Categories: Energia

Le nuove sfide della sostenibilità in agricoltura all’Agrifood Forum 2023

Author: Rinnovabili.it

Il 28 marzo si è svolta la 3° edizione dell’Agrifood Forum 2023

(Rinnovabili.it) – “Dobbiamo andare verso un’agricoltura sempre più sostenibile, ma serve gradualità. Se non mettiamo insieme la sostenibilità ambientale con quella economia e sociale, crolla il sistema”. Lo ha detto stamattina Patrizio La Pietra, sottosegretario di Stato per l’Agricoltura, la Sovranità Alimentare e le Foreste, aprendo i lavori dell’Agrifood Forum 2023. L’evento digitale di Rinnovabili.it diretto da Mauro Spagnolo ha dato voce a istituzioni, associazioni, aziende e innovatori per ragionare sul tema centrale di questa 3° edizione: “Sostenibilità in agricoltura, costo o valore?”. Il Forum è organizzato in collaborazione con Santa Chiara Lab – Università di Siena, Earth Day Italia, Fondazione Symbola, Consorzio Italiano Biogas, ANIGhp e Utilitalia, ed è patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Attraverso un panel istituzionale introduttivo e i 4 panel tematici (acqua, energia, profitto, innovazione), Agrifood Forum 2023 ha affrontato le grandi sfide di oggi dell’agricoltura. Dal garantire a tutti l’accesso al cibo sano senza distruggere definitivamente la salute del Pianeta alla trasformazione dei cicli produttivi. Dallo sviluppo di tecnologie innovative all’autoproduzione e l’efficienza energetica. Passando per la carenza d’acqua e la necessità del risparmio idrico, la garanzia di un profitto equo e il sostegno al valore sociale. “Andiamo verso una crescita demografica che porterà la popolazione mondiale verso quota 10 miliardi tra pochi decenni”, ha ricordato Mauro Spagnolo in apertura. “Una prospettiva che genera preoccupazione e che richiede risposte adeguate dal comparto agroalimentare”.

La sostenibilità in agricoltura, un passo alla volta

Le fughe in avanti in solitaria sono inutili, le risposte giuste alle sfide che gravano oggi sull’agricoltura sono quelle coordinate e globali. È il cuore del messaggio del sottosegretario La Pietra che si è concentrato in particolare sul tema dei pesticidi. “La chimica non si può eliminare dall’oggi al domani”, ragiona il sottosegretario. Non si possono costringere le aziende italiane a non produrre, o a produrre di meno o con qualità inferiore, perché attaccate da parassiti e insetti alieni. Il risultato sarebbe “importare gli stessi prodotti dall’estero, dove magari non ci sono gli stessi controlli e standard”. Vale a dire, tirarsi la zappa sui piedi.

Sulla stessa linea Ettore Prandini: gradualità, afferma il presidente di Coldiretti, in un mondo globalizzato fa rima con reciprocità. “L’UE è il continente più sostenibile al mondo per quanto riguarda l’uso di prodotti fitosanitari, e l’Italia li ha ridotti del 20%. Ma questo non viene preso in considerazione quando come UE facciamo accordi come il Mercosur o portiamo a zero i dazi con paesi dove le regole sono molto meno stringenti”, sottolinea. La soluzione? Basterebbe integrare nei negoziati il principio di reciprocità. Ma anche lavorare a un livello più strutturale, spingendo sulle nuove tecniche di editing del genoma (i cosiddetti OGM 2.0), in Italia chiamate Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA): “Ci possono aiutare a ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari”.

