Categories: Tecnologia

Lol 3: noi puntiamo tutto su Marina Massironi

Author: Wired

Secondo te è cambiato il modo di fare comicità in tv rispetto agli anni di Mai dire gol? 
“Non credo che sia cambiato il modo di fare, sono cambiati i contenitori. La matrice è sempre quella, credo, i comici si esprimono nello stesso modo, come si esprimevano vent’anni fa. C’è chi lavora da solo – allora si chiamava monologhista, adesso si chiama stand-up… è cambiata la lingua! -, c’è chi lavora sulla situazione, o sulla parodia o sull’imitazione, ci sono ancora tutte le espressioni comiche. Allora forse c’erano tempi più lunghi, televisivamente parlando, c’erano delle serialità che si rispettavano, c’erano anche storie che andavano avanti nel programmi legati ai personaggi comici. Adesso i contenitori hanno più comici e quindi c’è meno tempo per ciascuno. E poi ci sono queste nuove formule molto libere come quella di Lol che mischiano l’improvvisazione al repertorio”.

Preferisci stare sul palco da sola o fare parte di un’opera corale come quella di Lol?
“Sono abituata a giocare in gruppo. La mia formazione è quella, e poi lavorando sempre in teatro, lavoro quasi esclusivamente con altri. Ho fatto solo un monologo e non era comico. Sono abituata anche all’improvvisazione, che è una parte del lavoro teatrale. Non mi piace molto lavorare da sola, lo scambio con gli altri mi permette di crescere e sento che le potenzialità aumentano per tutti”

Meglio l’improvvisazione o la pianificazione di ogni particolare di una performance?
“Sono due fasi del lavoro altrettanto importanti. In passato capitava di fare spettacoli in tutti i tipi di locali possibili e questa era un’esperienza doppiamente valida perché da una parte ti costruivi facendo la cosiddetta gavetta e dall’altra parte il pubblico aveva la possibilità di scoprire tanti volti nuovi. Adesso è più il contrario. Non ci sono più gli spazi di una volta e la possibilità di esibirsi così spesso e così random. A volte si finiva per esibirsi anche in posti poco adatti, andavi a interrompere la gente nelle discoteche che ballava e si doveva sorbire “il quarto d’ora comico”. A volte ti esibivi nei ristoranti con la gente che mangiava e manco ti guardava. La gavetta è importante, serve per mettersi alla prova, per farsi un bagaglio di esperienze prezioso che poi ti serve a superare le difficoltà che possono presentarsi. È un peccato che non si faccia più molto”

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