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Cresce l’import di riso, i rischi per produttori e consumatori

Author: Rinnovabili.it

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Cresce l’import di riso dai Paesi asiatici e il rischio speculazioni

(Rinnovabili.it) – In Italia si consumano tra i 5 e i 6 chili all’anno di riso a persona. L’Italia è il primo fornitore di riso dell’Unione Europea (produce circa il 50% di quello consumato nei Paesi UE), ma cresce l’import. C’è qualcosa che non quadra e vediamo perché.

Il riso italiano è una garanzia di qualità e di sicurezza per la salute, dal momento che la produzione è sottoposta a controlli rigidissimi. Il nostro Paese vanta ben 200 varietà di riso iscritto nel registro dell’Ente Nazionale Risi e prodotto soprattutto in Lombardia, Piemonte e Veneto. A fronte di questo, tuttavia, continua a crescere l’import di riso dai Paesi asiatici al punto che attualmente 1 pacco su 4 di quelli che si acquistano non proviene dall’Italia.

Tanti sono i motivi di preoccupazione. Prima di tutto le speculazioni su un prodotto per cui agli agricoltori viene riconosciuto meno di un euro al chilo ma che i consumatori pagano anche quattro euro.

Import quasi raddoppiato in un anno

L’allarme lanciato dal Coldiretti è dovuto al rischio che il riso italiano sia spazzato via da quello estero. Le cifre delle importazioni in effetti non hanno bisogno di commenti: nel 2022 le importazioni complessive sono quasi raddoppiate (+82%).

In particolare è più che triplicato l’import di riso dalla Cambogia, quintuplicate dal Vietnam, e dal Myanmar è cresciute di 50 volte.

Ma c’è anche un allarme salute. In tutti questi Paesi i coltivatori fanno uso di triciclazolo, un potente pesticida che l’Unione Europea ha vietato dal 2016 perché non ne esclude la pericolosità per la salute. L’UE, inoltre, ha vietato anche l’importazione dei prodotti che contengono residui superiori a quelli consentiti.

Leggi anche Riso, misure di salvaguardia contro l’import selvaggio

Marketing ingannevole

Come spesso accade, ogni limite è fatto per essere aggirato.

La legge permette uno stratagemma di marketing ingannevole: sui pacchi viene scritto in grande “riso da risotto” (quelli italiani più consumati sono Arborio, Baldo, Carnaroli, Roma, Vialone Nano, che è anche il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento IGP), ma in piccolo, su un lato nascosto della confezione, compaiono la scritta “tipologia riso lungo A” e l’origine (Myanmar, Vietnam o Cambogia). Quindi, facciamo attenzione alle etichette.

Il danno per i risicoltori è evidente. Fra taglio delle superfici coltivate e gli effetti dei cambiamenti climatici, quest’anno ci saranno quasi 8mila ettari in meno. I prezzi salgono ma quelli riconosciuti agli agricoltori sono crollati anche del 20% insieme al calo delle produzioni.

È proprio il caso di dire che per l’intera filiera del riso i conti non tornano.

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