Author: Wired
Covid-19: si guarda ancora alla Cina. Dopo il sollevamento delle restrizioni nel paese, e l’ondata di casi – di cui poco onor del vero, almeno ufficialmente, si sa – l’Occidente teme nuove ondate e cerca di correre ai ripari come può. L’Italia, per esempio, ha appena reagito rendendo obbligatori i tamponi per chi arriva dalla Cina e prevedendone il sequenziamento per la caratterizzazione delle varianti. Da più parti infatti arrivano gli allarmi sulla possibile emergenza di nuove varianti. D’altronde, dopo tre anni di pandemia, lo abbiamo imparato: più il virus corre, più si replica, maggiore è il rischio che emergano nuove varianti. E mentre già per oggi, come anticipato, si attendono i primi risultati in materia, si avanzano le prime ipotesi, catalizzate anche dalla mancanza di dati ufficiali.
I nomi che si fanno al momento sono di varianti già note. Meglio di sottovarianti, una in particolare: la variante XBB.1.5. Nelle scorse ore a ipotizzare un possibile ruolo di questa sottovariante di Omicron – che si era fatta conoscere per essere verosimilmente più immunoevasiva e interessare, come altre soprattutto le alte vie respiratorie – è stato Francesco Broccolo, dell’Università del Salento.
All’Ansa l’esperto ha spiegato come XBB.1.5 o Gryphon – di cui in realtà XBB.1.5 sarebbe una discendente, al punto da meritare un altro soprannome secondo alcuni – potrebbe essere la variante caratterizzante l’ondata cinese, particolarmente abile a diffondersi: “Sta circolando un vero e proprio sciame di varianti, alcune delle quali rappresenterebbero una evoluzione convergente, prime tra tutte la XBB la quale sta rapidamente sostituendo sottovarianti comuni, come BQ.1 e BQ.1.1. A farla avanzare così velocemente sarebbe una mutazione, chiamata F486P, che le permetterebbe di sfuggire agli anticorpi generati sia da infezioni da Omicron 5 sia dai vaccini, compreso il vaccino a mRNA bivalente e inoltre rafforzerebbe il legame con il recettore ACE2, cioè la porta di entrata del virus, presente soprattutto sulle cellule dell’epitelio respiratorio”. L’ipotesi dunque è che accanto al rilascio delle misure – verosimilmente il fattore che più facilita la diffusione di un’infezione respiratoria così contagiosa – anche le varianti possano avere il loro ruolo.
Non sembra che le nuove sottovarianti di omicron causino malattie più gravi, ma attenzione a naso che cola e disturbi intestinali
A far ipotizzare un ruolo di questa variante di Covid-19 in particolare anche la situazione epidemiologica negli Stati Uniti, dove nelle ultime settimana XBB è cresciuta, arrivando a rappresentare ora circa il 18% di tutti i sequenziamenti. Secondo alcuni attenti osservatori, come Eric Topol, XBB.1.5 diventerà dominante nelle prossime settimane. E che invece i Cdc paiono non tenere abbastanza in considerazione, secondo Topol.
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