Categories: Tecnologia

GPTZero, l’app in grado di distinguere se un testo sia stato scritto da un’intelligenza artificiale o da un essere umano

Author: Wired

Mentre le intelligenze artificiali diventano sempre più capaci imitare le opere umane, oltre a riprodurne i volti o le voci, gli esseri umani si stanno affrettando a trovare nuovi sistemi per riuscire a distinguere le produzioni dei propri simili da quelle artificiali. È il caso di GPTZero, un’applicazione realizzata da uno studente dell’Università di Princeton, in New Jersey, in grado di scoprire se un testo sia stato scritto o meno dal famoso bot conversazionale ChatGPT.

L’obiettivo di Edward Tian, studente di informatica ed ex data journalist per la BBC, è quello di riuscire a combattere i casi di plagio collegati all’uso delle intelligenze artificiali per scrivere articoli o saggi. La sua applicazione è diventata immediatamente così popolare da andare in tilt a causa del numero elevatissimo di utenti che hanno incominciato a usarla, ma i gestori della pagina di Streamlit dove Tian ha pubblicato l’app hanno già risolto il problema e GPTZero è di nuovo disponibile in versione beta.

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Per capire chi abbia scritto il testo in questione, l’app assegna un punteggio al testo in base a due caratteristiche definite “perplessità” e “irruenza”, che si riferiscono alla complessità e alla casualità dello stile e delle informazioni riportate. Per mostrare il funzionamento del programma, Tian ha pubblicato due video su Twitter che confrontano l’analisi di un articolo del New Yorker e una lettera scritta da ChatGPT. In entrambi i casi, l’app è riuscita a individuare in maniera corretta la loro origine umana e artificiale.

Tian ha poi aggiunto che pubblicherà un documento con le statistiche di accuratezza dell’app, utilizzando come base gli articoli pubblicati dai giornali universitari e alle analisi svolte dal gruppo di Natural language processing di Princeton. L’app di Tian ha battuto sul tempo l’uscita del sistema anti plagio annunciato da ChatGPT e segue di pochi giorni la notizia del New York Times, secondo cui Google avrebbe lanciato un allarme sulla popolarità del bot conversazionale e sui pericoli legati al suo utilizzo.

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