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Il piano per salvare l’Amazzonia

Author: Wired

La prima fase del suo Piano d’azione per la prevenzione e il controllo della deforestazione in Amazzonia era cominciata 20 anni fa, durante il primo mandato da presidente del Brasile: adesso che è tornato al Palácio do Planalto, Luiz InácioLula da Silva è chiamato a dar conto alle centinaia di associazioni ambientaliste del paese che hanno esultato quando il 31 ottobre 2022 la sua vittoria elettorale al ballottaggio contro Jair Bolsonaro era stata dichiarata ufficialmente.

Lo ha fatto con un nuovo pacchetto di misure varate nei primi giorni di giugno, una strategia studiata per raggiungere l’ambizioso obiettivo di fermare la deforestazione illegale entro il 2030. È la quinta riforma a tutela dell’Amazzonia sotto il suo governo, estensione di un progetto ambientalista che tra il 2004 e il 2012 ha permesso la riduzione della deforestazione dell’83%.

Tra i provvedimenti sottoscritti da Lula c’è l’impegno a raggiungere la “deforestazione a netto zero, vale a dire il reimpianto di tutti gli alberi abbattuti, ripristinando gli stock di vegetazione autoctona come compensazione a medio termine per la rimozione legale della vegetazione.

Le misure in difesa di flora e fauna

Il governo ha esteso di 1.800 ettari un’unità di conservazione della foresta, spazi soggetti a tutela diretta, disponendone la creazione di nuove e assegnando 57 milioni di ettari di terreno pubblico attualmente senza protezione speciale, un’area approssimativamente equivalente alla dimensione della Francia. L’allevamento del bestiame, tra le principali cause della deforestazione, è stato disincentivato a vantaggio della produzione di bacche di açai, tra i frutti più nutrienti di tutta l’Amazzonia.

Oltre alla protezione della preziosa flora locale, le misure tutelano anche direttamente la fauna, ad esempio ponendo limitazioni alla pesca del pirarucú, il pesce più grande dell’area, da poco tornato a popolare i laghi del Medio Jurua. In un piano allargato di tutela del verde nazionale, Lula ha anche posto il veto alla legislazione approvata dal Congresso che avrebbe consentito il taglio delle restanti aree della Foresta Atlantica, nel sud-est del paese. Secondo Suely Araújo, consulente politico dell’Osservatorio climatico del Brasile, il piano d’azione è fondamentale per la ricostruzione della governance ambientale, dopo un quadriennio che da questo punto di vista si è rivelato il più distruttivo della storia dell’Amazzonia.

L’eredità di Bolsonaro

Un nuovo rapporto di MapBiomas, rete collaborativa brasiliana formata da ong, università e startup tecnologiche, evidenzia come soltanto nel 2022 Bolsonaro abbia portato termine una carneficina ambientale, deforestando un’area di 18mila chilometri quadrati, quasi un quarto in più rispetto al 2021, già segnato da un record in questo senso. Con l’estrema destra al potere, nella foresta Amazzonica sono stati abbattuti 21 alberi al secondo: un totale di oltre 300mila interventi di deforestazione, con il dato peggiore registrato il 25 luglio scorso, quando in 24 ore fu raso al suolo l’equivalente di 8.400 campi da calcio.

Ma questo sembra essere il passato. Le nuove politiche di Lula vanno anche nella direzione di un ripristino dei rapporti tra la capitale Brasilia e le comunità indigene che abitano l’Amazzonia, costrette a ritirarsi sempre più nella foresta per colpa del land grabbing massivo degli ultimi anni.

Il nuovo corso di Lula

Il nuovo governo ha riconosciuto sei nuovi territori indigeni per un’estensione complessiva di poco meno di 1.200 chilometri quadrati, aree in cui le estrazioni minerarie sono vietate e l’agricoltura su scala commerciale, così come il disboscamento, sono consentite soltanto attraverso autorizzazioni specifiche. Il chiaro messaggio sull’inversione di marcia arriva anche dalla scelta della città che ospiterà la trentesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop30, che si terrà a Belem, in piena foresta Amazzonica. “Ho già partecipato alle Cop in Francia e in Egitto – ha dichiarato Lula – e tutti parlavano incessantemente dell’Amazzonia. Per questo mi sono detto che ospitare la conferenza lì possa rappresentare un modo per far conoscere davvero la foresta a tutti”.

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