Nel Regno Unito tira una brutta aria per Revolut

Author: Wired

La posta in gioco è il tentativo di Revolut di rivedere il proprio modello commerciale, passando dall’essere un ente che si limita a trasferire denaro e guadagna solo sulle commissioni a una banca a tutti gli effetti che trae profitto dallo spread tra gli interessi pagati ai depositanti e quelli ricevuti sui prestiti. Con i tassi di interesse che si stanno avvicinando a livelli che non venivano registrati dal 2008, continua Kohli, l’estinzione dei mutui e altri prestiti rappresenta un “enorme motore di profitto” per le banche private. Revolut ha una “base di clienti molto ampia in cui potrebbe inserire un portafoglio di prestiti“, afferma Kohli. Ma per farlo ha bisogno di una licenza bancaria.

In discussione c’è anche il progetto di Revolut di imporsi come “un’unica app per tutto ciò che riguarda il denaro“, cercando di replicare il successo ottenuto in Cina dalla superapp WeChat. L’obiettivo è fornire una gamma completa di servizi finanziari – dai conti correnti e di risparmio ai mutui, passando per il credito, il trading e i pagamenti – da un’unica interfaccia. Senza la possibilità di erogare prestiti, però, la visione dell’azienda ne uscirebbe inevitabilmente diluita.

Nel caso in cui Revolut non riuscisse a ottenere una licenza bancaria nel Regno Unito, le conseguenze si estenderebbero anche oltre confine. La licenza britannica potrebbe infatti rivelarsi una corsia preferenziale in altri importanti mercati, come gli Stati Uniti e l’Australia. L”economista Frances Coppola, che in passato ha lavorato per Hsbc e diverse altre banche, puntualizza che allo stesso modo un rifiuto formale nel Regno Unito non sarebbe accolto positivamente da altre autorità di regolamentazione.

Stando ad alcune ricostruzioni, alcuni i ministri del governo britannico, a fronte delle pressioni per preservare lo status di polo fintech del Regno Unito, sarebbero preoccupati dall’eventualità che Revolut decida di cambiare sede nel caso di un rifiuto dalla Banca d’Inghilterra. Ma per Coppola e Kohli una decisione così drastica sarebbe improbabile, data la dimensione della base di clienti locali dell’azienda e le probabilità di incontrare ostacoli simili anche altrove. Se Revolut immagina di essere agevolata da altre autorità di regolamentazione, dice Coppola, “si sbaglia“.

Grazie a una licenza rilasciata dalla Banca di Lituania, Revolut può operare come una banca all’interno dell’Unione europea (Ue), dove attualmente fornisce servizi bancari nei 27 stati membri. Ma nel Regno Unito, il suo mercato più grande, un rifiuto comporterebbe una sorta di crisi d’identità, obbligando l’azienda a trovare nuove linee d’impresa per raggiungere i suoi obiettivi di crescita.

Coppola ipotizza che per compensare le opportunità di guadagno sfumate, Revolut possa puntare su nuovi servizi adiacenti al settore bancario. Questo potrebbe comportare una maggiore penetrazione nel mondo delle criptovalute, oltre trading e pagamenti, o altri servizi che occupano le aree grigie che non richiedono una licenza.

Kohli è d’accordo: Revolut dovrà “rivalutare quello che sta cercando di ottenere”. Se la normativa del Regno Unito limita l’azienda, dovrà “trovare un altro modo” per guadagnarsi lo status di superapp. Revolut non ha risposto a una richiesta di commento di Wired UK.

La sfida consisterà nel farlo senza inimicarsi le autorità di regolamentazione: “È un treno rapido – dice Kohli –: prima che la gente salga a bordo, le autorità regolatrici vogliono assicurarsi che non si schianterà“.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired UK.