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WALL STREET: doccia fredda sugli entusiasmi

Cambia la situazione del COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission). Si inizia a scontare un quadro più complicato, complice un possibile rallentamento economico. [Guest post]

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, hanno nuovamente espresso qualche novità rispetto agli andamenti dominanti degli ultimi mesi ed anni. Sembra proprio, che i mercati, dopo un decennio di forte deflazione, inizino a dare maggiore credibilità e consistenza ad uno scenario del tutto diverso ed opposto.

Segnali ancora embrionali, che necessitano certamente di ulteriori e più probanti conferme, probabilmente effetto delle politiche fiscali e monetarie iper-espansive varate in funzione anti-covid. In molti negli scorsi mesi hanno paventato un rischio inflattivo o addirittura iper-inflattivo. Un’argomentazione, a mio avviso, del tutto prematura, ed allo stato completamente priva di fondamento. Molto più probabile invece che ci si trovi in una fase di trapasso, in cui un vecchio ordine comincia a venir meno, e iniziano a vedersi gli albori di una nuova fase di sviluppo del sistema capitalistico di produzione, ormai del tutto globalizzato. Io me lo auguro.

Negli ultimi 3 lustri abbiamo infatti assistito ad un’evoluzione del sistema drammaticamente cinica, che ha accresciuto, e di molto, le diseguaglianze. Si è puntato, in particolare, a contrarre in maniera spietata tutti i costi della produzione, ossia i costi delle materie prime, il costo del denaro, e non ultimo, il costo del lavoro. Una contrazione davvero mostruosa, di una entità mai vista in precedenza, che ha compresso i redditi di molti, e ampliato nel contempo a dismisura gli utili ed i profitti di molte, tantissime imprese. Ed in tale contesto c’è stato pure chi, per un intero decennio, ha cianciato e blaterato di bolla esistente sul mercato delle quotazioni azionarie.

Un misunderstanding davvero clamoroso che resterà per sempre nella storia dell’economia e dei mercati finanziari. Bisognava esser proprio dei ciechi per non vedere e capire, cosa in realtà stava accadendo. Ed è in tale plumbeo scenario macroeconomico che, non a caso, s’afferma anche l’economia della Cina. Un Paese divenuto in breve tempo la fabbrica del Mondo, perché basato sulla contrazione dei costi, ed in particolare di quello del lavoro. Oggi però la Cina è divenuta troppo forte, e preoccupa tutto l’Occidente. Bisogna quantomeno arginarla, e per farlo è necessario che il sistema capitalistico cambi nuovamente connotati, e registro.

Competere con Loro sulla base della contrazione dei costi, è infatti una partita già persa in partenza. Ed è per questo motivo che gli stimoli monetari, e soprattutto fiscali, introdotti in Occidente non verranno, credo, presto ritirati, anzi tutt’altro. L’Occidente non ha nulla da temere da un ritorno sulla scena di un po’ d’inflazione. Non favorirla significherebbe, infatti, abdicare definitivamente al ruolo di leader, e consegnarsi definitivamente nelle mani del Dragone Asiatico.

Concetti questi, credo, già molto chiari nelle stanze del potere occidentale. Concetti già in via avanzata d’attuazione, che stanno già producendo qualche problema nel sistema economico cinese, come testimoniano fedelmente anche i suoi mercati finanziari. Insomma i segnali provenienti dai mercati, in queste ultime settimane, seppur ancor labili ed embrionali, potrebbero segnalare l’inizio di un cambio di rotta, e l’avvento di una nuova fase della storia dello sviluppo del sistema economico di produzione capitalistico.

Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine generale, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima ottava, si dimostra, credo non a caso, ancora tonico e forte. Lievita infatti dello 0,66 %, e raggiunge quota 93,23. Le commodities, anche grazie alla forza del dollaro, crescono anch’esse dello 1,11 %, in termini reali. La perdurante forza di queste ultime fornisce conferme circa il mutamento di scenario forse in itinere.

Segnali più cauti in tal senso, ci giungono anche dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di 2 bps, e raggiunge quota 1,36 %. Anche il rendimento del bond a 2 anni, lievita di 2 bps, e raggiunge quota 0,23 %. Immobile, pertanto, l’inclinazione della yield curve Usa, a quota 113 punti. In correzione, alquanto controllata, invece i mercati azionari. L’S&P 500 arretra infatti dello 0,57 % e quota oggi 4.432,99 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures edelle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 14.489

Large Traders : + 3.431

Small Traders : + 11.058

Cambia, dunque, nuovamente la configurazione e l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Nella scorsa settimana le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state infatti pari a 12.389 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, cedono l’intero lotto dei 12.389 contratti long, ed accentuano alquanto la loro abituale posizione di copertura, Net Short.

I Large Traders, invece, acquistano 5.176 contratti long, ed invertono nuovamente la loro posizione, che torna, Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 7.213 contratti long, e rafforzano la loro posizione, già Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, più marcate ed ingenti delle precedenti, ci riportano in una configurazione storicamente incerta e molto volatile.

Credo che il mercato dei derivati sia alquanto in linea e ben sintonizzato sulla situazione attuale. Il mutamento di scenario prefigurato in premessa, se troverà, come io spero, conferme, è certamente meno favorevole del passato per le prospettive dei mercati azionari. Ma questi come ben sapete hanno guadagnato già tantissimo, e sarebbe giusto redistribuire un po’ di ricchezza verso gli altri attori dell’economia, molto penalizzati nell’ultimo decennio.

Con ciò non voglio dire che i mercati azionari correggeranno di brutto, e tantomeno che andranno incontro a dei crolli. Dico solo che il loro andamento si prospetta molto meno esaltante di quello visto nel passato decennio. Non muto quindi la mia strategica view, cautamente positiva, per il settore equity, ma in ossequio alle sovra esposte argomentazioni, assumo un atteggiamento ed un’esposizione più cauta rispetto agli anni scorsi.

Mercato dunque in cerca di nuove certezze, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.

In questi primi mesi del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno del 6,38 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno del 16,80 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 10,42 %, causata dalla nostra iniziale prudenza, nonché da un evidente deficit di momentum, sul nostro listino, nei primi mesi dell’anno.

Nei precedenti 8 anni, invece, il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana in coerenza con quanto sopra esposto, muto leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 60 al 65 % le mie posizioni long, ed riduco nel contempo dal 40 al 35 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione Net Long, pari al solo 30 % del mio portafoglio.

20Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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Author: Finanza.com

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