Categories: Economia

Un approfondimento storico sulla valuta di Stato

Author: Pavlina R. Tcherneva Rete MMT

In questa sezione tratteremo rapidamente alcuni aspetti dell’evoluzione della moneta, in particolare di come questa divenne valuta di Stato e di come lo Stato divenne il “monopolista della moneta” occupandoci principalmente degli sviluppi storici che fecero seguito all’introduzione della proprietà privata. In principio fu il debito.

Come sottolinea L. Randall Wray, con l’introduzione della proprietà privata il compito di produrre i mezzi di sussistenza diventa sempre più incerto [Wray 1993, 11-12]. L’autore conia il termine “incertezza esistenziale”, che nella sua visione rappresenta il motivo principale per cui il debito diventa la principale forma di scambio di mercato:

Il ruolo dell’incertezza esistenziale si può ravvisare nel comportamento dei proprietari terrieri, che solo col loro lavoro non sono in grado di soddisfare i propri bisogni. La loro esistenza dipende pertanto dalla capacità di prendere a debito i mezzi di sussistenza da altri soggetti. Questa è la base del primo scambio economico e prende la forma di un prestito in cui un produttore privato presta la parte di produzione messa da parte per la propria sicurezza personale a un altro soggetto che, in cambio, promette di offrirgli il suo lavoro per la propria sopravvivenza nel momento in cui il prestatore dovesse richiederlo. [Wray 1993, 11-12]

Questa citazione getta luce sul processo attraverso il quale emerse la moneta credito. Wray fa eco all’affermazione di Heinsohn e Steiger riguardo alla ragion d’essere dei mercati: “Pertanto il mercato ‘non è un luogo di baratto… ma un luogo in cui guadagnare i mezzi che consentono di saldare i debiti’ [Heinsohn e Steiger 1989, 193]” [Wray 1993, 16]. In altri termini, i mercati sono emersi per offrire alle persone l’opportunità di acquisire i mezzi per saldare i debiti. Qui il nostro obiettivo non è ricostruire in che modo sono emersi i mercati ma comprendere la ragione per cui le persone utilizzano un mezzo di pagamento dei debiti specifico e in che modo lo ottengono.

Con la nascita dei mercati nacquero anche una varietà di istituzioni per assicurare che il credito erogato alle controparti fosse convertito in qualche tipo di commodity (frumento prima e oro più tardi). La convertibilità era desiderabile in quanto riduceva il rischio di inadempienza da parte del debitore.

… i prestiti e la moneta-credito danno origine al desiderio di mettere a riserva piccole quantità di moneta-merce per assicurare la convertibilità… [Wray 1993, 25]

La moneta-credito con riserva di commodity non eliminò tuttavia le crisi finanziarie – periodicamente si verificavano corse agli sportelli bancari per una particolare commodity. Lo sviluppo della moneta-merce era dovuto essenzialmente ad accordi istituzionali e, cosa più importante, essi formavano una struttura piramidale. Gli agenti di ciascun livello della piramide emettevano passività e quelle maggiormente accettate erano quelle emesse dagli agenti che si trovavano all’apice.

Nel caso dell’Inghilterra, per un breve periodo le banche londinesi si posizionarono in cima alla gerarchia.

Ogni agente economico emetteva passività rese convertibili nelle passività di un agente posizionato a un livello superiore della piramide. Un’impresa pertanto rendeva le sue passività convertibili nelle banconote nazionali… Le banche nazionali a loro volta rendevano le loro banconote convertibili nelle note delle banche londinesi, che detenevano come “riserve” di una banca nazionale… Se fosse iniziata una corsa agli sportelli di una banca nazionale, la banca londinese avrebbe prestato le note di sua emissione in cambio di riserve della banca nazionale. [Wray 1993, 28]

Poiché le banche di Londra erano istituzioni di prestito private non erano pronte a garantire la convertibilità in qualunque momento. Si rendeva necessario un prestatore di ultima istanza che non avesse limiti nell’emettere le proprie passività. In Inghilterra questa istituzione era la Bank of England, anche se va notato che essa acquisì il suo particolare status perché le sue note potevano essere usate per pagare le tasse indipendentemente dalla disponibilità di oro. Al pari di qualsiasi banca centrale era un agente dello Stato cui veniva dato il diritto esclusivo di emettere note. Il governo inglese si trovava de facto in cima alla piramide. Il motivo per cui le banconote erano accettate è che lo Stato le aveva definite ufficialmente accettabili come mezzo per il pagamento delle tasse. Per dirla con le parole di Knapp:

Le banconote non sono automaticamente moneta di Stato, lo diventano appena questi dichiara di accettarle nei pagamenti epicentrici [pagamenti allo Stato]. È questa accettazione a rendere le banconote moneta di Stato… [Knapp 1924, 135]

Lo Stato si mosse per assicurare il suo potere d’acquisto attribuendo alla Bank of England diritti di monopolio nell’emissione di passività pubbliche. Cosa più importante, comunque, lo Stato assicurò il suo potere d’acquisto dichiarando che avrebbe accettato le passività della Bank of England per il pagamento delle tasse e/o per regolare altri debiti tra il settore privato e quello pubblico. Le banconote della Bank of England divennero pertanto valuta di Stato.

Riassumendo, i mercati sono il luogo in cui gli agenti cercano di ottenere ciò di cui hanno bisogno per saldare i debiti. La forma di debito più elevata è quella nei confronti dello Stato: le tasse. Le banconote maggiormente accettate sono quelle emesse dagli agenti posizionati in cima alla piramide, vale a dire dallo Stato. Di conseguenza le attività che si svolgono nel mercato sono denominate nelle banconote dello Stato e tutte le altre tipologie di passività spariscono.

La valuta dello Stato era accettata perché (1) tutte le tasse dovevano essere pagate con le banconote di Stato e (2) poiché lo Stato (o la Bank of England in quanto suo agente) aveva il monopolio dell’emissione di queste banconote e, quindi, le scambiava con i beni e con i servizi reali di cui aveva necessità. Lo Stato si trovava all’apice della piramide finanziaria perché disponeva di un insieme di poteri in maniera esclusiva, nessun’altra istituzione ne era dotata contemporaneamente. Lo Stato ha infatti il potere (1) di imporre tasse, (2) di scegliere ciò che accetterà per il loro pagamento e (3) di determinare i prezzi, proprio come accade in ogni regime di monopolio.

Indipendentemente dalla tipologia, fintanto che la valuta è scarsa ed è accettata nei pagamenti allo Stato questa diventa automaticamente valuta di Stato. È lo Stato che dispone dei poteri del monopolista che offre la suddetta valuta alla popolazione.

Originale pubblicato nell’inverno 2002

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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