Categories: Tecnologia

Abbiamo visitato il più grande stabilimento di colonnine elettriche in Italia

Author: Wired

Quest’ultimo modello è in particolare frutto del lavoro dei ricercatori, dato che il sito dispone di uno spazio di 3.200 m² dedicato allo sviluppo e alla prototipazione di nuovi prodotti. “Il Terra 360 è il percorso di una storia che parte qualche anno fa.

Stiamo parlando di un settore immaturo: dove la sfida non è solo tirar fuori il prodotto più bello e performante, ma anche superare ostacoli ingegneristici che possano portare da un prototipo ad una produzione. Le nuove colonnine sono oggetti che richiedono una multidisciplinarietà di competenze e profili tecnici per rispondere anche alle sfide legate alla user experience, l’elettronica, la cyber security.

Antonio De Bellis, E-mobility Lead Manager di ABB E-mobility

Un mercato in continua crescita

Come visto, il mercato delle auto elettriche è quasi raddoppiato in Italia nell’ultimo anno. “La crescita del mercato delle automobili è salita con l’aumento dei punti di distribuzione. Sono rivoluzioni che non vanno da 0 a 1, ci vuole molto tempo per aggiornare il parco auto. Oggi si fa tanto terrorismo come se pigiassimo un tasto ed entrassimo in un mondo diverso: ci vorranno invece anni per passare dal motore termoelettrico a quello elettrico. Anche per vedere gli effetti, ad esempio, sull’occupazione e su quanti lavoratori saranno espulsi dal mercato per basse competenze. Volevamo capire esattamente quali erano i dati a disposizione” segue il manager di ABB. Nasce così l’iniziativa di Motus-E, portale finanziato dai grandi player del settore che raccoglie dati e monitora costantemente il mercato dell’automotive elettrico. “Abbiamo censito tutte le aziende che lavorano nell’automotive e le abbiamo analizzate, per comprendere dove agire e come si sta muovendo il mercato. Quando parliamo di temi così importanti, dovremmo avere degli obiettivi che vanno oltre la dimensione temporale di un governo ma pensati per resistere nel lungo periodo: basterebbe non avere una sorta di disincentivi a scegliere l’elettrico“. Anche perché se i numeri sono già promettenti, in futuro non potranno che aumentare. A pesare ci sarà infatti il tema del pricing, che adesso comincia ad essere competitivo (e non solo riservato ad ‘utenti premium’) anche per il full electric. E quindi l’ingresso degli operatori cinesi, non più solo come fornitori di materie prime: “In passato, la Cina aveva una barriera tecnologica per raggiungere certi standard qualitativi. Oggi, grazie anche all’ausilio ad esempio sul design da parte degli europei, presenta modelli elettrici che hanno un impatto dirompente anche a livelli qualitativi”. Un mercato insomma che sembra appena iniziato e che avrà bisogno di colonne d’appoggio (o meglio, colonnine) per continuare a crescere.

Abbiamo bisogno di una rete elettrica diversa

Per accogliere e gestire una quantità sempre maggiore di fonti rinnovabili, la rete elettrica dovrà diventare più grande e più flessibile. Ma i territori potrebbero opporsi alla costruzione di nuovi tralicci e linee di trasmissione

La mobilità elettrica è un cambio di mentalità

In ogni caso in futuro ci sarà una sempre più ampia diffusione di colonnine a bassa ricarica ad uso automotive. “Attenzione – riprende De Bellis – distinguiamo la colonnina dal concetto di pompa di benzina, dove la mia variabile preponderante era il carburante. Oggi, con la ricarica elettrica, la mia variabile principale è il tempo. Se ho poco tempo, pago il megacharger che costa di più. Ma se ho più tempo posso decidere di impiegarlo per lavorare o fare altro mentre aspetto. Se io entro in un concetto di dispensatore del tempo e non di carburante, cambio mentalità”. Anche perché dopo decenni stantii, la transizione nel mondo automotive promette più efficienza a costi bassi. La macchina elettrica ha un’efficienza del 90%, mentre quella a benzina intorno al 30%. E un conto è pagare la ricarica domestica di energia elettrica, un altro è fare il pieno di benzina. C’è ancora tanto margine per creare nuovi impianti di ricarica: “Da noi conta molto il ‘lean approach’: ma io posso fare qualcosa di meglio come produttore? Dovremmo fare lo stesso come singoli e applicare il lean approach su noi stessi: ma io devo usare la macchina per muovermi?

Devo cambiare certe abitudini che ho oggi nell’uso del veicolo, quindi prima di cambiare in elettrico devo cambiare la modalità in cui guido. Ad esempio, spingendo meno sull’acceleratore per attivare il motore elettrico: questo tipo di cambiamento è molto più profondo e significativo che cambiare l’auto”.

Antonio De Bellis, E-mobility Lead Manager di ABB E-mobility

Oggi e domani viaggiare in elettrico significherà programmare il percorso in funzione delle ricariche. Tragitto che vedrà ancora distributori di carburante lungo la strada , che però non avrà più benzina e diesel ma solo energia elettrica. Sono elementi che si studiano ad esempio nel trasporto pubblico: qui si analizza la modalità di guida dell’autista. “C’è un’incidenza del fattore elettrico e una del fattore umano, direi di alfabetizzazione sociale sulla guida. Se schiacci come schiacciavi prima sull’ acceleratore allora la ricarica elettrica potrebbe non bastarti neanche per uscire dalla città”, conclude il manager di ABB. Come dire che la tecnologia, da sola, non ci salverà: dipenderà da noi trovare il modo migliore per vivere un mondo che avrà limiti ed esigenze diverse. Sprecare meno (acqua, cibo, energia, carburante) è l’indicazione sempre valida per avvicinarci ad una personalissima – e quanto mai necessaria – transizione ambientale.

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