Una “transizione ordinata” anche in agricoltura

Quella che una parte non piccola del comparto agroalimentare italiano percepisce come la “gabbia” dell’Unione Europea dovrebbe essere invece la squadra con cui si vince la partita. Il tema dell’”Italian sound” è un caso esemplare. Da poco la pratica della cucina italiana è stata candidata nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco. “Sarebbe bello se la sola candidatura eliminasse il problema, ma servono altre azioni, soprattutto a livello UE: abbiamo bisono di una forte spinta da parte della Commissione” per tutelare i prodotti italiani da imitazioni e mistificazioni, sottolinea La Pietra. L’export di cibo italiano nel 2022 arriva quasi a 60 miliardi, il giro d’affari dell’Italian Sound vale quasi più del doppio. “Far conoscere i nostri prodotti significa anche tutelare i consumatori europei, in modo che sappiano che comprano prodotti mistificati”.

Più coordinamento europeo servirebbe anche per fissare una linea comune che integri tutti gli interessi nei casi dei cibi innovativi (novel food), ricorda Prandini. Sia per i cibi chimici come la carne sintetica, “che può presentare rischi per la salute dei consumatori”, sia per il capitolo insetti “su cui bene ha fatto il governo con l’introduzione di spazi ben delimitati nei punti vendita e gli interventi sull’etichettatura. Noi vorremmo che questo avvenisse anche nella ristorazione”, afferma il numero uno di Coldiretti.

Quando questo coordinamento europeo manca, spuntano le magagne. Come sul capitolo stop auto endotermiche nel 2035. Dove la spinta della Germania ha riaperto il dossier e dato via libera ai carburanti elettrici. Lasciando però fuori i biocarburanti. “Noi produciamo biogas e biometano, non possono essere esclusi solo per scontri tra stati membri”, attacca Prandini. Come paese e comparto “stiamo investendo su biometano. Dobbiamo far sì che dopo il 2035 possiamo continuare a investire in questo ambito”, gli fa eco Donato Rotundo, direttore Area Sviluppo Sostenibile e Innovazione Confagricoltura.

Agrifood Forum 2023, le priorità sono innovazione e investimenti

La chiave per sbloccare la situazione sono proprio gli investimenti, in coppia con più innovazione. La loro mancanza si fa sentire in modo critico. Come nel caso dell’acqua. L’Italia dagli anni ’60 non ha più investito in infrastrutture per l’acqua piovana: ne tratteniamo solo l’11% , altri paesi UE investono molto di più con risultati migliori, ricorda Prandini. Che ricapitola cosa si muove sul fronte dell’innovazione nel dialogo con il governo. Destinare i 500 mln per la meccanizzazione in ambito agricolo anche all’innovazione dei sistemi irrigui, visto che “da prove già fatte in campo, riusciamo a diminuire il fabbisogno acqua del 20-40%”. Un’altra priorità riguarda la nuova fiscalità: “Lavoriamo con il governo per defiscalizzare gli investimenti in innovazione. Questo ci aiuterà, tra le altre cose, a ridurre l’uso di pesticidi”, conclude il presidente di Coldiretti.  

Un sistema paese più coeso e armonico è la condizione essenziale per trasformare l’agricoltura in una risorsa essenziale per raggiungere gli obiettivi sulle rinnovabili, ricorda ancora Rotundo. Dobbiamo installare circa 80 nuovi GW entro il 2030, ma per raggiungere questo target gli investimenti diretti e indiretti delle imprese agricole hanno bisogno di essere guidati. “Oggi in Italia siamo all’8% di produzione rinnovabile agricola, in Francia sono al 20%”, rimarca l’esponente di Confagricoltura. Su cosa puntare? Piccoli impianti, generazione distribuita, assicurare la diversificazione indispensabile per dare opportunità alle imprese agricole di restare sul territorio producendo reddito”. Finora il Pnrr sta procedendo con i binari del parco agrisolare e del biometano, ma con qualche ostacolo di troppo. “Sul parco agrisolare abbiamo avuto dei problemi legati alle limitazioni sull’autoconsumo. Alcuni aspetti dei decreti attuativi hanno rallentato la conversione delle aziende. Siamo a circa il 30% dell’uso delle risorse disponibili”, lamenta Rotundo.

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