Categories: EconomiaTecnologia

Che cosa sta succedendo con Meta e le news in Canada

Author: Wired

Il Canada è il teatro dell’ultimo episodio di una delle più grandi battaglie in corso tra governi e big tech insieme alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Dopo che lo scorso 18 giugno il governo del primo ministro canadese Justin Trudeau ha approvato una legge che impone ai colossi di internet di pagare le testate giornalistiche per i contenuti pubblicati sulle loro piattaforme, l’Online news act, Meta ha cominciato a bloccare l’accesso ai link che contengono articoli e notizie su Facebook e Instagram.

L’Online news act prevede che i cosiddetti intermediari, cioè le piattaforme online su cui vengono diffusi articoli, news e altri contenuti prodotti dai giornali, paghino le testate giornalistiche e i media per questi prodotti. In questo modo, ai media sarebbe garantito il diritto a ricavare compensi dalla diffusione delle proprie notizie, rendendo più equo il mercato digitale, completamente sbilanciato a favore delle piattaforme online.

Grazie alla nuova legge, secondo la stima di un’agenzia governativa che si occupa di bilancio, le organizzazioni giornalistiche potrebbero ricavare circa 329 milioni di dollari canadesi all’anno, in totale, poco più di 220 milioni di euro. Una cifra tutto sommato esigua per aziende delle dimensioni di Meta, che tra l’altro sarebbe tenuta a corrisponderne solo una parte, al pari di tutte le altre piattaforme interessate, da Google in giù.

La società di Mark Zuckerberg ha reagito limitando l’accesso alle notizie dai suoi social nel paese, dopo aver definito la legge insostenibile. Azione a cui il governo canadese ha risposto bloccando i suoi 7,5 milioni di dollari annuali di investimenti pubblicitari sulle piattaforme Meta, come si legge su Associated Press.

A farne le spese rischiano di essere i cittadini canadesi, che ora sono ancora più a rischio di venire esposti a contenuti manipolati, fake news e disinformazione senza la possibilità di poter verificare direttamente le fonti sulle piattaforme di Meta, in particolare Facebook dove oggi è iscritto il 40% della popolazione mondiale. Una situazione descritta al Guardian da Michael Geist, professore di diritto di internet all’università di Ottawa, come un disastro” per la democrazia.

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