Author: Wired
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Se riuscivo stavo sveglio fino a tardi, perché a un certo punto comparivano persino i servizi sul sesso, ma che dico sesso: seduzione, forse antropologia delle relazioni, comunque tutte cose castissime, da pubblico di Rai 1, ma quanto bastava per precocemente affascinarmi di proibito. Questo per dire che Superquark era un calderone caleidoscopico, dove si trovavano mille ingredienti diversi, in cui ognuno poteva scegliere il suo, che fosse un megattera o un complicatissimo ponte a San Francisco, che fosse la storia di Cristoforo Colombo o la scoperta di un nuovo materiale plastico, o persino – appunto – come funzionano i feromoni. Piero Angela metteva d’accordo tutti, vecchi e piccini, e li incantava con cose che per lei forse erano banalissime, ma che all’occhio degli spettatori s’ammantavano di meraviglia: la scienza e la competenza. Mai una sbavatura, sempre un’eleganza e una precisione, soprattutto nel linguaggio, ma anche estetica. E poi questa poliedricità, il passare da un tema all’altro, mettersi persino al pianoforte a suonare. In fondo, il segreto alchemico di Angela che da bambino mi affascinava ma che non riuscivo a decifrare razionalmente, era tanto banale quanto complicatissimo: fondere scienza e umanesimo, alto e popolare.
Piero Angela, forse perché già all’epoca ero un po’ secchione, mi pareva una specie di supereroe: faceva tutto, faceva bene. Raccontava delle sue avventure nello spazio (virtuale), degli scavi archeologici, dei viaggi in giro per il mondo. Aveva persino un figlio, l’altrettanto ormai celebre Alberto Angela, che era come lui avventuroso e dal multiforme ingegno: subito role model, forse persino crush primordiale e inconsapevole. E anche quando l’infanzia ha iniziato a trasformarsi in adolescenza (in una pubertà che Superquark mi aveva puntualmente illustrato tramite degli orsetti animati) e poi in giovane età adulta, Piero Angela era rimasto lì. A vegliare sulle nostre estati, sulla nostra voglia di sapere, anche quando ormai non lo vedevamo più, perché accendevamo sul Festivalbar o addirittura uscivamo con gli amichetti. Piero Angela è rimasto, nonostante noi ce ne fossimo andati (ma non mancava mai l’occasione, rincasati un po’ presto del solito, di buttare un occhio in cerca di un’altra megattera o di un altro feromone). Per quello si è ancora un po’ increduli a pensare che da un anno lui non ci sia più.
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