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Ghiacciai Italia: situazione attuale e quando spariranno

Author: Rinnovabili.it

Il ghiacciaio dei Forni. Di Vanderlei Bissiato, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59628791

Metà dei ghiacciai d’Italia condannati entro il 2050

(Rinnovabili.it) – Il 3 luglio 2022 una massa di 64mila tonnellate di ghiaccio, acqua e detriti si è staccata dalla parte sommitale del ghiacciaio della Marmolada, attorno a quota 3200, e si è schiantata verso valle in un canalone per 2,3 km. Nel crollo hanno perso la vita 11 persone e 7 sono rimaste ferite. Uno studio pubblicato ad aprile ha stabilito che la causa dell’evento è il cambiamento climatico. Il crollo è stato innescato dall’accumulo eccezionale di acqua di fusione in un crepaccio, a sua volta dovuto alle alte temperature della primavera e dell’estate. Al momento del crollo, a quella quota c’erano quasi 11°C mentre a maggio e a giugno le temperature medie erano state 2,9 e 4,1°C sopra la media degli ultimi 30 anni, con giugno ampiamente sopra lo zero (4,2°C). Quello che è successo l’anno scorso sulla Marmolada è un segnale molto chiaro (e inquietante) dello stato di salute dei ghiacciai in Italia.

Fotografare la scomparsa dei ghiacciai

D’improvviso, il crollo del ghiacciaio della Marmolada ha riportato l’attenzione sulla fusione dei ghiacciai alpini. Un fenomeno di cui è difficile rendersi conto appieno e comprenderne le conseguenze perché di solito avviene su tempi lunghi. Nella percezione comune, per dirla in modo un po’ brutale, i ghiacciai sono delle enormi masse di ghiaccio che stanno in montagna e quel tipo di paesaggio è sempre uguale a se stesso. È vero l’opposto: la velocità con cui si stanno ritirando i ghiacciai italiani è molto rapida e sconvolge l’intero ecosistema alpino.

Un ottimo modo per capire la scomparsa dei ghiacciai è guardare una fotografia di confronto. È una tecnica scientifica che si basa sul raffronto tra due immagini dello stesso ghiacciaio, prese dalla stessa postazione e con la stessa angolazione, decenni di distanza. La maggior parte delle volte, 50 o 100 anni dopo il panorama è irriconoscibile. E ci si accorge dell’enormità del fenomeno. La galleria di immagini qui sotto contiene alcune fotografie di confronto realizzate dal fotografo Fabiano Ventura per il progetto Sulle tracce dei ghiacciai. Altre fotografie sono disponibili sul sito del progetto.

I ghiacciai in Italia si sono ristretti del 30% in 60 anni

Le impressioni che si possono ricavare dalle fotografie di confronto sono confermate dai dati riportati nel Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, curato dal Comitato Glaciologico Italiano e dal Gruppo di Ricerca Glaciologia dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con il CNR. Una nuova ricognizione sull’arco alpino pubblicata nel 2015 che aggiorna la precedente, risalente al 1959-1962.

I ghiacciai in Italia sono quelli che stanno fondendo più rapidamente di tutto l’arco alpino. Più di quelli svizzeri, francesi o austriaci. La diminuzione è di circa il 30% in 60 anni. Se si considera solo l’ultimo decennio, si vede che i ghiacciai alpini sul versante italiano hanno perso il 13% di superficie. Il trend è in accelerazione. In tutto, l’area che è sparita in poco più di 60 anni arriva a circa 200 km2, cioè più o meno 4 volte il lago di Bracciano o una superficie pari a quella del lago Maggiore.

In alcuni casi la fusione è più rapida ancora. Il ghiacciaio del Careser, quello per cui è disponibile la serie storica più lunga, ha perso l’86% della sua estensione in 86 anni. Soprattutto nell’ultimo periodo. Fra 1933 e 1959 ha perso lo 0,5% di superficie ogni anno. Dal 1980 ha perso il 2% l’anno mentre oggi siamo su valori attorno all’8% annuo.

Alcune caratteristiche dei ghiacciai italiani li penalizzano in modo particolare. L’esposizione a sud, con conseguente maggior quantità di radiazione solare ricevuta. I depositi di materiale estraneo e scuro (soprattutto particolato), noto come darkening, che aumenta la quantità di calore immagazzinato. Le dimensioni: 8 ghiacciai su 10 (dei 903 totali) sono piccoli, meno di 0,5 km2, quindi più vulnerabili. Solo 3 ghiacciai (Adamello, Forni, Miage) sono più vasti di 10 km2. Tutto ciò fa sì che i ghiacciai italiani si stiano sciogliendo a ritmi che, in tutto il mondo, sono tipici dei ghiacciai che si trovano ai tropici.

Alpi senza ghiaccio

Quali sono le prospettive per il futuro? Secondo uno studio pubblicato nel 2019, i ghiacciai alpini potrebbero perdere fino al 90% della loro massa entro il 2100. In uno scenario emissivo ottimistico (RCP2.6), alla fine del secolo resterebbe il 36% della massa glaciale presente nel 2017, mentre in uno scenario ad alte emissioni sulla traiettoria per superare 4°C di riscaldamento globale la perdita di massa arriverebbe al 94%. Da qui al 2050, invece, la perdita di volume non cambia molto a seconda dello scenario e dovrebbe attestarsi tra il 47 e il 52% della massa del 2017. Secondo il WWF, i ghiacciai sotto i 3500 metri di quota sono destinati a sparire già entro i prossimi 20-30 anni. Le Alpi orientali, sul versante italiano, perderebbero tutta la loro massa glaciale. Resterebbero quindi solo i ghiacciai più a ovest.

A livello globale, invece, la perdita di massa di tutti i ghiacciai del Pianeta dovrebbe attestarsi tra il 25 e il 50% entro il 2100, pari alla scomparsa del 49-83% dei ghiacciai oggi esistenti. Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, si tratta di un evento che non ha precedenti almeno negli ultimi 2000 anni.

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