confusionarie, i personaggi si muovono sempre in modo molto fluido, e bisogna davvero dire che lo studio ha cercato di fare di tutto per non far avvertire il cambiamento. Ovviamente però qualcosa di diverso c’è, a partire da un uso del colore diverso: è più luminoso, brillante, saturo quello usato da MAPPA. Vedremo se si continuerà in questa direzione anche nei prossimi episodi.

Per quanto riguarda il sonoro, e soprattutto la musica, come sempre quando si parla de L’Attacco dei Giganti, lo studio si è superato. Stavolta però in un modo completamente diverso rispetto a come succedeva nelle prime stagioni dell’opera. Accantonate le melodie energiche e trascinanti infatti, la quarta stagione si apre con una opening minimal ma di grande impatto, My War, che ben si sposa all’idea di tristezza e disperazione nei confronti della guerra che questa ultima stagione dovrebbe trasmettere.

Insomma, un’inizio scoppiettante e ben al di sopra della sufficienza per questa nuova stagione de L’Attacco dei Giganti! Continuate a seguirla in nostra compagnia, ricordando che l’anime è disponibile in simuldub sul sito di streaming gratuito VVVVID.

[embedded content]Author: GamesVillage.it

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